Nessuna «incompatibilità ambientale». Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, non verrà trasferito. È quanto deciso dal plenum del Consiglio superiore della magistratura che ha votato a favore della richiesta di archiviazione riguardante il magistrato nell’ambito della vicenda su Gaetano Caputi, il capo di gabinetto della presidente del Consiglio Meloni.

In particolare, la pratica era nata dopo che un documento dei servizi segreti, richiesto dal procuratore Lo Voi all’Intelligence, era finito agli atti di un procedimento penale aperto nei confronti di alcuni giornalisti di Domani, “rei” di aver pubblicato notizie riguardanti Caputi. 

Caputi aveva presentato un esposto nei confronti dei cronisti e così la procura capitolina aveva aperto un fascicolo. Fascicolo nel quale era appunto finito il documento riservato di cui le parti, a inchiesta chiusa, avevano potuto prendere visione e poi pubblicare su questo giornale.

Da qui l’accusa a Lo Voi: l’aver “incrinato” il rapporto di fiducia coi servizi. «La norma prevede espressamente che le parti possono prendere visione dei documenti "classificati" consegnati all'autorità giudiziaria, ma che non si possa estrarne copia. Pertanto, dal combinato disposto tra la legge numero 124/2007 ed il diritto di accesso agli atti da parte degli indagati, ai sensi dell'art. 415 bis c.p.p., ne deriva che il documento in questione, custodito nel fascicolo presso la Procura della Repubblica di Roma, stante la sua natura riservata, doveva solo essere dato in visione agli aventi diritto, in forma obliterata, senza possibilità di farne copia», hanno scritto i consiglieri proponendo la pratica contro Lo Voi. 

Pratica oggi sconfessata. E archiviata (sei i voti contrari, una astensione). Durante la discussione che ha preceduto il voto, c’è anche chi ha parlato di «gioco al massacro» e «ricostruzione fantasiosa» contro il magistrato. Rimane in piedi, invece, la denuncia che il Dis ha presentato contro lo stesso procuratore capo di piazzale Clodio e dal quale è stato aperto un fascicolo, tuttora senza indagati, dalla procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone. Cantone, rispondendo nei giorni scorsi a una richiesta di informazioni del Csm, ha reso noto che nell’ambito del fascicolo, in mano al pm Gennaro Iannarone, proseguono «gli accertamenti» e che sono state compiute «numerose attività di indagini ed escussioni di persone informate sui fatti».

Intanto le consigliere Claudia Eccher e Isabella Bertolini, tra coloro che avevano proposto la pratica contro Lo Voi commentano: «La Commissione non ha svolto alcuna istruttoria idonea a fare chiarezza su una vicenda che risale a febbraio 2025 e sulla quale la Procura di Perugia sta ancora indagando, anche in relazione alle fughe di notizie. È stato trattato un documento classificato, soggetto a rigorose limitazioni di accesso, che avrebbe dovuto essere solo visionato e non riproducibile. La procura di Roma ha invece consegnato agli indagati un’informativa riservata dei servizi, inserendola integralmente nel fascicolo senza le necessarie cautele.
La denuncia del direttore del Dis, depositata alla procura di Perugia, segnala la violazione degli obblighi di riservatezza previsti dalla legge 124: un fatto che evidenzia una frizione tra poteri dello Stato e mina la fiducia reciproca tra intelligence e magistratura, essenziale per la sicurezza nazionale e per il corretto funzionamento degli apparati istituzionali.
Riteniamo che il capo della procura di Roma si trovi ora esposto a un serio problema di credibilità sul piano istituzionale. Inoltre, molti atti dell’indagine restano tuttora coperti da segreto ex art. 329 c.p.p., impedendo alla Commissione di disporre di tutti gli elementi necessari per una valutazione completa.
La proposta di archiviazione non tiene conto dei possibili profili di incompatibilità ambientale che avrebbero dovuto essere approfonditi. Come Istituzione abbiamo il dovere di contribuire alla piena chiarezza, in modo indipendente e libero da condizionamenti, nell’interesse dello Stato e dei cittadini. Ancora una volta, questo non è avvenuto».

© Riproduzione riservata