Ci sono circa 300 milioni di euro che Roma capitale rischia di perdere nei prossimi mesi o anni. Si tratta solo di una parte dei soldi previsti da alcune delibere del Campidoglio degli ultimi vent’anni per garantire i mutui chiesti alle banche dai concessionari privati dei Punti verde qualità (Pvq): complessivamente c’è in ballo più di mezzo miliardo di euro, 580 milioni garantiti al 95 per cento dal comune.

Lo scenario che si prefigura appare il triste epilogo di uno scandalo bipartisan ultraventennale, con amministrazioni di destra e di sinistra che, avvicendatesi al comune di Roma dal 1995 a oggi, hanno avallato e garantito economicamente uno degli accordi più assurdi che la storia ricordi: parliamo appunto dei Pvq, concessioni gratuite del Campidoglio, a imprese private, di immense aree verdi per 33 anni, per la progettazione e realizzazione di attività sportive, sociali e commerciali in cambio della manutenzione ordinaria e straordinaria del sito.

In questi anni tra inchieste della magistratura, fallimenti, lavori rimasti a metà o mai iniziati, questo progetto non è mai decollato e i nodi stanno venendo drammaticamente al pettine mettendo a rischio quasi tutto l’importo garantito dall’amministrazione capitolina: dei 75 punti previsti ne funzionano poco più di dieci.

Il fallimento

E il Campidoglio qualche giorno fa ne ha certificato il fallimento. La sindaca Virginia Raggi infatti ha firmato una delibera di giunta, da sottoporre al voto dell’aula, che approva un accordo transattivo con la Banca di Credito Cooperativo di Roma (Bcc) per le fideiussioni rilasciate dal comune, a garanzia dei mutui privati per la realizzazione dei Pvq e degli impianti sportivi capitolini. Nell’accordo sono stati inclusi anche gli impianti sportivi perché, ad aumentare il rischio di perdite ingenti per le casse comunali, c’è anche una sentenza del Tribunale civile di qualche anno fa che ha condannato Roma capitale a pagare circa 300 mila euro per dei finanziamenti erogati dall’Istituto per il Credito Sportivo (Ics) ad una associazione sportiva per dei lavori di riqualificazione di un campo di calcio: soldi garantiti dalla Bcc con fideiussioni firmate dal Comune.

Una copertura finanziaria che non riguarda un Pvq ma che ha una convenzione identica, con il Campidoglio che si è reso comunque garante per il 95 per cento dell’importo.

Una sentenza che in molti dicono potrebbe fare giurisprudenza per futuri contenziosi riguardanti i Pvq. Questo accordo transattivo permetterà uno sconto in merito ai soldi che Roma capitale deve versare alla Bcc ma sembra una dichiarazione di resa. Un accordo tardivo di fine consiliatura per mettere una toppa ad un problema ventennale e sicuramente oneroso visto che dei circa 300 milioni di mutui garantiti dal Comune, oltre 135 sono stati destinati per Pvq poi falliti e altri 153 per altri Punti verde che non godono tutti di ottima salute finanziaria.

Garanzie che, se sommiamo le fideiussioni firmate dal Campidoglio con le banche anche per i Punti infanzia, i Punti ristoro e gli impianti sportivi, ammontano a quasi 400 milioni di euro, somma presente nel bilancio del comune che diminuisce la possibilità di indebitamento dell’amministrazione capitolina per una somma pari a quella citata: 390 milioni e 366mila euro per essere precisi.

Domani ha chiesto a Roma capitale alcuni chiarimenti sulla vicenda per avere contezza di quanti soldi pubblici verranno erogati alla Bcc con questo accordo e quanti ne sono già stati sborsati in passato per mutui inevasi dai concessionari privati, cifra che, per questo secondo aspetto, secondo alcuni addetti ai lavori supera i 50 milioni. Abbiamo chiesto anche al Campidoglio cosa è stato fatto in questi cinque anni per risolvere il problema Pvq, visto che non risultano atti degni di nota da parte dell’amministrazione Raggi. Non abbiamo ottenuto alcuna risposta.

