Ci sono nuovi sviluppi nella vicenda dell’esame “farsa”, avvenuto a settembre, che ha consentito il rilascio dell’attestato di conoscenza della lingua italiana del tipo B1 al calciatore uruguaiano all’epoca in procinto di firmare con la Juventus, Luis Alberto Suarez Diaz, requisito indispensabile per l’ottenimento della cittadinanza. Alcuni dirigenti del club torinese risultano indagati per avere esercitato pressioni sugli esaminatori al fine di far passare la prova al calciatore. Inoltre, militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Perugia hanno eseguito la misura cautelare di sospensione, per otto mesi, dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti del rettore  Giuliana Grego dell’Università per stranieri di Perugia, del direttore generale Simone Olivieri, della prof.ssa Stefania Spina e del componente della commissione “Celi Immigrati”, Lorenzo Rocca, per i reati di rivelazione del segreto d’ufficio finalizzata all’indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici.

La misura è stata attuata dopo che le indagini, basate sulle perquisizioni e i sequestri del 22 settembre 2020, hanno confermato le responsabilità degli indagati nell’organizzazione degli esami farsa. In particolare, è emerso che i contenuti della prova erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore, giungendo a predeterminare l’esito e il punteggio d’esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l’università.

Gli accertamenti investigativi hanno consentito, altresì, di comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per “accelerare” il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez, facendo, quindi, ipotizzare nuove ipotesi di reato a carico di soggetti diversi dagli appartenenti all’università, tuttora in corso di approfondimento.

Condividendo le ipotesi accusatorie, il giudice per le indagini preliminari ha disposto le misure cautelari avendo rilevato «il concreto e attuale rischio che gli indagati, se non sottoposti a idonea cautela, ripropongano condotte delittuose analoghe a quelle per le quali si procede, avendo mostrato di considerare l’istituzione di cui fanno parte e che rappresentano alla stregua di una res privata gestibile a proprio piacimento».

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