Per noi occidentali, festeggiare il compleanno sembra così ovvio e naturale da farcelo apparire un obbligo che siamo riusciti a trasformare in un piacere; in realtà fino a poco tempo fa non era né un obbligo, né tanto meno un piacere.

In primo luogo, fino alla metà dell’Ottocento o anche oltre, stabilire con precisione la data di nascita era un affare tutt’altro che semplice, inoltre dobbiamo tenere ben presente che per un buon cristiano ricordare il giorno in cui si è venuti al mondo era un atteggiamento decisamente presuntuoso, come vedremo fra poco. Insomma, ci sono stati a lungo degli ostacoli di ordine pratico e di ordine religioso che hanno reso il compleanno quasi un tabù più che una festa da passare con amici e parenti, mangiando torte e spegnendo candeline.

L’ostilità dei cristiani

Partiamo dalla pratica. Per i nobili la registrazione del giorno della nascita era la regola fin dal Medioevo, ma per il resto della popolazione era del tutto irrilevante conoscere la data del compleanno; in molti casi non era solo irrilevante, ma era proprio impossibile. Per gran parte della popolazione mondiale il rapporto con il calendario era quanto mai vago e più che altro legato ai diversi periodi dell’anno che scandivano i lavori agricoli.

Però, il fatto che alcune persone sapessero il giorno in cui erano nate non significa assolutamente che lo festeggiassero: il cristianesimo non era molto favorevole a questa usanza. I motivi erano tanti e tutti decisamente solidi: prima di tutto c’era il fatto che nel mondo pagano il compleanno veniva festeggiato in modo religioso e quindi ai primi cristiani la cosa non piaceva affatto, per loro le feste religiose erano solo quelle legate alla vita di Gesù.

E qui c’era il secondo aspetto, per i cristiani era molto più rilevante la morte, che sanciva la fine della vita terrena e l'inizio di quella spirituale, rispetto alla nascita; per questo dei santi si ricordava solo la data della morte, non certo quella di nascita.

Fanno eccezione solo tre personaggi fondamentali dei Vangeli: Giovanni Battista, Maria e ovviamente Gesù, per i quali è ricordata e celebrata anche la nascita. Ma proprio la centralità di queste figure è tale da impedire a qualunque altro cristiano persino di avvicinarsi al loro modo di rappresentare la propria vita terrena.

Poi c’era il problema dell’età: conoscere la propria data di nascita, non significa conoscere anche l’anno in cui si è nati. Ma la questione era ancora più profonda. Oggi per noi è naturale aggiungere una candelina sulla torta ogni anno, ma questo, se ci pensate, è il frutto di un’idea estremamente moderna del tempo e della storia, che potremmo definire lineare.

Senza scomodare Sant’Agostino, fino a pochi secoli fa il tempo non veniva visto in questo modo, ma era piuttosto un processo circolare, nel quale le stagioni si ripetevano sempre uguali a sé stesse e del quale, in ogni caso, l’uomo non era padrone.

Abitudine da bambini

I primi compleanni in Europa verranno festeggiati tra la seconda metà del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Inizialmente questi piccoli momenti conviviali erano dedicati solo ai bambini, passati i sei o sette anni, si smetteva di farlo; proprio per questo, per il fatto di essere un’esclusiva della prima infanzia, il compleanno in Europa si caratterizzò subito per la presenza di dolci e di luce. La combinazione tra una torta e una candela pare sia stata molto precoce in queste feste, che, ovviamente, erano riservate solo ai figli della nobiltà e successivamente anche dell’alta borghesia.

L’idea di aggiungere una candelina per ogni anno compiuto, invece, arrivò un po’ dopo, in particolare quando l’età del festeggiato cominciò ad alzarsi. Il primo ad aggiungere una candelina per ogni anno pare sia stato Goethe, il quale dall’età di 18 anni, quindi nel 1767, prese l’abitudine di festeggiare il compleanno con una piccola festa in famiglia, che il poeta annotava nel suo diario. Ma solo qualche anno dopo fa la sua comparsa la torta a fine pasto.

Le candeline, infine, arrivano nel 1802, quando il grande scrittore tedesco è a Roma e lì gli viene portata una torta con 53 candeline, esattamente il numero di anni che sta compiendo. In realtà, non sappiamo se Goethe avesse davvero inventato questo rito o l’avesse imitato da qualche amico o conoscente che lo praticava già in precedenza e del resto non sappiamo nemmeno se questa idea sia venuta al festeggiato o al suo ospite romano, potremmo perfino azzardare che la tradizione della torta con le candeline sia un’invenzione italiana, romana per la precisione.

Di certo si tratta della prima testimonianza sicura per quanto riguarda questo modo di concludere una festa di compleanno, che, come ben sappiamo, ormai è un classico quantomeno in Europa e in America.

Non vorrei svegliare il can che dorme, ma è davvero strano che a nessuno in Italia sia ancora venuta l’idea di farne un prodotto tipico... hai visto mai...

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