Fino a pochi mesi fa sembrava che l’indagine sulla strage di Ustica andasse verso una richiesta di archiviazione. Il dibattito si è invece riaperto dopo l’intervista a Repubblica e le successive dichiarazioni di Giuliano Amato, che ora potrebbe essere sentito in procura in qualità di persona informata sui fatti.

La prossima settimana è in programma un vertice a Roma tra il procuratore capo Francesco Lo Voi e i pm Michele Prestipino ed Erminio Amelio. In quella sede si farà il punto sulle indagini e si valuterà la possibilità di sentire l’ex presidente del Consiglio.

Durante l’intervista Amato aveva affermato che il Dc9 era stato probabilmente abbattuto per errore da un caccia francese. L’obiettivo sarebbe stato un altro: un aereo su cui si pensava viaggiasse il leader libico Mu’ammar Gheddafi. Non è una tesi nuova, già l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ne aveva parlato.

In tanti si sono interrogati sulle tempistiche e sulle motivazioni alla base delle dichiarazioni. Nella giornata di martedì Amato è intervenuto chiarendo che il suo obiettivo è unicamente quello di «provocare un avvicinamento alla verità», imputando al tempo che passa le ragioni della decisione: «Una persona a 85 anni comincia a pensare se c’è qualcosa di incompiuto che può provare a completare».

Per raggiungere la verità, secondo Amato, sarebbe necessario un intervento francese volto a chiarire alcuni punti che rimangono oscuri, come, ad esempio, se l’aereo responsabile partì da navi francesi e dall’aeroporto di Solenzara. «Chiedo a Macron di occuparsene, se dimostra che la tesi è infondata è la cosa migliore, se risulta fondata deve chiedere scusa».

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