Si avvicina l’appuntamento con i referendum abrogativi: l’8 e il 9 giugno siamo tutti chiamati a esprimerci su cinque quesiti, quattro sul lavoro e uno sul diritto di cittadinanza. A oggi, il quorum del 50 per cento +1 degli aventi diritto sembra un miraggio. E il rischio che le quasi 5 milioni di firme raccolte per indire i referendum vengano cestinate è alto.

A pesare sono da un lato il tasso di astensionismo che sale a ogni tornata elettorale, dall’altro il moltiplicarsi di appelli all’astensione, non solo da parte dei partiti di maggioranza ma anche da parte di chi rappresenta un’istituzione come il Senato. Ignazio La Russa, infatti, da seconda carica dello stato ha fatto un appello pubblico «affinché la gente se ne stia a casa». Un invito all’astensione che segue quello di Fratelli d’Italia e del leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha addirittura parlato di astensione come «scelta politica». Parole che hanno provocato critiche da parte delle opposizioni e della società civile. 

Sulla vicenda siamo tornati anche nel corso del nostro evento “Le sfide di Domani”. Ne ha parlato ampiamente nel corso del suo intervento l’attrice Valeria Solarino, che ha sottolineato come «uno può pensarla come vuole, però allora invita a votare “no”. Invitare a non votare significa invitare a non far parte della vita politica del proprio paese», in relazione alle parole di La Russa.

Abbiamo chiesto ai nostri lettori se andranno a votare e se sarebbero d’accordo sulla possibiltà di abbassare il quorum per i referendum abrogativi.

Andrai a votare? Raccontaci, se ti va, i motivi della scelta

Sono arrivate diverse risposte dai nostri abbonati che evidenziano una volontà unanime di esprimere il proprio parere alle urne. Molti lettori hanno giustificato la loro scelta sottolineando come il voto rappresenti non solo un diritto, ma anche un «dovere civico». 

  • Sì, andrò a votare. Come sempre. Questa volta voterò a favore. A volte ho votato no, ma ritengo che andare a votare sia un dovere oltre un diritto e una forma di rispetto per chi ha firmato e per lo stato che spende soldi per farli.
  • Certo che andrò a votare! Quando mi si chiede un parere io lo do, a prescindere da quello che raccomandano gli attuali governanti.
  • Andrò sicuramente a votare perché penso che sia un dovere oltre che un diritto, ed è l’unica arma che abbiamo per incidere realmente sulle leggi, le manifestazioni sono importanti per la partecipazione, ma lasciano il tempo che trovano.
  • Andrò a votare perché vado sempre a votare e perché sono convinta di tutti e 5 i quesiti referendari. Quelli sul lavoro li leggo nella prospettiva della salvaguardia del lavoro e dei lavoratori contro un liberismo imprenditoriale che non ha migliorato la società, anzi l'ha impoverita sia dal punto di vista economico sia da quello valoriale. Per chi come me vorrebbe lo ius soli, l’abbassamento a cinque anni per ottenere la cittadinanza è almeno un piccolo passo in avanti.

Saresti d’accordo sull’abbassamento del quorum?

Sulla possibilità di abbassare il quorum per i referendum abrogativi, invece, i nostri lettori si sono divisi tra chi è d’accordo e chi pensa che non sia la soluzione. «Sarebbe meglio aumentare il numero dei votanti», sostiene qualcuno, a cui fa eco chi sostiene che «non è sano correre al ribasso». In molti invece si dicono favorevoli a una proposta del genere.

  • Sarebbe opportuna una riforma radicale del quorum referendario che prevedesse, per l'approvazione dei quesiti, il voto favorevole del 25 per cento +1 degli aventi diritto, a prescindere dalla percentuale di elettori recatisi ai seggi. Ciò garantirebbe che a essere approvati fossero solo quesiti con un effettivo sostegno popolare (i voti favorevoli necessari sarebbero infatti gli stessi già previsti dalla normativa attuale) e al contempo costringerebbe i contrari a fare campagna per il No piuttosto che limitarsi a boicottare le urne. In tal modo si incentiverebbero gli opposti comitati referendari a un reale confronto sui temi. A garanzia di una maggior serietà dei quesiti e di un effettivo interesse della cittadinanza intorno a essi, oltre che per bilanciare la maggior facilità di raggiungimento del quorum, si potrebbe anche prevedere un innalzamento del numero di firme necessarie per lo svolgimento del referendum. Tanto più ora che le nuove tecnologie ne hanno reso la raccolta notevolmente più semplice rispetto al passato.
  • Sono convinta che il referendum debba essere l'ultima ratio in quanto il procedimento normativo deve essere svolto dal parlamento. Per questo è giusto mantenere questo quorum in quanto deve rappresentare la maggioranza degli elettori. Al contrario una piccola parte di cittadini deciderebbe per tutti. Quindi ciò che va cambiato semmai è la legge elettorale, in modo da ristabilire le proporzioni parlamentari e la scelta sui propri rappresentanti.

Gli ultimi sondaggi

Nei nostri ultimi sondaggi abbiamo interrogato i nostri lettori su vari temi.

Abbiamo chiesto ai nostri lettori di esprimersi sul licenziamento di una maestra a causa dei suoi post su OnlyFans. Ne è nato un dibattito tra posizioni differenti che sottolineano i vari aspetti della vicenda.

Abbiamo chiesto alle lettrici e ai lettori cosa ne pensano del differente trattamento riservato a Ilaria Salis e al ministro Crosetto su case occupate e affitti non pagati. In molti hanno evidenziato una stortura sottolineando il doppiopesismo della destra di governo.

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