Le istituzioni di fronte agli appalti gestiti dalle ditte di famiglia di Raffaele Del Prete, imprenditore a processo per scambio elettorale politico mafioso e con un patteggiamento per corruzione alle spalle, cosa fanno?

Domani ha rivelato che l'Ama, l'azienda pubblica del comune di Roma che si occupa di pattume, si affida a due imprese amministrate dalla madre ottanduenne di Del Prete.

Del Prete srl e Del Prete Del Prete waste recycling srl hanno ottenuto, nell'aprile scorso, la proroga dell'affidamento della raccolta dei residui stradali e, a metà luglio, hanno vinto la gara da quasi 5 milioni di euro per lo stesso servizio da svolgere nel biennio 2023-2024. Una storia che racconta il disastro gestionale nella capitale e la capacità di reazione della pubblica amministrazione.

In realtà, nella rete dei controlli c'era chi aveva provato a intervenire. La commissione di gara, poi sostituita, ha proposto lo scorso anno, in sede di esame della documentazione, l'esclusione delle ditte, ma alla fine le ditte sono state ammesse e poi sono risultate vincitrici della gara.

In assenza di risposte ufficiali, abbiamo sollecitato Ama, prefetture e comune di Roma, guidato dal sindaco Roberto Gualtieri.

Il prefetto monitora

Le aziende di famiglia possono contrattare con la pubblica amministrazione perché mai raggiunte da interdittiva antimafia, le prefetture competenti sono quelle di Roma e Latina dove operano le aziende dalle quali, come socio, l’imprenditore è uscito nel 2018.

La prefettura di Roma non ha risposto alle nostre domande, l'unico delle istituzioni coinvolte che ha fornito risposte è stato il prefetto di Latina. Ha voluto, senza entrare nello specifico, chiarire impegno e lavoro svolto. «Lei ha diritto a una risposta, noi in due anni abbiamo fatto 13 interdittive antimafia, la nostra sensibilità è alta su questo tema. Abbiamo rafforzato il Gia, il gruppo ispettivo antimafia (che si occupa delle interdittive, ndr), anche in vista dell'utilizzo dei soldi del Pnrr.

Noi abbiamo una normativa e una giurisprudenza di riferimento, ne dobbiamo tenere conto sia nell'omesso inserimento nella white list delle imprese, sia quando emettiamo una ostativa antimafia. Perché ogni interdittiva produce legittimi ricorsi che, in alcuni casi, sono stati accolti dai giudici amministrativi», dice Maurizio Falco, prefetto di Latina.

Un eventuale accoglimento del ricorso, tra l'altro, conferirebbe una patente di credibilità alle imprese coinvolte, quindi ogni passo viene ponderato. L'interdittiva si fonda su un sospetto fondato di condizionamento che vieta all'azienda destinataria di relazionarsi con la pubblica amministrazione.

Ma sul caso specifico? «Non parlo del caso specifico, ma le assicuro che monitoriamo, manteniamo alta l’attenzione e non ignoriamo il lavoro della stampa».

L'assessora rimanda ad Ama che tace

Una soluzione ci sarebbe per evitare questi casi, rafforzare l'Ama con impianti, personale e mezzi così da non dipendere dai privati. Ma Ama cosa risponde? Dall'azienda, guidata da Andrea Bossola, direttore generale a processo per disastro ambientale (per fatti relativi al suo precedente incarico in Acea), nessuna risposta. Così abbiamo chiesto conto a Sabrina Alfonsi, assessora all'ambiente nella giunta guidata da Roberto Gualtieri.

«Dopo la lettura dell’articolo sul quotidiano Domani, abbiamo immediatamente chiesto al management di Ama spiegazioni al riguardo. La risposta dell’Azienda è stata che la scelta di non escludere dalla gara le ditte facenti capo a Del Prete è stata adottata sul presupposto di evitare successivi ricorsi, dati per certi in considerazione del fatto che nessuna delle Ditte in questione è stata assoggettata ad interdittiva antimafia», scrive Alfonsi che assicura massima attenzione sulla filiera dei rifiuti.

In pratica Ama non esclude le aziende di Del Prete perché teme ricorsi, ma questo significherebbe la resa di fronte ai privati. Non si necessità dell'interdittiva antimafia per escludere un'azienda. 

La commissione di gara, infatti, ha proposto l'esclusione sulla base dell'articolo 80, comma 5, lettera c del decreto legislativo 50 del 2016, quello riguardante l'integrità e l'affidabilità dell'operatore economico.

E i presupposti sono i seguenti. La sentenza di patteggiamento a 3 anni e tre mesi è del 4 luglio 2018; Raffaele Del Prete è stato socio della Del Prete waste recyling srl fino al 25 luglio 2018 (tre anni prima della pubblicazione del bando); l'imprenditore è figlio di Luigi e Maria Galdieri, soci e amministratori delle ditte; Del Prete junior presenzia alla seduta pubblica di una gara indetta da Ama nell'agosto 2018 delegato dalla società. Ma non solo.

Del Prete viene arrestato nel luglio 2021 per scambio elettorale politico mafioso, accusa dalla quale è certo di dimostrare la sua assoluta estraneità. Nell'ordinanza cautelare, la giudice del tribunale di Latina, Bernadette Nicotra, indica le società come a lui riconducibili e definisce «singolare» che le ditte continuino ad aggiudicarsi appalti con gli enti locali.

Di tutto questo i vertici Ama non tengono conto, ma si preoccupano dei rifiuti in strada che poi continuano, comunque, a occupare le vie cittadine. «Motivi che se confermati dovrebbero portare all’esclusione del suddetto operatore economico da tutti i servizi affidati allo stesso per conto di AMA SpA e di seguito riepilogati con conseguenze nell’immediato non trascurabili per la continuità di alcune attività di raccolta aziendale», scrive l'ingegnere Emanuele Lategano, responsabile del servizio gestione impianti, ai vertici di Ama.

Successivamente, nel febbraio scorso, si rigetta la proposta di esclusione perché «sulla base della documentazione trasmessa, non si ritengono sussistenti, allo stato, i presupposti necessari per procedere all’esclusione», scrive il responsabile unico del procedimento Giuseppe Carlucci dopo aver precisato di aver sentito tutti i vertici Ama.

In realtà, ancora nel dicembre scorso, la corte di Cassazione nel rigettare un ricorso degli avvocati di Del Prete confermava quanto stabilito dal tribunale del Riesame. «In particolare, il Tribunale ha sottolineato, a fondamento del citato giudizio di irrilevanza del predetto lasso temporale: la operatività di Del Prete nelle società a lui riferibili, le quali ancora sono attive nel settore degli appalti pubblici; l'imminenza di elezioni amministrative a Latina; il precedente per reati contro la pubblica amministrazione; l'ampia rete di contatti di Del Prete», scrivono i giudici della suprema Corte. Ma l'Ama ha fatto spallucce.

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