Destini inseparabili. Dopo essere stati amici e alleati, quindi repentinamente nemici, Joseph Blatter e Michel Platini si ritrovano accomunati dall’accusa di truffa ed eventuale appropriazione indebita disposta dal Ministero pubblico della confederazione (Mpc) – organo giudiziario svizzero – che ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex presidenti di Fifa e Uefa.

Li giudicherà il Tribunale penale federale (Tpf) che deve valutare una vicenda di consulenze da 2 milioni di franchi svizzeri (1,8 milioni di euro) pagate nel 2011. A versare è stata la Fifa, a incassare Platini che in quel momento era già presidente Uefa. Il motivo di quelle consulenze e di quei pagamenti è stato sempre un mistero. Ma ancor più lo è la tempistica che ha portato a renderle note.

Di esse si è saputo infatti a ottobre 2015, cioè cinque mesi dopo l’esplosione dello scandalo Fifa che ha portato al blitz presso l’hotel zurighese Baur au Lac comandato dalle magistrature statunitense ed elvetica. Uno scandalo che, oltre a cancellare un’intera classe dirigente, ha travolto Blatter. Ma proprio mentre la caduta del colonnello pareva spianare a Platini la strada verso la presidenza del calcio mondiale, ecco saltare fuori la vicenda delle ricche consulenze pagate al presidente Uefa.

A condurre l’indagine l’allora Ministero pubblico della confederazione, Michael Lauber, che nel 2020 è stato costretto a dimettersi a causa degli incontri segreti con colui che avrebbe beneficiato dei guai sia di Blatter sia di Platini: l’avvocato Gianni Infantino, fin lì segretario generale Uefa e dunque braccio destro di Platini. Ovviamente si tratta di semplici coincidenze.

Otto anni dopo

Secondo la pubblica accusa i versamenti effettuati dalla confederazione del calcio mondiale avrebbero «pregiudicato il patrimonio Fifa» e «illecitamente arricchito Michel Platini».

Sulla sostanza delle accuse dovrà pronunciarsi il Tpf. Per adesso ci si limita a dire che, guardando alla sintesi presentata dal Mpc sul suo sito ufficiale, il balletto delle cifre suscita perplessità. Risulta infatti che fra il 1998 e il 2002 Platini avesse svolto consulenze per la Fifa, per un valore di 300mila franchi già liquidati nel 1999. Poi, come si legge nel comunicato del Mpc «a oltre otto anni dalla cessazione della sua attività di consulenza, Platini ha fatto valere un credito di 2 milioni di franchi svizzeri. Con il concorso di Blatter, a inizio 2011 è stato disposto un pagamento corrispondente da parte della Fifa a Platini».

I due accusati avranno modo di spiegare una modalità e una tempistica quantomeno eterodosse. Per il momento basta sottolineare che in quella fase storica entrambi erano all’apice della loro parabola di potere. E che poche settimane prima di quel pagamento, a novembre 2020, Platini era stato fra i protagonisti di quel pranzo all’Eliseo in cui, sotto la regia del padrone di casa Nicolas Sarkozy, sarebbe stato compiuto un passo decisivo per l’assegnazione al Qatar dei Mondiali del 2022.

Quando erano amici

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Simul stabunt, simul cadent. Blatter e Platini sono finiti nella polvere insieme e insieme vanno affrontano il rischio di una condanna penale. E questa unione nella cattiva sorte è il rovescio di quando i due erano uniti e affiatati, ai vertici del potere calcistico mondiale. In fondo, come grande dirigente calcistico internazionale, Platini è un’invenzione di Blatter.

Si deve al colonnello svizzero l’elezione dell’ex fuoriclasse francese a capo dell’Uefa. Era gennaio del 2007 quando Platini, con uno scarto di 4 voti, batteva il dinosauro svedese Lennart Johansson, l’uomo delle disfatte in occasione della sentenza Bosman (1995) e dei primi vagiti di Superlega (1999).

Con la sistemazione di un suo fedelissimo all’Uefa Blatter completava la sua opa sul calcio mondiale. Ma poco a poco il delfino ha iniziato a prendere autonomia. Le mai nascoste mire del francese sulla successione al vertice della Fifa sono risultate sempre più fastidiose per Blatter, uomo abituato a cercare l’unanimismo e perciò pronto a eliminare il dissenso. Quelle consulenze saltate fuori all’improvviso lasciano parecchio pensare.

Ma adesso, troppo tardi, i due scoprono che avrebbero fatto meglio a evitare la guerra reciproca. Perché ora si ritrovano in tribunale. E intanto un tertius gaudens, uomo totalmente privo di qualità, guida il calcio mondiale in condizioni di beata solitudine.

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