Una tardiva scoperta dell’America. Come svelato nei giorni scorsi dal sito Tuttomercato.web, la Lega di Serie A pianifica l’espansione negli Usa, dandole una collocazione temporale ben precisa: novembre-dicembre 2022, giusto il periodo in cui verranno disputati i mondiali del Qatar. Si tratterebbe di impacchettare in blocco le 20 squadre di Serie A, portarle dall’altra parte dell’Oceano e far loro disputare negli Stati Uniti un torneo dalla formula ancora tutta da definire, con permanenza temporale non indifferente.

A questo stanno lavorando l’amministratore delegato della Lega, Luigi De Siervo, e il direttore del marketing Michele Ciccarese. Che sono stati negli Usa mentre in Italia la Lega galleggiava nel caos provocato dalle dimissioni di Paolo Dal Pino dalla presidenza. Certo, la missione era già programmata sicché nessuno poteva preventivare questa infelice coincidenza fra l’alta strategia e il casino totale. E tuttavia l’effetto tragicomico rimane, con proiezione verso l’esterno di un’immagine di bipolarismo che un po’ fa tenerezza e un po’ atterrisce.

Copiando male le altre leghe

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A seconda dei punti di vista, il progetto tracciato per dare un respiro globale alla cosiddetta Confindustria del calcio italiano può essere etichettato come ambizioso (visione benevola) o faraonico tendente suicida (visione realistica). Di sicuro è nemmeno particolarmente originale, come si può constatare se si guarda a alcuni precedenti.

Altre leghe europee, che non a caso annichiliscono quella italiana per visione strategica e capacità manageriali, hanno provato la strada di esportare il prodotto in altri continenti organizzando competizioni in luoghi remoti.

Risale al lontano 2008 (cioè un’epoca in cui l’orizzonte territoriale della Serie A non andava oltre l’ombelico) il progetto di “39ma partita” stilato dalla Premier League inglese per dare ulteriore impulso alla propria traiettoria di internazionalizzazione. Il piano prevedeva che tutti i club del massimo campionato inglese disputassero una sorta di giornata di campionato aggiuntiva rispetto alle 38 in calendario, con gare distribuite fra sud est asiatico, paesi del Golfo persico, estremo oriente e nord America.

Sarebbero state gare amichevoli, ma organizzate come se fossero comprese in un’ordinaria giornata di Premier. Il progetto non ha mai avuto sbocchi, a causa sia di resistenze interne che dell’opposizione da parte dell’allora presidente Fifa, Joseph Blatter. Di tanto in tanto il progetto di “39ma partita” torna a fare capolino attraverso i media inglesi ma l’impressione è che abbia perso spinta.

Un tentativo più recente, di meno vasta portata ma di gran peso specifico in termini politici, è quello intrapreso a fine 2018 dalla Liga spagnola guidata da Javier Tebas Medrano. Che per il mese di gennaio 2019 pretendeva di far disputare a Miami la gara di campionato (e dunque non soltanto delle partite amichevoli) fra Girona e Barcellona.

La defezione del Barça mandò in aria il piano, che ormai era stato messo a punto nonostante la mobilitazione avversa delle tifoserie spagnole. Dunque De Siervo arriva tardissimo, copiando male le idee altrui e cercando di mettere in piedi un circo costosissimo con prospettiva di epico collasso economico.

L’ex uomo della Superlega

All’interno di questo progetto, con compiti strategici, si muove un italo-americano il cui nome è ben noto a chi segue le vicende della Superlega da ben prima che avvenisse lo sciagurato tentativo di un anno fa. Si tratta di Charlie Stillitano, presidente esecutivo di Relevent Sports Group, organizzazione che fra le altre cose ha messo su negli anni recenti la International Champions Cup, torneo amichevole intercontinentale estivo che agli analisti è parsa da subito una prova generale di Superlega.

Relevent Sports è stato il motore organizzativo del (fallito) tentativo di portare Girona-Barcellona a Miami. Ma soprattutto, stando a quanto rivelato dalle carte di Football Leaks, nel 2016 Stillitano girava l’Europa con un progetto di Superlega per club in valigetta. A Stillitano, di fatto, è stato affidato il progetto di espansione della Serie A negli Usa. E resta da capire se l’idea di portare l’intero circo oltreoceano sia sua o partorita nelle stanze di via Rosellini.

In realtà, basterebbe poco per rendere vincente l’idea della Serie A esportata. Anziché le squadre, potrebbero essere portati in giro i presidenti. Sia quelli in carica che quelli da poco disarcionati. E potrebbero essere organizzate assemblee di Lega itineranti, con diretta tv e format da reality show. Gli ascolti andrebbero alle stelle e brevettando il format sarebbero affari d’oro che pure la Premier League se li sognerebbe.

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