Per spiegare la crisi rifiuti a Roma e comprendere le contraddizioni che agitano l’Ama, l’azienda di raccolta pattume tra le più grandi d’Europa, con 7mila dipendenti, basta ricostruire la storia di una gara d’appalto con documenti e testimonianze inedite.

Una storia che dimostra la carenza di personale per raccogliere i rifiuti, ma soprattutto la dipendenza strutturale dai privati. «Ormai dentro Ama sono indispensabili, come se fossero una costola dell’azienda», dice un ex manager dell’azienda pubblica.

Il tutto emerge ricostruendo quanto accaduto dentro l’Ama durante la gestione della gara poi aggiudicata alle ditte della famiglia Del Prete. Quando Domani scopre, lo scorso aprile, che la nuova dirigenza voluta dal sindaco Roberto Gualtieri ha prorogato l’affidamento della raccolta dei residui della pulizia stradale alla galassia Del Prete per un milione e 300 mila euro, l’Ama spiega la posizione dell’azienda. «Le aziende in questione si sono aggiudicate i servizi attraverso gare pubbliche gestite dalle precedenti amministrazioni. Ad oggi tali aziende hanno la possibilità di contrattare con la pubblica amministrazione e non risultano destinatarie di interdittive antimafia», dice l’ufficio stampa.

Ma non è così. A metà luglio 2022, è stata pubblicata l’aggiudicazione di un’altra gara per la raccolta dei residui della pulizia stradale, per il biennio 2023-2024. A vincere sempre le ditte Del Prete che raccoglieranno il pattume attorno ai cassonetti incassando quasi 5 milioni di euro.

La gara e l’arresto

Tutto inizia nel giugno 2021 quando la commissione di gara constata la partecipazione di tre aziende che si contenderanno l’aggiudicazione finale della gara numero 21. Si tratta della rete temporanea d’imprese Del Prete, dell’azienda Avr e della Ecocentro toscano. Durante l’iter amministrativo, però, succede qualcosa di rumoroso che in Ama non si può ignorare. Nel luglio 2021, un mese dopo l’avvio dell’esame dei partecipanti alla gara, viene arrestato per 416 ter, voto di scambio politico mafioso, Raffaele Del Prete. Che ruolo svolge Del Prete nelle aziende Del Prete srl e la Del Prete waste recycling srl? «Sono a lui riconducibili», scrive la giudice Bernadette Nicotra nell’ordinanza che dispone i domiciliari per l’imprenditore.

I giornali riportano la notizia. Raffaele Del Prete è finito ai domiciliari accusato di voto di scambio politico mafioso, il clan è quello dei Di Silvio, alleati storici dei Casamonica. Un clan di mafia. Si sarebbe rivolto a Riccardo Agostino, boss e poi pentito della famiglia criminale, chiedendogli, dietro il pagamento di 45mila euro, di procurare «voti alla lista Noi con Salvini e al capolista candidato Matteo Adinolfi» in occasioni delle comunali di Latina del 2016. Matteo Adinolfi, già sindaco nella Del Prete waste fino al 2018, risulta ancora indagato. Del Prete e Emanuele Forzan, suo collaboratore e leghista, sono a processo. Tutti si dichiarano estranei alle accuse.

Le aziende di famiglia restano titolate a contrattare con la pubblica amministrazione perché mai raggiunte da interdittiva antimafia, mai disposte dalle prefetture competenti (Roma e Latina). Raffaele Del Prete non risulta nelle aziende come socio, esce nel 2018 dalla Del Prete srl. Ma di chi sono le aziende? La Del Prete waste è amministrata da Maria Galdieri, classe 1940. Ha 82 anni ed è la madre di Raffaele Del Prete e amministra anche la Del Prete srl, dove nella compagine societaria risulta anche Luigi Del Prete, 82 anni anche per lui, padre di Raffaele.

L’Ama chiede conto

In quel luglio 2021 alla notizia dell’arresto della mente del gruppo, in Ama succede qualcosa. Raffaele Del Prete, nel 2018, ha patteggiato tre anni e tre mesi per corruzione e turbativa d’asta. Fatti contestati all’imprenditore che li avrebbero commessi per favorire le aziende di famiglia. La turbativa d’asta riguardava, tra l’altro, la Cisterna ambiente, partecipata proprio da Ama. A Domani risulta un carteggio tra Ama e la proprietà della Del Prete dove l’azienda chiede spiegazioni sul ruolo di Raffaele Del Prete, il patteggiamento e quanto emerso. Punti che le aziende concorrenti sollevano in missive che Domani ha letto. Perché Raffaele Del Prete viene delegato, nel luglio 2018, tre mesi dopo il patteggiamento, a rappresentare le ditte di famiglia? Perché l’Ama non esclude le aziende sulla base dell’articolo 80 del decreto legislativo numero 50 del 2016?

Lettere nelle quali la concorrenza fa presente che Raffaele Del Prete riveste ancora un ruolo di rilievo nelle società, «in grado di orientare le scelte del concorrente», si legge. In pratica un soggetto non presente negli assetti societari, ma influente. Avr non vuole commentare pubblicamente, ma le lettere parlano chiaro.

Si fa riferimento al principio di contagio, la possibilità di incidere negativamente sulle sorti aziendali da parte di chi ne è fuori, ma potrebbe condizionare le condotte, ma anche all’articolo 2 del patto di integrità.

E l’Ama cosa fa? Avvia una intensa istruttoria, coinvolge l’ufficio legale e la dirigenza. L’amministrazione comunale è già cambiata, in azienda ci sono i nuovi vertici voluti dal sindaco Roberto Gualtieri. E alla fine si arriva a una proposta di esclusione per il ruolo rivestito da Del Prete, per il patteggiamento e per quanto emerso dall’inchiesta del luglio 2021. Esattamente quanto raccontato da Domani, ora scopriamo oggetto di una proposta di esclusione in sede di esame dei concorrenti.

Alla fine, però, la commissione di gara cambia i componenti e una nota del servizio impianti viene indirizzata all’allora direttore generale Maurizio Pucci, alla vicedirezione, e chiarisce che l’esclusione avrebbe conseguenze non trascurabili perché la galassia Del Prete è affidataria di altre forniture.

Nel febbraio 2022, il responsabile unico del procedimento Giuseppe Carlucci mette nero su bianco la decisione dell’azienda di non escludere le ditte Del Prete che si aggiudicano la gara, divisa in tre lotti. Carlucci precisa di aver coinvolto direzione generale, la vicedirezione, la direzione igiene ambientale, il servizio acquisiti ed il servizio legale.

Le repliche dei protagonisti

«Le accuse dovranno essere dimostrate in dibattimento, Riccardo Agostino conosceva Del Prete perché erano vicini di casa a mare e Agostino gli aveva chiesto una mano per trovare qualche lavoretto, anche per attaccare i manifesti, nulla più. Il denaro? Sono le parole di Agostino, lo sentiremo al processo. Sulle aziende, Del Prete non è il titolare e non se ne occupa poi se da brillante imprenditore vuole dare una mano alla famiglia è legittimo», dice Gaetano Marino, avvocato dell’imprenditore. Mentre i vertici di Ama hanno scelto la strada del silenzio.

© Riproduzione riservata