In tutto il mondo si celebra oggi, 27 gennaio, il Giorno della memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005.

La data scelta non è casuale: il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz e liberarono i prigionieri.

In questi giorni Domani ha raccolto testimonianze, analisi, approfondimenti e riflessioni sulla questione.

L’articolo di Michele Sarfatti evidenzia, per esempio, come nella legge italiana del 27 gennaio c’è una singolare lacuna: il suo titolo e il suo testo menzionano i «campi nazisti», ma non contengono i vocaboli fascismo, fascisti.

Mentre il testo di Gadi Luzzato Voghera sottolinea come l’antisemitismo sia un’emergenza sociale nel nostro paese: «Negli ultimi anni l’antisemitismo ha assunto un ruolo sempre più rilevante nel dibattito pubblico. Vissuto come emergenza inattesa, come strumento di propaganda politica o come linguaggio utile ad alimentare il cosiddetto black humor nei social, la sua presenza produce disagio e non è facilmente identificabile nei suoi tratti salienti».

Guri Schwarz ricorda invece come dall’inizio della pandemia abbiamo assistito, in Italia e all’estero, al moltiplicarsi di analogie banalizzanti tra la Shoah e il nostro presente: manifestanti No-vax che sfilano con la stella gialla sugli abiti o indossando finte divise da deportati, intellettuali che non resistono alla tentazione di vedere nel nostro inquietante presente l’inveramento delle loro teorie, e così descrivono il green pass come una «stella gialla virtuale».

Un punto che merita una riflessione su come concepiamo la memoria e ci interroga sui cambiamenti necessari nell’educazione scolastica per affrontare il tema della Shoah.

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