Anche nella relazione allegata al rendiconto 2020 del Campidoglio emerge un’inerzia preoccupante di Roma capitale nei confronti dei Pvq, come quella delle precedenti giunte d’altronde. Negli ultimi tre anni i sopralluoghi effettuati nei Pvq invece di aumentare sono diminuiti vertiginosamente: 76 nel 2018, 40 nel 2019 e solamente 20 nel 2020.

La storia inizia 20 anni fa

La controversa storia dei Pvq inizia con l’amministrazione Rutelli alla fine degli anni Novanta. L’elenco delle delibere di consiglio e giunta comunale su questa vicenda è lungo. Nel 1999, dopo una serie di atti amministrativi propedeutici, la giunta capitolina delibera il rilascio di fideiussioni a Bcc e Ics per i finanziamenti che devono essere erogati ai concessionari dei Pvq, per un importo complessivo pari a ben 206 milioni di euro. Poi nel 2006 il consiglio comunale approva, con un solo voto contrario, due delibere che prevedono l’impegno a garantire la concessione di mutui da parte delle banche per 180 milioni di euro. Nel 2009, durante l’amministrazione Alemanno, il consiglio comunale vota all’unanimità un’altra delibera che prevede di incrementare di altri 220 milioni di euro il valore complessivo del plafond dei finanziamenti assistibili da garanzia fideiussoria comunale. Nel mezzo, per completare l’opera, una serie di delibere varie che facilitano l’accesso ai finanziamenti, facendo saltare alcuni vincoli importanti.

Terreno fertile per affaristi senza scrupoli e criminalità, una torta troppo appetibile per non far drizzare le antenne agli speculatori e ai faccendieri.

L’emblema del disastro

La punta dell’iceberg del fallimento dei Pvq è la Città del Rugby che doveva sorgere a Spinaceto. L’opera però è nata male prima ancora della posa della prima pietra. Si tratta infatti di un investimento da 33 milioni di euro (importo coperto al 95 per cento dal Comune di Roma con garanzia fideiussoria), con assegnazione “ad aziendam” dell’area comunale, nella quale però è previsto un solo campo da rugby e per giunta non regolamentare, con misure al di sotto dei minimi standard «al fine di evitare l’abbattimento di alcuni alberi pinus pinea della pineta esistente», si legge nel progetto esecutivo.

Cioè alberi secolari “imprevisti” che, a quanto pare, nessuno aveva notato. Ora al posto del Pvq Città del Rugby i romani hanno a disposizione una cattedrale nel deserto, con il cantiere fermo da anni, che è diventata luogo per bivacchi di senzatetto e prostituzione.

Figli e figliastri

L’affaire Pvq ha travolto nel calderone anche quei pochi concessionari onesti che volevano fare impresa seria rendendo servizi sportivi e sociali alla comunità.

Tra i Pvq revocati per morosità c’è il Parco della Madonnetta dell’Axa, quartiere di Roma ovest. Revoca contestata dagli stessi esponenti del Movimento 5 stelle quando erano all’opposizione per un Pvq “considerato un modello ideale”. Nel frattempo i 5 Stelle hanno vinto le elezioni e governato Roma per cinque anni e il Parco della Madonnetta in questi anni è stato devastato da decine di incendi, dall’incuria e dai vandali, distruggendo un bene pubblico che per anni è stato un punto di riferimento per il quartiere e non solo.

Era uno dei centri sportivi più grandi della capitale, con un orto didattico per i pazienti del centro d’igiene mentale di Ostia, completamente accessibile ai disabili, tant’è che nel passato sono state fatte 7 edizioni del master nazionale del tennis in carrozzina e due edizioni dei campionati italiani a squadre di nuoto per disabili. Con varie attività ha favorito inoltre, negli anni, gli inserimenti lavorativi per le categorie svantaggiate, ex detenuti e persone con problemi psichici. Inoltre c’erano 21 ettari di parco a libera fruizione dove sono state fatte anche feste per le varie comunità di stranieri presenti a Roma.

Stesso problema ma trattamento completamente differente per il Pvq Perconti che, nonostante la revoca della concessione nel 2011 per morosità, continua la sua attività. Campi di calcio e calcetto, piscine, palestre, corsi di fitness e di ballo e uno dei settori giovanili di calcio più importanti di Roma, serbatoio importante per le squadre di serie A.

© Riproduzione riservata