La maggior parte degli iscritti alla newsletter Tempo Pieno e dei nostri abbonati iscritti alla newsletter Oggi è Domani pensa che no, non sia corretto «perché l’obiettivo della scuole è quello di educare, non di punire» e per il timore che il giudizio sul comportamento venga utilizzato come strumento per sanzionare chi protesta. Ma c’è anche chi crede che il maggior peso attribuito alla condotta serva per valutare la maturità degli allievi e per rafforzare l’autorità degli insegnanti
«L’insegnante non può avvalersi della sua autorità per punire gli studenti, deve essere autorevole, trasmettere il suo sapere agli allievi, incuriosendoli, entusiasmandoli e stimolandoli a accrescere le loro individualità. La scuola non deve punire ma anzi valorizzare e incentivare gli studenti che rimangono indietro».
Come scrive una delle lettrici di Domani, che ha risposto al sondaggio contenuto nell’ultimo numero della newsletter Tempo Pieno, rilanciato tra gli abbonati iscritti alla newsletter Oggi è Domani, il fatto che il voto in condotta avrà un peso nel conto dei crediti che comporranno il voto finale dell’esame di Stato è sbagliato: «Perché l’obiettivo della scuola è quello di educare, non di punire. E l’educazione non avviene attraverso la paura delle sanzioni ma la comprensione dell’errore e la volontà di rimediare», pensa la lettrice, che racconta di aver lavorato per 40 anni nel mondo della scuola come impiegata nella segreteria.
«Gli studenti devono sviluppare le capacità critiche, acquisire la consapevolezza del loro stato privilegiato di frequentare la scuola. Tanti non hanno la possibilità economica e se son fortunati entrano nel mondo del lavoro giovani, magari senza contratto e sfruttati», sottolinea prima di ribadire quando sia pericoloso lasciare che in classe il pensiero della punizione prevalga su quello dell’educazione anche per il futuro degli studenti nella società.
Come lei, la maggior parte degli iscritti a Tempo Pieno pensa che le nuove modalità che regolamentano l’esame di Stato quest’anno, a proposito di comportamento, siano sbagliate. Non soltanto perché lo scopo del sistema d’istruzione è quello di permettere agli allievi di conoscersi, sperimentarsi, crescere, e sì, anche di sbagliare, in modo da comprendere l’errore e non commetterlo di nuovo in futuro, come ritiene circa il 35 percento di chi ha partecipato al sondaggio. Ma anche perché «in questo modo si confondono comportamento e profitto. E si permette che il voto condotta diventi uno strumento utile a dirigenti scolastici e docenti per fermare occupazioni e proteste». È l’opinione di un altro 35 per cento.
«Se il voto in condotta deriva da un giudizio morale sulla figura dello studente è solo una arbitraria opinione dell’insegnante», aggiunge, infatti, un lettore a proposito dell’ordinanza firmata dal ministero dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, secondo cui chi non ottiene la sufficienza in comportamento non potrà essere ammesso alle prove dell’esame di Stato, chi ottiene 6 dove dovrà discutere un elaborato di cittadinanza attiva e solidale assegnato dal consiglio di classe. Mentre solo chi avrà un voto pari o superiore a 9 potrà puntare a ottenere il punteggio più alto nella fascia definita in base alla media dei voti.
Una condotta più “matura”
Ma tra i lettori di Tempo Pieno non c’è solo chi si dice in disaccordo con le nuove regole sulla condotta tanto volute dal ministro. C’è anche chi crede sia giusto che il comportamento dell’allievo influenzi il voto finale dell’esame di Stato. Per il 18 per cento di chi ha risposto alla nostra indagine, la condotta dello studente deve essere oggetto di valutazione da parte dei docenti. Perché «la scuola deve avere anche una funzione formativa ed educativa», scrive un lettore che, però, chiarisce subito anche come il voto sul comportamento a scuola non possa diventare uno strumento per sanzionare gli studenti che partecipano a manifestazioni e proteste.
«Come può esserci maturità senza una condotta “matura”?», si chiede un altro utente d’accordo con la maggiore influenza della condotta. Mentre per poco più del 10 per cento di chi ha risposto al sondaggio, accrescere il peso che il comportamento a scuola ha nel giudizio finale è anche un modo efficace per valorizzare l’autorità degli insegnanti e la cultura del rispetto negli studenti.
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