Cinque centesimi in più sulla consegna minima per lavorare sotto il sole cocente. È questo il “bonus” di Glovo per spingere i rider a lavorare oltre i 35 gradi. Lo ha svelato la Cgil, che ha dato conto di una mail ricevuta martedì dai rider del colosso del food delivery: se faranno consegne a luglio e agosto, avranno diritto a un contributo economico «per l’acquisto di crema solare, sali minerali e acqua». I bonus sono del 2 per cento tra i 32 e i 36 gradi, del 4 tra i 36 e i 40 gradi, dell’8 per cento per temperature superiori ai 40 gradi. Soldi che comunque non arriveranno subito, dato che saranno erogati con la fattura di settembre.

Il giorno dopo la diffusione della notizia, in seguito a un confronto con i sindacati, Glovo ha deciso di sospendere la misura. Silvia Casini, segretaria nazionale della Felsa Cisl, ha fatto sapere che «si è arrivati alla scelta di sospendere le misure annunciate sui contributi per poterle revisionare dentro a un confronto sindacale che proseguirà nei prossimi giorni».

Quella che apparentemente era una buona notizia, ha accusato la Nidil Cgil, conteneva in realtà un messaggio implicito. Fa tanto caldo? Tu non fermarti e lavora di più. Per questo il sindacato ha scritto a Glovo sottolineando che «nessun compenso può giustificare il lavoro in condizioni di rischio estremo». Il compenso extra, è il ragionamento della Cgil, finisce per legittimare un comportamento che invece andrebbe combattuto alla radice, spingendo i rider ad astenersi dal lavoro nelle ore più calde.

«I rider che lavorano in bicicletta o in scooter sono esposti direttamente al sole, spesso senza possibilità di riparo. Il decreto legislativo 81/2008 impone all’azienda l’obbligo prevenire tutti i rischi per la salute, incluso lo stress termico. Abbiamo quindi chiesto all’azienda di correggere la comunicazione, chiarendo che in caso di ondate di calore con livello alto l’attività deve essere sospesa. Ma non abbiamo ricevuto risposta», dice a Domani Roberta Turi, segretaria di Nidil Cgil, che ieri ha avuto un confronto anche con Deliveroo, altra piattaforma che potrebbe seguire la strada di Glovo.

In ordine sparso

La notizia è arrivata in giorni in cui le regioni fanno a gara a emettere ordinanze per concedere delle pause nelle ore centrali della giornata ai lavoratori più esposti al calore. Provvedimenti che però escludono i rider, perlopiù lavoratori autonomi e pagati a cottimo. Fa eccezione il Piemonte, che mercoledì ha allargato loro le misure previste dall’ordinanza anticaldo, pensata soprattutto per i lavoratori edili e agricoli. «Siamo i primi ad allargare l’ambito di applicazione a chi svolge consegne in città in bici o in scooter», ha detto il presidente del Piemonte Alberto Cirio.

Sempre mercoledì, al ministero del Lavoro, la ministra Marina Calderone, le imprese e i sindacati hanno firmato il nuovo protocollo quadro pensato per tutelare i lavoratori nelle giornate di caldo estremo: il documento include la riorganizzazione di turni e orari di lavoro, anche facendo ricorso alla cassa integrazione, e più attenzione agli indumenti e ai dispositivi di protezione individuale. Per la prima volta, la cassa integrazione «per eventi meteo» varrà anche per gli stagionali nel settore agricolo. Restano però escluse molte categorie, tra cui appunto i rider.

«Io lavoro per Just Eat, l’unica compagnia che dal 2021 adotta il contratto subordinato per i suoi rider. Ciò permette di avere un salario migliore e responsabilizza l’azienda, che è più attenta alle norme sulla sicurezza. Ma la cassa integrazione non vale per i lavoratori del food delivery, né gli autonomi né i dipendenti assunti», dice a Domani Antonello Badessi, corriere di Just Eat con una lunga esperienza sindacale.

Per questo le opposizioni hanno chiesto al governo di includere i rider tra le pagine del documento. «Non è un caso se Glovo ha introdotto dei bonus per i fattorini che, malgrado le altissime temperature, continuano a effettuare le consegne. È inaccettabile, Meloni non deve permette che avvenga», ha denunciato Valentina Barzotti, capogruppo del Movimento 5 stelle in commissione Lavoro alla Camera. Sulla stessa linea Arturo Scotto, capogruppo del Partito democratico in commissione Lavoro: «Non si può mettere a rischio la vita delle persone in cambio di un po’ di soldi in busta paga. Presenteremo un’interrogazione parlamentare urgente».

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