I comuni fanno fatica a rispondere all’emergenza dei profughi provenienti dall’Ucraina, soprattutto se minori. A lanciare l’allarme Stefania Proietti, presidente della provincia di Perugia responsabile Unione province italiane (Upi) per le politiche dei migranti minori, durante la riunione indetta dalla ministra degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, a cui hanno partecipato anche le regioni, l’Upi, l’unione delle province, e l’Anci, l’associazione dei comuni.

Ad avere difficoltà soprattutto i comuni più piccoli che «non sono in grado di rispondere all’emergenza senza un supporto economico e di personale», ha detto Proietti. La tutela dei minori, accompagnati e non, passa per l’accoglienza materiale ma anche, e soprattutto, per l’accoglienza scolastica. Ma è proprio l’inserimento scolastico ad avere «costi elevatissimi», ha sottolineato, «considerando che le spese che gravano sulle casse dei Comuni comprendono anche quelle per le mense e i trasporti».

Bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono protagonisti del grande flusso di persone che sta attraversando l’Europa, in fuga dalla guerra. Alcuni attraversano i confini senza che ci sia un genitore o un adulto ad accompagnarli, con il rischio che diventino vittime di violenze o di tratta di esseri umani.

In base ai numeri pubblicati quotidianamente dal ministero dell’Interno italiano, i minori sono circa il 40 cento dei profughi entrati nel nostro paese dal paese dall’est Europa. Ieri, 23 marzo, erano 25.938, su un totale di 67.885 profughi registrati, 33.591 invece le donne. Ma i numeri sono in continua evoluzione e non sono precisi, perché molti fanno ingresso attraverso canali non ufficiali.

Dei minori arrivati in Italia, considerato l’alto numero di donne nella penisola, si stima che la maggior parte siano accompagnati dalle famiglie, ma si ipotizza che il 2-3 per cento siano minorenni non accompagnati.

l’accoglienza dei minori

«C’è molta preoccupazione rispetto alla cura e ai servizi che dobbiamo garantire ai tantissimi bambini minori accompagnati e non, in fuga dalla guerra», ha detto la presidente della provincia di Perugia. «Occorre una mappatura certa dei dati di ingresso dei minori», ha continuato Proietti, «che arrivano dall’Ucraina per organizzare al meglio l’accoglienza sia dal punto di vista sanitario che scolastico».

Le province stanno lavorando quasi in tutte le regioni nelle cabine di regia sulla gestione dell’emergenza per coordinare gli interventi. «Un modello virtuoso», così lo definisce la Proietti, già sperimentato durante la crisi sanitaria, che permette un’azione omogenea in tutto il paese.

Alla riunione indetta dalla ministra Gelmini erano presenti anche la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio.

Ha preso parte al tavolo anche la prefetta Francesca Ferrandino, a capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione al ministero dell’Interno, che il 13 marzo 2022 è stata nominata Commissaria delegata per i minori non accompagnati. Ha il compito di favorire il coordinamento delle misure e delle procedure dell’accoglienza dei minori non accompagnati. La linea è quella della tutela attraverso misure come l’affido, l’accoglienza nel Sai (sistema di accoglienza integrato) e i tutori volontari. Ma l’ambasciata ucraina in Italia ha lanciato l’allarme: non bisogna confondere queste tipologie di accoglienza con procedure preadottive. 

Un monito che è arrivato anche dall’Associazione italiana magistrati per i minorenni e per la famiglia, dal Tavolo nazionale affido e dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti: «La generosità manifestata in questi giorni è encomiabile, ma l’accoglienza non si improvvisa e non si può fare semplicemente sull’onda dell’emotività». Garlatti ha sottolineato l’importanza di fare riferimento alle istituzioni e seguire sempre i canali previsti dalla legge.

Il tribunale per i minorenni di Milano è il primo ad aver delineato le procedure per assicurare un tutore ai minori in Italia senza genitori. Ma «c’è troppa confusione, non si sa neppure quando il minore possa definirsi non accompagnato», ha denunciato la presidente del tribunale, Maria Carla Gatto, intervistata da Repubblica. La preoccupazione è «sapere dove sono questi minori e con chi vivono, per assicurare loro una adeguata protezione e favorire l'inserimento nel nuovo e diverso contesto sociale dopo i vissuti traumatici di cui sono portatori», ha sottolineato Gatto.

La scuola

Secondo gli ultimi dati disponibili, circa 5.300 minori ucraini sono stati accolti nelle scuole italiane, il doppio rispetto a una settimana fa. «Ciò vuol dire che dobbiamo ampliare la nostra capacità di accoglienza», ha commentato il ministro Bianchi. Presidi e uffici scolastici hanno ricevuto una nota ministeriale, a inizio marzo, in cui si comunicava il primo stanziamento di fondi, pari a un milione di euro, per sostenere «i costi della mediazione linguistica e culturale, nonché le necessità correlate all’accoglienza scolare e all’alfabetizzazione degli studenti in arrivo dall’Ucraina».

Alcune associazioni hanno però denunciato che alcuni istituti scolastici a Roma negano l’iscrizione ai bambini o ragazzi ucraini per la mancanza di insegnanti, spazi e aule.

in europa

«I bambini che fuggono dalla guerra in Ucraina sono esposti a un rischio maggiore di tratta e sfruttamento», ha denunciato l’Unicef, evidenziando che dal 24 febbraio sono oltre 1,5 milioni i minorenni fuggiti. «I bambini sfollati sono estremamente vulnerabili alla separazione dalle loro famiglie, allo sfruttamento e alla tratta», ha dichiarato in un comunicato il direttore regionale dell'’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, Afshan Khan.

L’Unicef ha chiesto ai governi dei paesi limitrofi, dove si concentra il maggior numero dei profughi, di rafforzare i controlli e gli screening.

La commissione europea ha creato una solidarity platform, una piattaforma per la solidarietà a disposizione degli stati membri per dialogare sul tema dell’accoglienza. Ylva Johansson, commissaria per gli Affari interni, durante la conferenza stampa del 23 marzo, si è detta «molto preoccupata per il rischio di traffico di esseri umani e soprattutto di minori». Ha evidenziato infatti che ieri mattina i minori non accompagnati registrati erano 1.470 ma l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha riportato che 2.500 orfani erano stati evacuati. Mancano quindi alcuni minori all’appello. Per questo motivo Johansson ha esortato gli stati a registrare i bambini sia nel paese di primo ingresso, sia nel paese di destinazione. 

L’Europol ha inoltre messo in piedi una task force impegnata nel contrasto del traffico di esseri umani, perché sono arrivate diverse segnalazioni di prelevamenti di bambini, donne e persone vulnerabili, oltre ad adescamenti di donne su internet.

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