Con una nota lunedì il governo ha fatto sapere che fornirà ulteriori elementi alla Commissione europea per far ammettere alcuni progetti ai finanziamenti al Pnrr. Ci vorrà un altro mese per sapere se l’esecutivo Ue ritiene, per esempio, ammissibile il “Bosco dello sport” di Venezia. Trentasei ettari agricoli, a nord di Mestre, fra il paese di Tessera e il fiume Dese, che dovrebbero lasciare il posto a una nuova urbanizzazione con parcheggi, strade, un palazzetto per la pallacanestro, uno stadio per il calcio, una piscina olimpionica, un centro di medicina e istituti di educazione fisica, secondo il Piano urbano integrato, approvato il 22 aprile 2022.

Si desume che senza l’intervento del governo non sia scontata l’approvazione di Bruxelles, che riguarda la milestone M5C2-13, relativa ai piani di investimento per le città metropolitane. L’oggetto sono le aree urbane degradate e lo scopo è la riqualificazione sociale. L’Unione europea in prima battuta ha valutato gli obiettivi, non i progetti presentati, dei quali si sono occupati i singoli stati. Ma, complice la terza richiesta di pagamento di 19 miliardi (2,8 erano già stati anticipati ad agosto 2021), presentata il 30 dicembre scorso, si sta per avvicinare il momento della decisione, ora slittato al 30 aprile.

93,5 milioni dal Pnrr

I costi previsti per il Bosco dello Sport di Venezia ammontano a 303 milioni: 93,5 provenienti dai fondi del Pnrr e 210,4 stanziati dal comune di Venezia.

Contro questa opera, lo scorso aprile Italia Nostra aveva già fatto una segnalazione e un reclamo alla Commissione europea.

Emanuela Vassallo, presidente dal 2020 della sezione di Venezia dell’associazione ambientalista è preoccupata per il modo in cui vengono usati soldi pubblici per le esigenze del territorio, che non reputa queste.

Alla base del reclamo inviato a Bruxelles erano state poste due violazioni.

La prima in merito alla normativa relativa al Pnrr perché, secondo Italia Nostra, i fondi erano destinati alla riqualificazione di Porto Marghera.

Lì non c’è più l’inquinamento atmosferico dei camini che sbuffano, ma i suoli sono contaminati da 70 anni di industria chimica e le aree vanno bonificate. Mentre i soldi per realizzare il Bosco dello sport non provengono dalla parte del Piano relativa allo sport o alla forestazione, ma alla rigenerazione delle aree degradate per ridurre l’emarginazione e alla riduzione del consumo di suolo.

Investimenti sostenibili (in teoria)

La seconda, invece, riguarda il regolamento sugli investimenti sostenibili, che si rifà agli accordi di Parigi del 2015 sul clima. Dove è previsto che tutti gli interventi non debbano recare danno agli ambienti naturali e tutelare la biodiversità e l’ecosistema.

L’airone bianco maggiore e il falco di palude sono presenti nella zona poiché è limitrofa alla laguna di Venezia, che è tutelata dalle direttive habitat e uccelli.

Ricorso al Tar

Inoltre l’associazione ambientalista lunedì ha fatto anche ricorso al Tar. In aggiunta ai motivi che si trovano nel reclamo, si fa riferimento a violazioni urbanistiche e della concorrenza. Da una parte, l’accordo di programma del 3 febbraio 2023 ha cambiato le destinazioni d'uso dei terreni trasformandoli da agricoli a edificabili, dall’altra per i ricorrenti il bando per il palazzetto dello sport sembra fatto su misura per una sola società. Quella del sindaco Luigi Brugnaro, che è proprietario della squadra di basket Reyer Venezia Mestre. Invece non è stato approvato il progetto dello stadio, che non sembra figurare tra le priorità.

Per Vassallo l’opera non rientra tra le priorità dei cittadini perché prevede costruzioni in un territorio incontaminato. «Questo progetto – secondo la docente – attirerà nuove costruzioni, alberghi, strade e parcheggi. Il problema è anche culturale perché le aree agricole per una parte della popolazione vengono viste come di livello inferiore, in attesa di essere sviluppate. Invece sono preziose: costituiscono un volano per la biodiversità e la conservazione dell’ambiente».

Questo non significa dire di no a nuove strutture: «Sarei favorevole a un nuovo palazzetto e lo reputo fondamentale per la riqualificazione, ma se realizzato in altre zone. Per esempio a Marghera. Ora sarebbe una cattedrale nel deserto o un primo passo per la costruzione di una nuova Mestre. Siamo contenti che Bruxelles abbia sollevato obiezioni». L’associazione seguirà l’evolversi degli eventi come il comune che ha scommesso sul progetto, ma non ha risposto alla richiesta di commento.


 

© Riproduzione riservata