Secondo l’Osservatorio dal 2006 a oggi più di 7550 giornalisti in Italia sono stati minacciati. Una media di 478 ogni anno. Tra i giornalisti più colpiti i cronisti locali che nella maggior parte dei casi sono privi di copertura legale
«L’attentato a Ranucci è la punta dell’iceberg». Lo dice Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio che monitora da circa vent’anni gli attacchi e le intimidazioni contro i giornalisti. Secondo i dati dal 2006 a oggi i casi sono quasi ottomila. Il 28 ottobre verrà presentato il rapporto 2025 a Roma in occasione della Giornata internazionale per porre fine all'impunità nei crimini contro i Giornalisti dell'Onu. Un fenomeno contro cui Ossigeno fornisce un servizio di assistenza legale insieme all’Ong londinese Media Defence.
Centinaia di giornalisti ogni anno
«Se ha rappresentato un salto di qualità nella catena di minacce a Sifgrido Ranucci, come ha detto lui stesso, l'attentato della scorsa notte nei suoi confronti è anche la punta dell'iceberg di un fenomeno più vasto e profondo: quello delle minacce, delle intimidazioni e delle azioni legali pretestuose che in Italia ogni anno colpiscono centinaia di giornalisti per farli tacere». Dal 2006 al 2024 più di 7550 giornalisti in Italia sono stati minacciati, una media di 478 ogni anno. Il primato negativo spetta al Lazio con 1160 casi, al secondo posto la Campania con 621 e seguono Sicilia e Lombardia.
Numeri in aumento
I numeri sono in costante aumento, soprattutto nel 2025, anno in cui le intimidazioni contro i giornalisti sono aumentato del 78 per cento rispetto all’anno prima. Nel 41 per cento dei casi si tratta di avvertimenti, il 14 per cento sono aggressioni e il 4 per cento danneggiamenti. Il 37 per cento invece riguarda denunce penali pretestuose e azioni civili temerarie. In inglese è noto con l’acronimo Slapps: azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica. Dai dati di Ossigeno emerge che sempre più esponenti pubblici delle istituzioni locali, con un aumento del 10 per cento, fanno uso di questo strumento legale.
Quali giornalisti
Le categorie professionali più colpite sono i cronisti locali, spesso senza contratto e quindi privi di coperture assicurative e finanziarie. Per questi giornalisti intraprendere una querela o un’azione legale infondata equivale ad anni di attesa per la conclusione di un processo che nel 90 per cento dei casi, sottolinea Ossigeno, termina con un’assoluzione. In questi casi, chi ha intentato la causa non ha subito nessuna conseguenza negativa, mentre il giornalista, anche se prosciolto, è stato «messo a tacere».
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