Per tutta la seconda metà degli anni dieci del duemila, alcune zone periferiche di Roma sono state investite da proteste organizzate da sedicenti «cittadini esasperati» dalla presenza di centri d’accoglienza e campi rom. A guardare bene, però, di spontaneo c’è stato ben poco; piuttosto, si è trattata di una sorta di «strategia della tensione» xenofoba cavalcata da diversi attori politici