Le scelte dal governo Meloni per i vertici delle partecipate di stato hanno innanzitutto una etichetta relativa al partito politico che le ha designate, ma quasi tutti hanno un certo livello di preparazione e competenza che, però, dovrebbero essere valutate in relazione alla posizione che vanno a occupare. Per questo la nomina che ha sollevato più interrogativi è stata quella di Roberto Cingolani come amministratore delegato di Leonardo.

Leonardo è un gruppo molto complesso che controlla diverse società con sede in Italia e all’estero, opera nel campo dell’elettronica per la difesa, elicotteri, velivoli militari, cyber e sicurezza, spazio, sistemi unmanned (droni) e automazione. Nell’organizzazione classica di un’impresa, rispondono all’amministratore delegato i dirigenti delle funzioni: finanza e controllo, pianificazione strategica, produzione, mercato, risorse umane. In Leonardo ci sono anche altre funzioni come, ad esempio, Digital and Information Technology, Technology and Innovation.

I compiti dell’amministratore delegato

Un amministratore delegato assume decisioni economiche sui prodotti in relazione al mercato e ai costi di produzione, sui sistemi di vendita, sulla politica degli ammortamenti. Assume decisioni finanziarie sulle fonti di finanziamento a breve termine tramite le banche, a medio termine con obbligazioni, a lungo termine con capitale di rischio (azioni), sugli investimenti in impianti, macchinari, ricerca e innovazione. Deve poi decidere sugli strumenti di pianificazione strategica e sulla politica delle risorse umane, compresa la scelta dei dirigenti. Per Leonardo sono poi di particolare importanza i rapporti internazionali con imprese del settore, soprattutto francesi, inglesi e statunitensi. Come si vede, l’attività di ricerca e innovazione, in base alla quale, forse, il governo ha scelto Cingolani, è certamente importante ma non è l’unica. Parte di queste decisioni devono avere l’avallo del consiglio di amministrazione di cui l’ad è membro.

Si tratta di attività che per un gruppo complesso come Leonardo richiedono un’elevata formazione ed esperienza manageriale.

Per Leonardo c’è un elemento che complica la strategia d’impresa: le vendite dei suoi prodotti avvengono quasi sempre attraverso canali ministeriali e diplomatici. Per questo la nomina di un ambasciatore alla presidenza di Leonardo appare opportuna.

Il curriculum vitae di Cingolani è di altissimo profilo internazionale: laurea in fisica a Bari, dottorato di ricerca alla Scuola Normale di Pisa, ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Lecce, fondatore dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), oltre 100 brevetti a suo nome, membro di consigli della Commissione europea. Ma non vi è traccia di una minima attività di gestione di una struttura anche semplice.

È ovvio che una persona intelligente e colta come Cingolani può rapidamente acquisire conoscenze sulla lettura del bilancio di una società per azioni, sulle nozioni finanziarie necessarie o sulla normativa che regola l’attività di un’ impresa, ma in questo caso deve affidarsi ad altri per ottenere tutte le informazioni necessarie per prendere le decisioni elencate più sopra.

Infatti, il governo ha nominato anche Lorenzo Mariani come direttore generale di Leonardo, nomina che peraltro spetterebbe al cda di Leonardo, non al governo. Così Cingolani dovrà fidarsi delle informazioni sulla gestione che gli fornirà un direttore generale nominato per volere di Guido Crosetto ministro della Difesa al quale, forse, Mariani si sentirà di dover rispondere.

Situazione anomala

Questa situazione appare assai anomala e pericolosa rispetto a ciò che avviene in una normale società per azioni e pone seri dubbi sull’efficacia ed efficienza future dell’azione di management di Leonardo. Ci si chiede inoltre come l’azione svolta come ministro della Transizione ecologica possa conciliarsi con le responsabilità di un’azienda del settore bellico, settore che contribuisce con una quota tra l’uno e il cinque per cento alle emissioni globali di gas. La nomina di Cingolani ha ricordato a molti la storiella di un ingegnere, un fisico e un matematico che vengono richiusi in tre stanze diverse per 10 giorni, ognuno con 10 scatolette di cibo.

All’apertura delle stanze l’ingegnere ha mangiato tutte le scatole perché si è fabbricato un apriscatole con la fibbia della cintura dei pantaloni, il fisico ne ha mangiate solo 5 perché ha perso tempo a calcolare il vettore della forza necessaria ad aprile una scatoletta, il matematico è ancora con la prima scatoletta in mano che dice: supponiamo che tu sia aperta.

Forse è per questo che in passato a Leonardo (allora Finmeccanica) gli amministratori delegati erano in genere ingegneri aerospaziali.

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