Le dichiarazioni contro la sorella di Giulia Cecchettin del consigliere del Veneto eletto in Lista Zaia, Stefano Valdegamberi, hanno suscitato polemiche e critiche da parte di tutto il panorama politico. 

«Non solo non mi hanno convinto per la freddezza ed apaticità di fronte a una tragedia così grande ma mi hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i magistrati valutino attentamente. Non condivido affatto la dichiarazione che ha fatto», scrive il consigliere in un post su Facebook che prende di mira la sorella di Giulia Cecchettin, Elena, la ragazza uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta ora arrestato in Germania e in attesa di estradizione. «Mi sembra un messaggio ideologico – ha aggiunto – costruito ad hoc, pronto per la recita. E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto…spero che le indagini facciano chiarezza. Società patriarcale?? Cultura dello stupro?? Qui c’è dell’altro? Basta andare a vedere i suoi social e i dubbi diventano certezze. Il tentativo di quasi giustificare l'omicida dando la responsabilità alla “società patriarcale”. Più che società patriarcale dovremmo parlare di società satanista, cara ragazza. Sembra una che recita una parte di un qualcosa predeterminato e precostituito. Forse mi sbaglio ed è solo la mia suggestione...».

Cosa ha detto Elena Cecchettin

Nel suo post, il consigliere ha ripreso le dichiarazioni di Elena Cecchettin pronunciate durante la trasmissione Diritto e Rovescio: «Vorrei lanciare un messaggio e spero possa essere udito da più persone possibili. Hanno additato Turetta come un mostro, ma lui non è un mostro. Il mostro è un’eccezione. Lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro», ha detto. «La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna come controllare un telefono o essere possessivi. Mi viene detto che non tutti gli uomini sono cattivi. Vero, ma in questi casi sono sempre uomini e tutti gli uomini traggono beneficio da questo tipo di società. Tutti gli uomini devono essere attenti. Devono richiamare l’amico che fa catcalling ai passanti, devono richiamare il collega che controlla il telefono alla ragazza». E ancora: «Siate ostili a questi comportamenti che possono sembrare banalità ma sono il preludio del femminicidio. Il femminicidio non è un delitto passionale, il femminicidio è un delitto di potere. Il femminicidio è un delitto di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge». Infine ha lanciato un messaggio in vista dei prossimi giorni: «Bisogna prevedere l’educazione sessuale e l’educazione affettiva in modo tale da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che se le persona dovono chiedere aiuto possano essere in grado di farlo. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto».

Il filoputiniano

Il consigliere Valdegamberi non è nuovo alle critiche ed è noto soprattutto per la sua vicinanza alla Russia putiniana. Eletto in lista Zaia seppur non è tesserato con la Lega, decide in un secondo momento di presiedere il gruppo misto. Da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina si è espresso in più occasioni a favore di Mosca, criticando il sostegno della Nato a Kiev e le sanzioni economiche imposte dagli stati occidentali.

Il suo rapporto con la Russia è radicato nel tempo. Secondo Irpimedia nel 2014 Valdegamberi ha partecipato come osservatore alle elezioni che si sono tenute in Crimea, annessa con la forza e in maniera unilaterale dal Cremlino. Negli anni successivi all’interno dei palazzi istituzionali del Veneto ha portato avanti un’attività politica in favore della Russia che si è conclusa poi con l’adozione di una mozione nel 2016 con cui la regione riconosceva l’annessione Crimea da parte di Mosca. Nel 2019 è stato invitato a Mosca dal presidente della Duma per parlare in un convegno dal titolo: “Fake News e il loro impatto sulle politiche degli stati”. E nel 2021 ci è andato invece come osservatore elettorale delle elezioni parlamentari. 

Nonostante i suoi legami con la Russia, in un’intervista al Foglio il consigliere 53enne ha detto: «Quando mi danno del filo-Putin mi girano le scatole. E sono stato in Russia come negli Stati Uniti. Sarà mica un reato?».

Le reazioni al post

«Sono parole dalle quali mi dissocio totalmente, nei concetti espressi e nelle modalità», ha detto all’Ansa il governatore del Veneto Luca Zaia. «Penso – ha aggiunto – che sia il momento del dolore e del suo rispetto, non certo quello di invocare l'intervento di magistrati sulle dichiarazioni personali della sorella di una ragazza che ha perso la vita in questo modo tragico». Anche la Lega ha preso le distanze: «Stefano Valdegamberi non è iscritto alla Lega e non è mai stato un militante della Lega», si legge in una nota.

Anche gli esponenti regionali e nazionali del Partito democratico hanno criticato il consigliere veneto. «Nel pieno di una tragedia come quella che ha investito la famiglia Cecchettin, è indegno che un rappresentante delle istituzioni, come dovrebbe essere il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, si esprima con farneticazioni che mettono sotto accusa la sorella di Giulia», lo afferma in una nota la capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani. «È davvero un mondo alla rovescia – prosegue – quello di cui si fa portavoce Stefano Valdegamberi, entrando a gamba tesa ed in maniera disumana su una ragazza che con grande fermezza e compostezza si sta facendo carico, pur nella tragedia, di diffondere messaggi costruttivi e di denuncia su un fenomeno sociale da sradicare. Valdegamberi si dimostra in questo modo perfetto testimone di quella cultura patriarcale che non sopporta le donne che parlano, una cultura che vogliamo appunto combattere. Le sue sono accuse deliranti, che tirano in ballo il satanismo e un taglio eversivo che addirittura dovrebbe indurre i magistrati ad indagare. Siamo alla follia che si aggiunge alla follia di questo come di tutti i femminicidi. Penso seriamente che il Consiglio regionale del Veneto, per tutelare la propria dignità, dovrebbe assumere seri provvedimenti».

«In base a quale elemento la magistratura dovrebbe indagare su Elena Cecchettin, sorella di Giulia? Perché fredda? Perché non si veste secondo i gusti del consigliere regionale? Le insinuazioni dell'esponente della maggioranza di Zaia in Veneto sono gravissime e per questo presenterò un'interrogazione parlamentare indirizzata alla premier Meloni: sui femminicidi non è ammissibile che esponenti istituzionali possano avere simili comportamenti», ha scritto invece in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.

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