- La storia di Rocco Barbaro è semplice e nel contempo esagerata.
- Quello che veniva indicato da una quantità di rapporti investigativi come il numero uno della ’Ndrangheta in Lombardia, finito nella lista del Viminale come «uno dei 30 latitanti più pericolosi», non solo è tornato libero a casa sua fra le creste delle montagne calabresi ma una sentenza dice pure che non è mafioso.
- È sconcertante la distanza fra le risultanze investigative e l’ultimo verdetto della Cassazione
Come si fa a passare da capo dei capi della ’Ndrangheta a cittadino senza una macchia mafiosa, come un boss braccato in ogni anfratto dell’Aspromonte si può trasformare in un tranquillo e indisturbato abitante della Locride? La giustizia italiana ha qualcosa di stupefacente, ci sono vicende indecifrabili, che provocano inquietudine proprio perché enigmatiche, comprensibili esclusivamente agli specialisti dei tortuosi percorsi della legge. La storia di Rocco Barbaro è semplice e nel contemp



