Matteo Salvini lo aveva promesso entro aprile, ora giura che lo porterà in Consiglio dei ministri per la fine di maggio, in tempo per le elezioni europee. Ma sul Piano casa non c’è certezza, con gli alleati di governo impegnati per ridurre la portata del provvedimento. La sanatoria allo studio del ministro delle Infrastrutture potrebbe confluire in un decreto legge nelle prossime settimane, anche se i tempi di presentazione del testo non sono chiari.

Finora Salvini ha tenuto per sé la bozza della norma «per sanare le piccole irregolarità dentro le mura domestiche», a cui sta lavorando l’ufficio legislativo del ministero. Una delle armi su cui punta per aumentare i voti della Lega e non farsi superare da Forza Italia. Si spiega così la freddezza del partito di Antonio Tajani: «Se non si vuole fare un condono ma sanare solo piccoli abusi c’è già la nostra proposta», ha detto il vicepremier alludendo al disegno di legge sulla rigenerazione urbana in discussione al Senato.

Anche la presidente Meloni, del resto, ha accolto con freddezza la mossa di Salvini. La paura, in Fratelli d’Italia, è che il leader della Lega finisca per allargare le maglie del provvedimento e che una norma per sanare lievi irregolarità si trasformi in un vero e proprio condono. Per questo, prima che l’alleato di governo porti il piano in Cdm il testo sarà esaminato dal dipartimento affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi.

Piccoli abusi sanati

«Il salva-casa non è un condono edilizio, perché non sana chi costruisce la villetta sulla spiaggia o dove non si può costruire. Per quello c’è la ruspa», ha assicurato Salvini ad aprile, nella riunione tecnica davanti a una cinquantina di associazioni. Lo ha ripetuto anche pochi giorni fa, alla presentazione del suo libro con il generale Vannacci, l’altra carta che il segretario della Lega si gioca in chiave elettorale.

L’intervento allo studio del Mit, del quale per ora circolano solo scarne bozze, riguarderà difformità di natura formale, difformità interne e difformità più pesanti, non sanabili per effetto del regime della doppia conformità. Non si parla di immobili del tutto abusivi ma di singoli elementi come muri, soppalchi, finestre e balconi «non presenti nei documenti depositati presso i comuni». La sanatoria, inoltre, riguarderà solo anomalie interne alle abitazioni e non toccherà le zone sismiche e archeologiche.

Il primo caso è quello più semplice e interessa i problemi formali. «Errori di rappresentazione nel progetto che sono stati corretti al momento dell’esecuzione in cantiere e che creano un disallineamento tra le mappe catastali e la realtà degli edifici», ha spiegato Fabrizio Pistolesi, relatore della proposta di revisione del Testo unico per l’edilizia in discussione al Consiglio superiore dei lavori pubblici. Un esempio è quello di una finestra che, pur presente nel progetto, non è stata poi realizzata.

Il secondo caso riguarda le difformità interne non formali. «Prima del 1977 non si presentavano le planimetrie complete e in fase di costruzione degli immobili alcuni elementi venivano cambiati. Si faceva un bagno in più o si divideva una stanza. Queste modifiche oggi sono irregolari», ha detto Pistolesi al Sole 24 Ore. A ciò si aggiungono i cambiamenti interni stratificati negli anni, come gli spostamenti di tramezzi o l’apertura di porte.

«Utile per vendere casa»

C’è poi il terzo livello, quello delle difformità che potevano essere regolarizzate al momento della costruzione ma che non lo sono più in base al meccanismo della doppia conformità, per cui si possono sanare solo gli elementi conformi alle regole del momento di realizzazione dell’intervento e del momento di richiesta del condono. Cioè interventi sempre legali ma per cui non si erano ottenuti i permessi. Per sistemare gli abusi, con le nuove regole, basterà il rispetto di una delle due condizioni.

Un’altra novità in cantiere riguarda le tolleranze costruttive, cioè quel margine di errore rispetto a quanto dichiarato che le norme rendono legittimo. Oggi è pari al 2 per cento, ma potrebbe essere aumentato: la tolleranza costruttiva potrà arrivare all’8 per cento nelle case fino a 100 metri quadri, al 6 per cento per quelle tra 100 e 300 mq e restare al 2 qualora l’ampiezza superi i 500 mq. Non ci sarà quindi abuso se altezze e superfici sono state ampliate e si è rimasti entro tali limiti.

La ratio, ha spiegato il Mit, è tutelare i piccoli proprietari che aspettano la regolarizzazione della loro posizione e non riescono a ristrutturare o vendere casa. E deflazionare il lavoro degli uffici tecnici comunali. A questo proposito, le norme dicono che l’atto di vendita è nullo solo quando non risultino – per dichiarazione del venditore – gli estremi del Permesso di costruire. Se l’abuso edilizio non è sostanziale, l’edificio è vendibile purché il venditore ne metta a conoscenza chi lo compra.

