L’azienda statunitense manterrà circa 8.500 lavoratori. Il 40 per cento delle quote rimarrà in capo allo Stato. Si punta alla chiusura della trattativa nella prima parte del 2026. Perplessità dei sindacati
Dopo mesi di trattative l’ex Ilva ha un nuovo acquirente. Il gruppo Flacks ha annunciato «un accordo con il governo italiano per l'acquisizione dell'acciaieria Ilva, il più grande impianto siderurgico integrato d'Europa». Lo ha comunicato l’azienda sulla sua pagina Linkedin.
Questa acquisizione «garantisce il futuro a lungo termine di una piattaforma industriale storica, sostiene circa 8.500 lavoratori qualificati e rafforza le catene di approvvigionamento europee fondamentali per i settori automobilistico, edile e delle infrastrutture», si legge nel comunicato del gruppo.
Flacks promette investimenti «fino a 5 miliardi di euro per modernizzare le operazioni, compresi l'elettrificazione e l'ammodernamento dei forni, promuovendo la decarbonizzazione, l'efficienza e la crescita sostenibile». E ha confermato che, nei piani del gruppo, lo Stato italiano «rimarrà un partner strategico con una quota del 40 per cento», con la possibilità di acquisto futuro da parte del gruppo.
«Questa transazione – si legge nel post – mette al primo posto le persone. Il nostro obiettivo è investire a lungo termine, modernizzare in modo responsabile e garantire un futuro duraturo a questo storico stabilimento siderurgico». L’offerta del gruppo statunitense è stata giudicata migliore rispetto a quella dell’altro fondo americano in gara, Bedrock.
Cosa accade ora
Il via libera dei comitati – nei quali siedono anche i rappresentanti dei creditori – rappresenta uno snodo rilevante, ma non conclusivo. Ora la palla passa ai commissari che, ottenuto il nullaosta del ministro delle Imprese Adolfo Urso, dovranno negoziare nel dettaglio con l’investitore contenuti e vincoli dell’offerta: risorse finanziarie, piano industriale, occupazione e impegni ambientali. L’obiettivo del governo è arrivare alla firma del contratto di vendita nella prima parte del 2026.
Parallelamente si apre il confronto con i sindacati, che si annuncia complesso. Il nodo principale riguarda l’occupazione: Flacks parla di 8.500 addetti, mentre Acciaierie d’Italia conta poco meno di 10 mila lavoratori, a cui si aggiungono circa 1.600 dipendenti Ilva in amministrazione straordinaria, da anni in attesa di ricollocazione. Da chiarire anche le tutele per l’indotto e l’entità degli investimenti.
Il percorso resta inoltre condizionato da altri passaggi istituzionali: l’eventuale via libera dell’Antitrust europeo e la possibile attivazione del Golden Power.
A complicare ulteriormente il quadro pesa lo stop produttivo dell’altoforno 1, ancora sotto sequestro dopo l’incendio di maggio. La procura di Taranto ha respinto per la seconda volta la richiesta di dissequestro avanzata da Acciaierie, ritenendo necessari ulteriori accertamenti. L’azienda impugnerà il provvedimento davanti al gip, sostenendo che il prolungamento del sequestro non sia coerente con i principi del sequestro probatorio e con la giurisprudenza. Intanto, la mancata riattivazione dell’impianto continua a ridurre la capacità produttiva.
Sul fronte sindacale, le posizioni sono differenziate: la Fim Cisl chiede di discutere i piani industriali prima dei nomi, mentre Uilm e Fiom esprimono forti perplessità sulla scelta di un fondo di investimento e chiedono maggiori garanzie occupazionali, ambientali e industriali.
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