«Non luogo a procedere». Finisce così, nell'aula bunker di Bicocca a Catania, l'udienza preliminare del processo penale a carico del senatore leghista ed ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, per la vicenda della nave Gregoretti, che lo vedeva indagato per sequestro di persona.

Il gup di Catania Nunzio Sarpietro, dopo un'ora e mezza di camera di consiglio, ha accolto la tesi della difesa e dell'accusa che, entrambe, avevano chiesto il non luogo a procedere per Salvini.

Per il giudice, dunque, non si trattò di sequestro di persona quello che accadde a fine luglio 2019, quando la nave della guardia costiera con a bordo 131 migranti chiese al governo italiano l’autorizzazione per l’attracco al porto di Augusta. Autorizzazione che, per volere dell’allora ministro dell’Interno, tardò ad arrivare, costringendo la nave e i migranti a rimanere in mare per cinque giorni.

Il difensore di Salvini, l'avvocato Giulia Bongiorno, ha sempre sostenuto da una parte l'insindacabilità delle scelte politiche e, dall'altra, che queste vennero prese collegialmente dal governo. Un verdetto opposto a quello pronunciato dal gip Lorenzo Iannilli, un mese fa a Palermo, dove Salvini è stato rinviato a giudizio, sempre per sequestro di persona, per la vicenda della nave Open Arms. Il processo a Palermo inizierà il 15 settembre.

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«Dedico ai miei figli e anche agli italiani perbene questa sentenza ma soprattutto alle forze dell'ordine che ogni giorno combattono spesso a mani nude questa battaglia», sono queste le prime dichiarazioni di Salvini dopo la sentenza di archiviazione del caso. «Non utilizzerò questa sentenza per far pressioni sul governo sulla gestione dei migranti. Voglio solo che l'Italia sia come la Spagna, Francia, Grecia nella gestione del fenomeno. Dall'inizio dell'anno siamo il paese in cui è aumentato di più il numero dei migranti sbarcati», ha precisato il leader della Lega, che, poco prima di entrare in aula, aveva auspicato «una giustizia con la G maiuscola».

La reazione dell'accusa

Gli avvocati dell'accusa e delle parti civili, subito dopo la sentenza, hanno annunciato il ricorso in appello. «Come parti civili non condividiamo questa decisione. Era tutto contenuto negli atti dell'indagine del tribunale dei ministri che ciò poteva consentire un rinvio a giudizio per approfondire quanto era emerso», ha dichiarato l'avvocata di Legambiente Daniela Ciancimino, che ha poi aggiunto: «Riteniamo che la violazione dei diritti fondamentali dell'uomo, in questo caso migranti e naufraghi, non può essere giustificata dalla pressione agli stati dell'Unione europea per il ricollocamento e neanche da ragioni di tipo propagandistico politico». Secondo Ciancimino sarebbe proprio questo l'oggetto di approfondimento in caso di rinvio a giudizio, com’è stato nel caso Open Arms a Palermo. 

L'avvocato delle famiglie migranti, Massimo Ferrante, in linea con Ciancimino, ha detto che «nessuno deve essere ostaggio dello Stato». Mentre l'avvocato Corrado Giuliano per AccoglieRete si è chiesto «quale affidamento può farsi su questa magistratura che da un lato processa e dall'altro proscioglie. Qualcosa che Salvini – secondo lui –  farà oggetto della sua propaganda. 

Ora l'accusa attende le motivazioni della sentenza da parte del gup di Catania, che dovrà depositare entro 30 giorni l'ordinanza in cui motiva la sua decisione, per legge.

L'antefatto

La sentenza arriva dopo che il gup di Catania, Nunzio Sarpietro, ha di fatto svolto un processo parallelo chiamando a testimoniare in aula nei mesi scorsi l'ex presidente de Consiglio, Giuseppe Conte, gli ex ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, e l'attuale ministri dell'Interno, Luciana Lamorgese, e degli Esteri, Luigi Di Maio.

Dalle loro testimonianze, Sarpietro ha dedotto che la politica migratoria di Salvini, come da sempre affermato dallo stesso leader della Lega, faceva parte del contratto di governo ed era dunque condivisa dagli alleati, anche se poi la responsabilità delle decisioni operative, come ad esempio assegnare il porto di sbarco alle navi di soccorso dei migranti, era solo di Salvini e da lui fu esercitata senza coinvolgere con alcun atto formale il Consiglio dei ministri.

Evidentemente, infatti, per il gup di Catania, l'operato di Salvini è stata una legittima conseguenza di insindacabili scelte politiche e non costituisce reato.

Anche la senatrice Giorgia Bongiorno si è esposta sull'argomento, a sostegno del capogruppo leghista: «Mi auguro che oggi venga ribadito il principio di insindacabilità delle scelte politiche. Sono stupita ogni volta che entro in un'aula, è per difendere Salvini in processi dov'è imputato per aver fermato gli sbarchi, quando tutto il governo sapeva e condivideva la linea politica», in qualità di difensore di Salvini. Lo ha detto la senatrice Giulia Bongiorno, difensore di Matteo Salvini, entrando nell'aula bunker del carcere di Catania per l'ultimo atto dell'udienza preliminare del caso Gregoretti dove l'ex ministro dell'Interno è accusato di sequestro di persona.

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