Il report di Dedalo, il nuovo osservatorio lanciato da Fondazione Gi Group, sulle disuguaglianze interne al fenomeno Neet. Venti iniziative locali di reinserimento attivo
Il nuovo osservatorio lanciato da Fondazione Gi Group svela le disuguaglianze interne al fenomeno NEET: il 20 per cento delle donne è inattivo per motivi familiari, contro il 2 per cento degli uomini
Nel 2024, in Italia, oltre due milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in percorsi di formazione: si tratta dei cosiddetti NEET, “Not in Education, Employment or Training”. Lo certifica Dedalo, il nuovo osservatorio nazionale lanciato dalla Fondazione Gi Group e presentato alla Camera dei deputati. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Istituto Toniolo, ZeroNeet e Fondazione Compagnia di San Paolo, punta a monitorare in modo continuativo il fenomeno dei NEET, mappando i profili, le cause e le esperienze che portano all’inattività.
Il divario di genere nei dati
Il dato più evidente riguarda il peso delle responsabilità familiari. Secondo il report, il 20,6 per cento delle donne NEET lo è per motivi legati alla cura della famiglia. La stessa condizione riguarda appena il 2,4 per cento degli uomini. Il divario aumenta se si considera chi ha dichiarato di aver scelto volontariamente di occuparsi dei familiari: 15,8 per cento tra le donne, contro lo 0,4 tra gli uomini.
La ricerca distingue tra chi si occupa dei familiari per scelta e chi lo fa perché mancano servizi di supporto o sono troppo costosi. In entrambi i casi, sono le donne a farsi carico del lavoro di cura, a scapito della propria autonomia economica.
Le altre categorie
Il report fotografa anche altre forme di esclusione. Tra gli uomini NEET sono più numerosi i disoccupati di lungo periodo (19 per cento contro il 10,5 delle donne) e coloro che sono in attesa di risposte da precedenti candidature (15,8 per cento contro 9,9 per cento). Il fenomeno degli “scoraggiati”, chi non cerca più lavoro convinto di non trovarlo, colpisce di più i giovani uomini rispetto alle coetanee.
Oltre all’analisi statistica, Dedalo ha avviato una mappatura nazionale delle iniziative locali che affrontano il fenomeno, individuandone una ventina su tutto il territorio. Secondo la Fondazione Gi Group, è necessario costruire un sistema di interventi integrati, che comprendano orientamento precoce, rafforzamento del collegamento tra scuola e lavoro, sostegni economici e percorsi di reinserimento.
Tra le proposte avanzate compare anche l’istituzione di una Giornata nazionale sul tema.
«Come persone, professionisti e come paese non possiamo permetterci di continuare a lasciare “soli”, ai margini del mondo dello studio e del lavoro, più di due milioni di giovani, dilapidando il potenziale delle nuove generazioni a scapito non solo della loro realizzazione di vita ma anche delle possibilità di sviluppo e benessere dell’intero paese» ha affermato Chiara Violini, presidente di Fondazione Gi Group.
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