La procura di Milano ha chiesto di archiviare il filone dell'inchiesta su presunti appalti truccati e tangenti nella gestione dell'evento delle Olimpiadi e Paralimpiadi, che riguarda le assunzioni di persone legate al mondo della politica, tra cui la nipote dell'ex premier Mario Draghi, Livia, e Lorenzo Cochis La Russa, il secondogenito del presidente del Senato.

L'istanza è stata inoltrata al gip e trasmessa alla Corte dei Conti per eventuali danni erariali, riguarda 35 assunzioni individuate dalla Guardia di Finanza. I reati a carico di ignoti sono abuso d'ufficio, abrogato, e la turbativa d'asta applicabile però solo alle gare pubbliche e non al caso trattato.

La procura diretta da Marcello Viola ha individuato «mancanza di trasparenza in oltre 30 contratti in merito alle segnalazioni inoltrate per il tramite di esponenti pubblici, così come ricordate dallo stesso Novari», ossia l'ex ad della Fondazione. Tuttavia i pm hanno chiesto alla gip Patrizia Nobile di archiviare il fascicolo a carico di ignoti, perché da un lato l'abuso d'ufficio «non è più previsto dalla legge come reato». Dall'altro, perché sull'ipotesi di turbativa «il fatto non sussiste, in quanto le gare sono riferite solo alle procedure comparative relative alla acquisizione di beni e servizi e non a quelle relative all'assunzione di personale».

Quello delle «assunzioni vip» è uno dei tre filoni aperti dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, con l'aggiunta Tiziana Siciliano, sulla gestione dell'evento olimpico. La tranche per le accuse di turbativa e corruzione a carico di Novari e altri e su affidamenti diretti per i servizi digitali pende, invece, davanti alla Corte Costituzionale, che dovrà decidere sulla questione di «legittimità costituzionale», sollevata dai pm e accolta dalla gip, del decreto del giugno 2024, convertito in legge, che ha ribadito la qualificazione di ente di diritto privato della Fondazione.

Mentre per la procura si tratta di ente pubblico, anche perché ripiana le «perdite» con finanze pubbliche, che sono il suo «paracadute». Mentre un altro filone, ancora aperto e in fase di indagini, riguarda presunte fatture «gonfiate» nei rapporti economici tra la Fondazione e il colosso delle consulenze Deloitte.

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