Non c’è solo la volontà di cancellare il parco Falcone e Borsellino per intitolarlo ad Arnaldo Mussolini, fratello del dittatore fascista, nel percorso politico recente di Claudio Durigon, ma anche la battaglia legale contro Domani, che ha scritto inchieste sugli interessi dei clan, gli uomini di collegamento e le relazioni con la Lega a Latina.

Durigon ha presentato due querele per diffamazione per gli articoli che rivelavano i suoi rapporti con un professionista in contatto con i vertici del clan Di Silvio. Durigon non querela solo come sottosegretario e deputato della Repubblica, ma presenta una denuncia, doppia, per diffamazione a nome del partito leghista che guida nel Lazio.

La nostra sarebbe una campagna contro il Carroccio. Cosa ha scritto questo giornale? Durigon è la figura scelta da Salvini per costruire il consenso della Lega nel Lazio. Per lui, infatti, era pronto un posto nel governo, sottosegretario al Lavoro nel governo Conte I.

La scalata di Durigon è tuttavia segnata dalla frequentazione con Natan Altomare, professionista coinvolto in un’inchiesta per i rapporti con il clan Di Silvio, feroce gruppo della mafia locale.

I problemi di Altomare

Altomare, intercettato mentre parla con il padrino, da quel processo è stato assolto, ma pochi anni dopo, nel 2020, è di nuovo protagonista della cronaca giudiziaria: finisce ai domiciliari, poi scarcerato, e indagato per sequestro di persona. L’inchiesta ultima si chiama “Dirty glass”: è la fotografia di un sistema imprenditoriale che acquisiva società in difficoltà, corrompeva persone nella pubblica amministrazione e sfruttava relazioni con le forze dell’ordine per ottenere informazioni riservate.

Un sistema che non si faceva scrupolo, quando necessario, di affidarsi anche a uomini legati al crimine organizzato, i Di Silvio per l’appunto. Insieme ad Altomare il principale indagato è Luciano Iannotta, imprenditore e fino all’arresto presidente di Confartigianato Latina. Domani ha letto e riportato i messaggi che il sottosegretario Durigon ha scritto ad Altomare, ha visto le foto dei pranzi, ma anche i preventivi dei buffet che Altomare ha pagato per le feste elettorali di Durigon e del partito. Su una delle locandine che annunciavano la festa si legge: «Chiusura campagna elettorale» con il volto di Durigon stampato sul volantino e l’invito: «Vi aspetto». Ma è il locale scelto dal leghista a essere centrale in questa storia: lo “Chaletcafe”, di proprietà di Altomare, il professionista accusato di sequestro di persona ha pagato anche buffet, locale e musica. Tutto scritto e custodito da Altomare. Il 27 maggio Altomare scrive nella chat di WhatsApp al futuro sottosegretario leghista: «Insomma l’abbiamo presa in culo, questo rifà un altro governo tecnico?». Durigon risponde: «È una pazzia». Altomare, incuriosito, scrive: «Ma Giorgetti niente ministero?». E Durigon anticipa scelte future: «Sottosegretario alla presidenza».

È il 31 maggio e Durigon svela ruoli e incarichi all’amico, che chiede: «Ma in quale segreteria mi metti?», il leghista ribatte: «A te ti metto nel gabinetto, o meglio nel cesso». Tra risate e cuoricini sulle chat il governo prende forma e i ministri giurano il primo giorno di giugno. Tre giorni più tardi Durigon e Altomare si danno appuntamento per pranzare insieme a Roma. Il 4 giugno si sentono per organizzare un incontro nell’ufficio di via Botteghe Oscure nella sede del partito.

Durigon ha giurato da sottosegretario il 13 giugno 2018. Da quel momento i rapporti tra i due si interrompono. Il politico abbandona l’amico al suo destino. Troppo ingombrante per lui che è diventato uomo di governo. Domani aveva contatto Durigon per chiedere una replica sui rapporti con Altomare: «Condivideva la nostra stessa passione politica e ci siamo ritrovati nella campagna elettorale, non conosco i dettagli personali... Riguardo alle feste di cui mi chiedete ho solo partecipato ma non conosco i dettagli», aveva confermato il leghista. Natan Altomare, difeso dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, ha spiegato agli inquirenti che con Di Silvio si era relazionato solo per difendere un cugino vessato.

La tesi in pratica è che i contatti con il clan erano dovuti e che a Latina è prassi, li avevano in tanti, perché i Di Silvio comandavano ovunque. Ora Altomare, assolto da quel processo, è sicuro di uscire pulito e indenne anche da questa nuova indagine. Durigon sapeva dei trascorsi di Altomare. Era a conoscenza dei suoi contatti con i boss, ma ha deciso di frequentarlo, farsi pagare le feste, rivelare notizie inedite sul governo in via di formazione. Poi una volta diventato sottosegretario sostenuto da Salvini rompe ogni rapporto. Niente di penale, solo opportunità politica, ma tutto questo non si può rivelare e scrivere. È offensivo. Parola di Durigon.

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