Per il secondo trimestre consecutivo il Pil degli Stati Uniti è in calo, segnalando l’inizio di una recessione. Il nuovo dato è stato pubblicato oggi e mostra che il prodotto interno lordo è calato dello 0,2 per cento tra maggio e giugno. Nei primi tre mesi dell’anno era sceso dello 0,4 per cento.

Due trimestri consecutivi di Pil in calo sono la definizione più comunemente adottata dagli economisti, anche se non si tratta di una misura propriamente ufficiale. Per questo, soprattutto in questo caso, si parla di “recessione tecnica”.

Diversi esperti, infatti, sostengono che gli Stati Uniti non rispondono ancora alla più ampia definizione di recessione, basata su un maggior numero di indicatori e caratterizzata da una significativa e trasversale riduzione nell’attività economica, con conseguente aumento della disoccupazione e difficoltà per famiglie e imprese. L’ultima recessione negli Stati Uniti si è verificata nel 2020 a causa dell’intensa riduzione di tutte le principali attività economiche, e non solo, dovuta alla pandemia di Covid-19.

Segnali inquietanti

Anche se l’attuale recessione potrebbe essere più “tecnica” che “reale” e alcuni indicatori restano buoni, la spesa complessiva dei consumatori, ad esempio, è continuata a crescere rispetto al trimestre precedente, sono in molti a temere che il paese si stia avviando verso un momento di difficoltà economiche.

L’inflazione è in crescita e la banca centrale ha alzato i tassi di interesse, un’azione che quasi automaticamente comporta un raffreddamento della crescita che può trasformarsi in recessione e aumento della disoccupazione. Nel secondo trimestre sono risultati in calo anche investimenti e costruzioni, altri due segnali di guai peggiori in arrivo.

© Riproduzione riservata