Tra i finanziatori di Giovanni Toti, il presidente della regione Liguria eletto per la seconda volta nel 2020, non ci sono solo i più importanti armatori del paese, industriali dei rifiuti o petrolieri molto potenti a Genova. Negli elenchi dei donatori che hanno scelto di sostenere il giornalista, ex consigliere di Silvio Berlusconi e oggi leader di Coraggio Italia, ci sono anche i costruttori collegati alla grande distribuzione che hanno interessi economici nel capoluogo ligure. Ad agosto 2020, per esempio, ha versato 50mila euro Aep (Attività edilizie pavesi), società che ha realizzato il primo centro commerciale di Esselunga a Genova, un risultato storico e affatto scontato per il marchio fondato da Bernardo Caprotti.

L’iter ha avuto bisogno di autorizzazioni regionali e soprattutto comunali. Già questo è sufficiente a sollevare il dubbio di possibili conflitti di interesse. Anche perché è lo stesso primo cittadino di Genova, Marco Bucci, ad avere ricevuto oltre 100mila euro da uno dei comitati di Toti come sostegno per la sua campagna elettorale del 2017.

Il finanziamento di Aep a Toti era noto. Quello che non si sapeva è che l’autorità antiriciclaggio aveva segnalato come sospetto quel versamento e ne aveva tracciato l’origine: sul conto, nei giorni precedenti la donazione, erano arrivati bonifici di Esselunga. Ma i misteri e i conflitti di interesse in questa vicenda non finiscono qui. Ci sono sponsorizzazioni di Esselunga ad almeno quattro eventi del comune. C’è un senatore che ha seguito Toti in Coraggio Italia e viene sfiorato dai sospetti anche l’ex tesoriere del comitato Change.

L’inchiesta dei pm

L’intreccio Esselunga–Toti è una storia che al momento non ha nulla di penalmente rilevante. Anche se presenta diversi profili di inopportunità. A differenza di altri finanziatori, Aep ed Esselunga non fanno parte del gruppo cui la Guardia di finanza di Genova ha chiesto di consegnare documenti nell’ambito dell’indagine condotta dalla procura di Genova guidata da Francesco Pinto. Ci sarebbero già i primi indagati anche se sui nomi c’è il massimo riserbo. L’ipotesi di reato invece è ormai chiara: finanziamento illecito ai comitati di Giovanni Toti.

L’indagine è nata dopo un articolo dell’Espresso di ottobre 2018 e alcune segnalazioni sospette dell’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia sui soldi ricevuti da comitati politici a partire dalla prima campagna elettorale del 2016. I comitati si chiamano Change (chiuso nel 2021) e Comitato Giovanni Toti: assieme hanno ricevuto, dal 2016 a oggi, oltre 2 milioni di euro in finanziamenti. Per fare un paragone con il caso della fondazione Open di Matteo Renzi, lì i milioni sotto osservazione sono 3,5, raccolti in molto più tempo.

Il presidente della regione non aveva voluto rispondere alle nostre domande salvo replicare tramite il suo staff, dopo la pubblicazione del primo articolo dell’inchiesta, definendolo «denigratorio», senza rispondere nel merito, e ribadendo che «i finanziamenti di cui si parla sono tutti regolarmente registrati nei termini di legge».

Nel nome di Esselunga

Da quanto risulta a Domani Aep, prima del versamento di 50mila ad agosto 2020, aveva ricevuto dei bonifici da Esselunga. Un dettaglio che aveva allertato l’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia, che aveva stilato una relazione ora in mano alla Guardia di finanza.

I bonifici di Esselunga ad Aep potrebbero essere spiegati con il fatto che l’azienda ha realizzato numerose strutture commerciali per il colosso della grande distribuzione. Ma il dubbio deriva dal fatto che Aep ha finanziato Toti mentre a Genova stava realizzando il primo supermercato Esselunga della regione. La Liguria, infatti, era monopolio della Coop, che ha sempre sostenuto il Pd. Di certo c’è che con Toti presidente della regione e Bucci sindaco di Genova, l’azienda lombarda ha finalmente ottenuto il via libera dalle istituzioni locali per costruire l’ipermercato. Abbiamo chiesto ad Aep spiegazioni sui bonifici ricevuti prima del finanziamento a Toti, ma l’azienda non ha risposto. Nessun commento, al momento, neppure da Esselunga.