«È un problema che riguarda la maggior parte delle case e sta bloccando gli uffici. Va regolarizzato: il cittadino paga, il comune incassa e il mercato riparte», ha spiegato Salvini. La sanatoria in programma, quindi, non sarà gratuita. L’idea è di far pagare il proprietario quanto più si è distanziato dalle regole: minore è la conformità e più alto sarà il prezzo necessario a sanare. Sul possibile incasso per i comuni il Mit non ha stime precise, ma è ragionevole prevedere un introito tra gli 8 e i 10 miliardi.

Un numero artefatto

L’annuncio della sanatoria è stato accolto con entusiasmo da Confedilizia e Ance, che hanno lodato il progetto. «Sono misure che condividiamo mirate a garantire più certezze ai proprietari e a facilitare la commercializzazione degli edifici», ha detto Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. Sulla stessa linea l’associazione dei costruttori: «È una legge interessante nel breve termine ma una goccia nel mare rispetto alle soluzioni da trovare nel medio periodo», ha aggiunto Stefano Betti, vicepresidente dell’Ance.

Salvini ha rivendicato anche il supporto di ingegneri e architetti. Proprio il Mit, per giustificare l’operazione, ha citato uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, per cui «quasi l’80 per cento del patrimonio immobiliare italiano è rappresentato da case con piccole o grandi difformità rispetto a quanto registrato dal Catasto». Sarebbe questa la quota di abitazioni interessate dal condono: una percentuale notevole, ma che non ha basi solide.

Come ha notato Il Foglio, non è mai stato eseguito uno studio statistico sulla quantità di case con questo tipo di irregolarità. Nel 2021 il centro studi del Cni aveva fatto un sondaggio tra gli associati che stavano lavorando con il Superbonus, da cui era emerso che il 76 per cento degli edifici aveva piccole difformità. Dall’approssimazione per eccesso di questa cifra arriva l’80 per cento diffuso dal ministero. Il dato, quindi, si riferisce a tre anni fa e a un campione di case scelte per essere ristrutturate (con qualche probabilità in più di avere anomalie).

«Si aiuta l’abusivismo»

Le critiche alla sanatoria hanno invece unito le opposizioni. «Nella gestione delle politiche sulla casa Salvini è disastroso. Serve un piano nazionale per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, mentre lui propone un condono di cui non si sente il bisogno. La chiama “pace edilizia” ma è una promessa elettorale», ha detto Pierfrancesco Majorino, responsabile Casa del Pd. E di «marchetta elettorale» ha parlato anche il segretario della Cgil Maurizio Landini, a conferma di un’affinità che si fa più stretta con il partito di Elly Schlein.

Sul piede di guerra è anche il mondo dell’associazionismo, con Legambiente in testa. «L’abusivismo è una piaga che sfregia il nostro paese e che è tornata a crescere. È questa la vera emergenza. Il condono finirà per alimentare ancor di più il business del mattone illegale – ha denunciato il presidente Stefano Ciafani – Come è avvenuto nell’85, nel ’94 e nel 2003, si parte con l’annuncio e subito si attivano le betoniere degli abusivi, che sperano di realizzare in tempo ciò che sanno sarà condonabile».

Il riferimento è ai grandi condoni edilizi degli ultimi decenni, quello del 1985 con il governo Craxi e gli altri due con Berlusconi. In tutti i casi a beneficiarne furono soprattutto i diretti interessati, con le briciole nelle casse pubbliche. Nella sanatoria introdotta dal Craxi I, secondo la Cgia di Mestre, fu incassato solo il 58 per cento del gettito previsto; con il condono del Berlusconi I il 71 per cento e soltanto il 34 per cento con quello successivo.

La norma “salva-Milano”

Il Piano casa si incrocia poi con una storia specifica, che sembra fatta apposta per alimentare sospetti sulle reali dimensioni del condono. Che forse tanto micro alla fine non sarà. Per ora è solo un titolo del decreto sulla “pace edilizia”, ma l’intenzione di Salvini è chiara: nel provvedimento ci sarà anche una norma “salva-grattacieli” per risolvere il problema dei nuovi palazzi di Milano che la procura considera abusivi.

Le inchieste sono partite un anno fa dagli esposti dei cittadini che hanno visto spuntare palazzi dove prima c’erano cortili. È il caso dell’Hidden Garden sorto in piazza Aspromonte o della Torre Milano di via Stresa, con i suoi 82 metri. L’accusa dei pm, che hanno indagato tecnici comunali e imprenditori, è di aver autorizzato e costruito edifici con una semplice Scia, la certificazione di inizio attività, anziché con il Permesso di costruire. Una prassi che palazzo Marino ritiene legittima e adotta da tempo.

L’indagine ha fermato i progetti attenzionati dai pm e altre decine di cantieri, e il sindaco Beppe Sala si è tutelato con una delibera: per le nuove pratiche ci si atterrà alla linea rigida della procura, mentre per i lavori già conclusi servirà «un chiarimento del legislatore». Su questo Sala ha ricevuto un assist da Salvini, con cui pure non corre buon sangue. La possibile svolta, adesso, può arrivare con il Piano casa. Stabilendo regole più chiare, il governo ammetterebbe che nella normativa c’era qualche lacuna e metterebbe il comune al riparo dalle azioni dei magistrati.

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