Salvi. I ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano sono salvi. La Camera, con 251 voti per il ministro della Giustizia, 256 voti per il ministro dell’Interno e 252 per il sottosegretario, ha deciso che non si proceda contro di loro nell’ambito della vicenda Almasri, il torturatore rimpatriato su un volo di Stato a gennaio scorso.

Accusati dal tribunale dei ministri di essere responsabili della liberazione del libico, i fedelissimi della premier Giorgia Meloni non dovranno dunque affrontare alcun processo. Le accuse erano quelle a vario titolo di favoreggiamento, peculato e omissioni in atti d’ufficio: ora decadranno.

A restare aperto è invece il procedimento contro la capa di gabinetto del guardasigilli Nordio, Giusi Bartolozzi, indagata dalla procura ordinaria di Roma per falso. Nonostante i chiarimenti del procuratore capo Francesco Lo Voi e delle giudici del tribunale dei ministri, che hanno ribadito che quella della zarina è un’ipotesi di reato autonoma e indipendente, la maggioranza è tornata sulla questione. 

In aula, nel corso dell’illustrazione della sua relazione sulla vicenda, il forzista della Giunta alla Camera per le autorizzazioni Pietro Pittalis ha dichiarato: «È emersa la possibile connessione teleologica tra le contestazioni mosse ai ministri e al sottosegretario e l’ipotesi di reato di false informazioni al pubblico ministero ravvisate nei confronti della capo di gabinetto Giusi Bartolozzi». Per l’azzurro, contrariamente a quanto sostenuto dai magistrati, le condotte di Bartolozzi «potrebbero essere attratte nel procedimento di cui si è chiesta l’autorizzazione a procedere».

Richiesta su cui, come previsto, si è votato contro. Nonostante l’opposizione abbia chiesto ai ministri e al sottosegretario di «rinunciare alla propria immunità» e affrontare l’eventuale processo sull’ex capo della milizia libica, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale. Una “provocazione” che i ministri e il sottosegretario hanno rispedito al mittente, convinti di aver agito «nell’interesse dello Stato italiano».

Poche le parole pronunciate dal guardasigilli a seguito della votazione. Ancora una volta sono rivolte al collegio speciale di giudici: «È andata come doveva andare. Oggi anche una parte delle opposizioni si è dimostrata concorde nel mostrare una certa riluttanza ad affidare alla procura della Repubblica competenze che attengono esclusivamente alla sfera politica. Tante le anomalie del tribunale dei ministri che tra le altre cose ha utilizzato le dichiarazioni che abbiamo reso in Parlamento come materiale di prova. Non abbiamo avuto garanzie di difesa».

Intanto a commentare, attraverso il suo legale Francesco Romeo, è anche una delle vittime di Almasri, che denunciò quanto avvenuto e da cui partì l’inchiesta incardinata al tribunale dei ministri: «Il voto di maggioranza odierno calpesta la Costituzione. Chiederemo al tribunale dei ministri di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato per ristabilire il principio previsto dalla nostra Carta fondamentale».

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