- Dall’inizio della pandemia abbiamo assistito, in Italia e all’estero, al moltiplicarsi di analogie banalizzanti tra la Shoah e il nostro presente. Merita però interrogarsi sul significato di quelle tentazioni analogiche.
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Quando è cosa viva, la memoria si nutre di analogie, di metafore e di allegorie, di accostamenti spesso azzardati, di connessioni multidirezionali e di ibridazioni della più diversa specie.
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Evocare la persecuzione degli ebrei è oggi forse il modo più semplice ed efficace per alludere a una condizione di oppressione. Quando si stimola l’inconscio collettivo con temi sovraccarichi di potenza emotiva, gli esiti sono imprevedibili.
Dall’inizio della pandemia abbiamo assistito, in Italia e all’estero, al moltiplicarsi di analogie banalizzanti tra la Shoah e il nostro presente: manifestanti No-vax che sfilano con la stella gialla sugli abiti o indossando finte divise da deportati, intellettuali che non resistono alla tentazione di vedere nel nostro inquietante presente l’inveramento delle loro teorie, e così descrivono il green pass come una «stella gialla virtuale». Per usare le parole del grande storico Marc Bloch, ques



