Con motoscafi e striscioni, al grido di «mamma è ora di dare battaglia», gli agricoltori della Coldiretti hanno presidiato il porto di Manfredonia per protestare contro l’arrivo della nave Rooster, proveniente dal Québec e carica di 24mila tonnellate di grano canadese trattato con glifosato. È l’ultimo atto di una mobilitazione che, più che al Canada, guarda a Roma e Bruxelles: alla fragilità del sistema agricolo nazionale e all’assenza di regole chiare su trasparenza e tracciabilità. Il rischio, sottolinea coldiretti, è che vengano spacciati come pane e pasta italiani quelli ottenuti con grano importato.

Ma dietro la retorica del “made in Italy”, si nasconde una questione ben più complessa: la mancanza di una politica agricola coerente che sappia tutelare davvero la filiera nazionale senza cadere nel protezionismo né nel marketing identitario. L’agricoltura pugliese, cuore della produzione nazionale di grano duro, sta affrontando una crisi strutturale: secondo le prime stime Coldiretti, la superficie coltivata si ridurrà del 10 per cento nel 2025. Il rischio, avverte il vicepresidente Mario De Matteo, è che le piccole aziende spariscano, schiacciate tra le regole asimmetriche del mercato globale e i cambiamenti climatici.

Secondo Coldiretti Puglia, infatti, le importazioni di grano duro canadese sono aumentate dell’82 per cento a gennaio 2025 rispetto allo stesso mese del 2024, dopo un già significativo +68 per cento nell’anno precedente. Una crescita che, secondo l’associazione, sta mettendo in ginocchio i produttori locali: negli ultimi dodici mesi, il prezzo del grano pugliese è sceso di 40 euro a tonnellata. Una crisi di mercato che si somma ai costi crescenti di produzione e agli effetti della siccità, che lo scorso anno ha ridotto la resa del 20 per cento.

La denuncia non è nuova, ma il contesto la rende più significativa. Coldiretti accusa la concorrenza straniera di godere di vantaggi illegittimi: l’uso in pre-raccolta del glifosato, vietato in Italia, e di altre sostanze come Carbendazim, Malathion e l’erbicida Fenoxaprop Pethyl, vietate da anni in Europa per i loro effetti tossici o cancerogeni. «Non siamo contro le importazioni» precisa Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, «ma pretendiamo che quanto arriva in Italia dai Paesi extracomunitari sia chiaramente indicato in etichetta e soprattutto non venga miracolosamente nazionalizzato per fare pane e pasta made in Italy».

La vicenda del porto di Manfredonia, e di numerosi altri porti in cui Coldiretti si è mobilitata, riapre un dibattito mai davvero chiuso sulla tracciabilità della filiera. Nel frattempo, le navi continuano ad attraccare. E sulle tavole italiane continua a regnare l’incertezza.

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