A Natale 2020, all’evento di inaugurazione dell’ipermercato nel quartiere genovese di Albaro, c’erano Toti, il sindaco Bucci e anche il senatore Sandro Biasotti. «Abbiamo addirittura cambiato le leggi di questa regione – ha detto quel giorno il presidente – ma noi non stiamo facendo un regalo a Esselunga. Lo avrei fatto per qualsiasi altro gruppo». Da allora la società ha deciso di puntare molto sulla città, chiedendo una nuova autorizzazione per un secondo supermercato in zona San Benigno. Anche questa è arrivata senza problemi, nonostante le proteste soprattutto dei piccoli commercianti che si sentivano minacciati dall’eccessiva presenza di grossi ipermercati.

Anche i comitati del quartiere dove è nato il primo Esselunga continuano a protestare. A maggio, si legge sulla stampa locale, hanno denunciato i disagi iniziati dopo l’apertura. Tra questi «l’aumento di traffico causato dai clienti di Esselunga e dagli enormi bilici di rifornimento nella via e nel quartiere, l’aumento conseguente dell’inquinamento ambientale con danno per la salute e qualità della vita dei residenti».

Sullo sfondo c’è anche la guerra perenne tra la società di Caprotti e Coop. Quest’ultima aveva presentato quattro ricorsi contro il comune di Genova e l’autorità portuale, governata da un manager di fiducia di Toti. Le contestazioni vertono tutte sul piano regolatore e sulle pratiche amministrative. Sull’esito sarà necessario attendere. Intanto però il progetto del secondo centro va avanti: le ultime notizie pubbliche davano per iniziati i lavori di bonifica e sistemazione dell’area acquistata da Esselunga per realizzare il secondo e atteso supermercato.

Tra il 2020 e il 2021 Esselunga ha sponsorizzato almeno quattro eventi culturali del comune di Genova. Il primo è il più curioso: un museo a cielo aperto con l’esposizione delle opere di Jimenez Deredia. L’azienda fondata da Caprotti era gli «sponsor istituzionali» di un evento che iniziava a metà settembre, quando ancora il primo centro commerciale cittadino doveva essere inaugurato. Non sappiamo l’entità del contributo per questa manifestazione. Sappiamo invece che per un’altra manifestazione Esselunga avrebbe dovuto versare 50mila euro. Contattata da Domani, anche per chiarire questo aspetto, la società non ha ancora risposto alle nostre domande.

Illustrazione di Valentina Vinci

Milioni per il senatore

I terreni acquistati da Esselunga per realizzare la seconda struttura hanno una storia molto particolare e sono una testimonianza dell’ennesimo conflitto di interesse per il centrodestra di Toti in Liguria. Nel 2017 sono stati venduti dal gruppo Biasotti a un’anonima società, Commerciale Dora, incorporata successivamente da Esselunga. Il gruppo fa capo a Sandro Biasotti senatore, ex Forza Italia come il presidente della regione e ora tra i fondatori di Coraggio Italia, sempre al fianco di Toti. Il senatore risulta peraltro indagato in un’inchiesta con l’accusa di falso in bilancio. «Accuse totalmente infondate», aveva commentato alla notizia della chiusura indagini.

La vendita dei terreni per il gruppo è stato certamente un affare d’oro. Due anni fa il Secolo XIX aveva anticipato i dettagli del contratto, ora Domani ha ottenuto l’atto di compravendita in cui c’è scritto che quell’area, venduta per oltre 10 milioni, frutterà all’azienda un altro milione e mezzo solo a una condizione: «La parte acquirente si obbliga a versarli alla parte venditrice entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione da parte del comune di Genova dell’avviso di rilascio del permesso di costruire a favore della medesima acquirente o sua società avente causa».

In pratica il guadagno extra di Biasotti era legato a una decisione della giunta guidata da Bucci, cioè il sindaco che il senatore ha contribuito a fare eleggere e che ha beneficiato di oltre 100mila euro dal comitato Change di Toti per la campagna elettorale del 2017. Ma c’è un altro nome in questa storia che amplifica ancor di più il conflitto di interesse, già evidente con i finanziamenti ricevuti dal comitato di Toti dall’impresa costruttrice della prima Esselunga genovese.

Si tratta del commercialista Enrico Zappa. Domani ha scoperto che oltre a essere “tesoriere” del comitato Change fino al 2018, in piena operazione Esselunga-Biasotti, ricopriva la carica di sindaco nella società Biasotti group, venditrice dei famosi terreni. Nel comitato di Toti Zappa era il commercialista «delegato a operare sui conti correnti». Tra i donatori del presidente non poteva ovviamente mancare il senatore Biasotti: poco meno di 5mila euro solo nel 2020. Ancora una volta i comitati di Toti fanno da sfondo a operazioni commerciali che valgono milioni.

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