«Non è più tempo di ipocrisie: si ritiri l’ambasciatore del nostro paese, si consideri l’Egitto paese non sicuro e si blocchino i rapporti commerciali e la vendita di armi». È dura la reazione del segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni al contenuto della relazione finale della commissione d’inchiesta in parlamento di Giulio Regeni, e alla notizia della sponsorizzazione – già raccontata da Domani – che Fincantieri ha pagato per l’Egypt defence expo (E dex), inaugurato dal presidente Abdel Fattah al Sisi il 29 novembre scorso.

«I vertici di Fincantieri – ha detto il parlamentare – azienda pubblica con partecipazione di Cassa e Depositi, dovrebbero vergognarsi di essere il principale sponsor della fiera di armi in corso in Egitto». 

Le responsabilità dell’Egitto

«Dopo la relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni da parte del regime egiziano – continua Fratoianni – non ci sono più alibi o scuse per il governo Draghi. Il premier e il ministro degli Esteri non possono permettere ad al Sisi di continuare a prendere in giro lo Stato italiano e a oltraggiare la famiglia di Giulio Regeni». 

Dalla relazione, approvata all’unanimità dopo due anni e mezzo di lavoro, emergono una serie di elementi che attribuiscono alle autorità del Cairo responsabilità sul rallentamento e il depistaggio delle indagini della procura egiziana.

Da parte italiana, la relazione rileva come la decisione del ministro degli Esteri di richiamare dall’Egitto l’ambasciatore italiano Maurizio Massari nel 2016 sia stata una mossa vincente. Dopo quell’evento, si legge nel testo, «la procura egiziana ha fornito importanti materiali a quella italiana». Al contrario, quando l’ambasciatore ha ripreso le sue funzioni nel 2017, la collaborazione ha subito un forte arresto.

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