A Roma, a Caracalla, è in corso un rave di protesta contro il decreto del governo che vieta le feste. La manifestazione, che si sta svolgendo sotto lo sguardo degli agenti di polizia, fa parte dell'iniziativa "Tekno against repression" organizzata in tutta Italia e in alcune piazze della Francia, da Parigi a Tolosa.

Sono un centinaio i partecipanti alla festa, che si sta svolgendo senza particolari problematicità.

Il manifesto dell’iniziativa parla chiaro: «In Italia, il governo fascista di Giorgia Meloni prevede per gli organizzatori di free party con più di 50 persone, tra i 3 e i 6 anni di carcere oltre a una pesante multa».

Nello street parade stand dove si balla, si realizzano magliette e striscioni contro il carcere «che uccide», il 633bis che regola appunto l'invasione di terreni. «Libertà di evadere» si legge, ma anche «la felicità è sovversiva quando si collettivizza».

La manifestazione di Torino

Anche a Torino è sceso in strada un corteo contro il decreto rave. Sono partiti da piazza Statuto, nel centro del capoluogo, alcune centinaia di antagonisti e anarchici per una “Street parade” contro il provvedimento. Davanti ad una decina di furgoni, con sopra impianti e casse da dove proviene musica tecno, uno striscione recita: “Smash repression 2022”.

Il decreto

Nel testo promosso da Meloni, proposto dal governo dopo la dispersione di una festa non autorizzata nei pressi di Modena nel weekend di Halloween, il reato viene rubricato all’articolo 633 bis e così acquista un legame forte con il reato che prima si applicava in questi casi, ovvero quello di invasione di terreni o edifici, previsto all’articolo 633.

Nella riformulazione, il reato scatta solo per gli organizzatori o i promotori del rave party, escludendo quindi chi semplicemente vi partecipa. Quanto al tipo di evento da considerarsi illegale, il ministero ha circoscritto in modo più definito i casi di «raduno», che prima avrebbero potuto riguardare anche manifestazioni, occupazioni e scioperi.

Ora il riferimento è all’invasione di terreni o edifici altrui per realizzare un raduno «musicale o ad altro scopo di intrattenimento». Il reato, però, rimane “di pericolo”, perché si verifica «quando dall'invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o della incolumità pubblica a causa dell'inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi».

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