Non siamo contro i vaccini, ma «assolutamente contro il Green pass, e contro la discriminazione che deriva dalla sua applicazione». A dirlo, con la richiesta dell’anonimato, è uno dei componenti del Coordinamento No Green Pass Trieste, che nella serata di lunedì 20 settembre è riuscito a portare in piazza e in corteo per le vie del centro cittadino almeno 5.000 persone, secondo i numeri forniti dalla questura.

Una manifestazione imponente come nel capoluogo giuliano non si vedeva da tempo, anche prima della pandemia, e la cui portata ha stupito gli stessi organizzatori, «fierissimi che la città abbia risposto in questo modo». L’appuntamento era il terzo in meno di un mese, ma nessuno – hanno riferito alcuni dei partecipanti – si aspettava questa «esplosione di popolo», dovuta probabilmente anche, secondo il Coordinamento, alla prevista estensione del certificato verde ai luoghi di lavoro.

Soprattutto visto che il richiamo, hanno detto, è passato più dal passaparola che dai social, quantomeno da quelli più «mainstream»: il comitato infatti non ha una pagina Facebook, e sulla piattaforma non è stato creato nessun evento. A contare sono state le assemblee del Coordinamento e la diffusione del volantino di convocazione (poi ripostato su altre pagine e gruppi Facebook) via chat, messaggi e gruppi su Telegram.

Proprio nel volantino si ritrovano le parole d’ordine della manifestazione, così come qualche indizio sulla sua «area ideale» di origine. «Non lasciar passare il lasciapassare», si legge nel documento, «perché non è uno strumento sanitario efficace, ma solo uno strumento politico di ricatto. (…) Perché viola i diritti costituzionalmente garantiti, per primi il lavoro e lo studio (…) trasformando i cittadini da soggetti a oggetti del diritto. Perché apre la via alla digitalizzazione dei dati sensibili a fini discriminatori: oggi funziona sullo status vaccinale, domani qualsiasi altro dato potrà essere caricato sul GP [Green pass]. Perché, soprattutto, limita l’accesso agli spazi sociali e culturali, impedendo la partecipazione alla vita democratica».

Non solo No-vax

Rivendicazioni che accostano il Coordinamento alle posizioni espresse dal professor Alessandro Barbero sul tema delle discriminazioni nell’accesso a scuole, università e luoghi di lavoro, o alle riflessioni formulate dal collettivo Wu Ming in merito alla gestione sanitaria e politica della pandemia. E che rispecchiano la costituzione del Coordinamento stesso a partire dall’incontro di diverse associazioni provenienti grosso modo da un’area che si può definire di «sinistra diffusa»: solo alcune esplicitamente contrarie ai vaccini, ma tutte accomunate in primo luogo dall’opposizione al certificato verde.

«No al fascismo, no al Green pass» è stato il grido all’ingresso nel salotto di piazza Unità d’Italia, dove la manifestazione si è conclusa sotto le finestre della Prefettura con balli di strada, fischi e slogan contro il governo.

«Nei volantini è specificato: vaccinati e non vaccinati insieme contro la discriminazione», ha rimarcato a Domani il componente del Coordinamento. Il fatto che alla manifestazione fossero presenti anche molti No-vax conta poco, quello che importa, ha aggiunto, «è la libertà di scelta a livello terapeutico: ognuno deve decidere in base alle proprie valutazioni».

«Libertà», non a caso, è stata una delle parole più urlate durante un corteo che ha richiamato persone di tutte le età e classi sociali, ben oltre i simpatizzanti delle associazioni riunite nel Coordinamento: studenti delle scuole superiori, pensionati, lavoratori del porto, attivisti sociali, immigrati, antivaccinisti con cartelli con slogan come «Libertà dai vaccini pericolosi», ultras, militanti di estrema destra, candidati sindaco (le elezioni comunali sono dietro l’angolo) come il civico di destra Franco Bandelli o il capolista del movimento No-vax 3V, Ugo Rossi (coinvolto, a poche ore di distanza dalla sfilata, in una rissa con i carabinieri che lo ha portato agli arresti domiciliari).

Insulti a politici e giornalisti

Si sono trovate accanto, ha spiegato il componente del Coordinamento, «tutte le idee, tutte le posizioni politiche, tutte le classi sociali, persone che magari non si sarebbero mai parlate ma che condividono la contrarietà al Green pass». E forse, in parte, «la critica al massacro effettuato sulla sanità negli ultimi anni per la mancanza di investimenti». Durante la manifestazione non sono mancati gli slogan volgari – in taluni casi violenti - all’indirizzo del presidente del Consiglio, Mario Draghi, del ministro della Sanità, Roberto Speranza, del presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del leader della Lega Nord, Matteo Salvini.

Ma gli episodi decisamente più sgradevoli e preoccupanti sono avvenuti davanti alle sedi dei due principali media presenti in città, la redazione regionale della Rai (contro la quale sono piovute anche delle uova) e quella dello storico quotidiano Il Piccolo. In corrispondenza di tutte e due, i manifestanti hanno indugiato per lunghi minuti fischiando e gridando slogan contro i giornalisti, accusati da diversi dei partecipanti di essere «venduti», «bastardi» o financo «assassini».

Attacchi che il membro del Coordinamento non giustifica, ma che sembrano dovuti, ad ascoltare le voci del corteo, alla sensazione che quotidiani e tv (anche nazionali) offrano una narrazione dell’emergenza e dei provvedimenti del governo «a senso unico», confinando all’angolo le voci critiche indipendentemente dalla loro origine o dalla fondatezza delle loro obiezioni. La tensione, in questo senso, è alta: da mesi, gruppetti di attivisti No-vax manifestano settimanalmente sotto le finestre della sede Rai, mentre a fine agosto alla redazione del Messaggero Veneto di Udine era arrivata una lettera contenente minacce di morte e le frasi «il vaccino è un esperimento» e «vi siete venduti al governo».

© Riproduzione riservata