Un’intera giornata e tre rinvii. È stato il tempo necessario al Partito democratico per trovare l’intesa sulle candidature da presentare alle prossime elezioni del 25 settembre. La direzione del partito si sarebbe dovuta riunire in mattinata alle 11, ma era ancora troppo presto per stilare la lista dei nomi rinviata quindi alle 15, poi alle 20 e infine alle 21.30. Ma nonostante il voto di ieri notte, le liste non sono state ancora pubblicate ufficialmente, mentre circolano indiscrezioni, anteprime e dichiarazioni di esclusi e candidati.

Sono molti i deputati e i senatori esclusi dalle liste o ricandidati in posizione che rendono la loro rielezione molto improbabile. Il segretario del Pd ha dovuto fare scelte difficili, anche perché il partito dovrebbe passare da oltre 140 tra deputati e senatori a un numero compreso tra 80 e 100, a seconda di come andrà il voto. «Ho chiesto sacrifici. Mi è pesato tantissimo», ha detto il segretario Enrico Letta al termine della lunga riunione.

In polemica Monica Cirinnà uscendo dalla sede del partito: «Non ho votato queste liste ma credo che anche altri rinunceranno». Attacca invece l’ex ministro dello Sport Luca Lotti, escluso tra i candidati: «La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche», ha scritto in un post Facebook Lotti. «Il segretario del mio partito - continua - ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è».

Capicorrente

Tutti ricandidati i capi delle principali correnti del partito. Lorenzo Guerini, leader di Base riformista, è candidato al primo posto del listino proporzionale del collegio di Pavia. Andrea Orlando, leader della sinistra Pd, è candidato al primo posto del proporzionale in Liguria. Il suo alleato e vicesegretario Pd Peppe Provenano è candidato sia all’uninomale in Sicilia che al primo posto del proporzionale. Dario Franceschi, ministro della Cultura e leader della corrente centrista AreaDem sarà candidato come capolista del Pd a Napoli. «Cercherò di essere la voce al Senato di questa terra straordinaria, di questa città unica al mondo, da sempre e per sempre Capitale della Cultura». Matteo Orfini, leader della corrente dei Giovani turchi è candidato in prima posizione al proporzionale in Lazio.

Gli esclusi

Tra gli esclusi c’è il deputato Luca Lotti, ex braccio destro di Matteo Renzi, imputato nel caso Consip e coinvolto nello scandalo Palamara che ha colpito la magistratura.

Altra esclusione eccellente quella di un altro deputato vicino alla corrente della destra Pd Base Riformista. Si tratta del costituzionalista Stefano Ceccanti. Sempre dalla stessa area esclusi anche Emanuele Fiano e Tommaso Nannicini, mentre l’attuale capogruppo in Senato Andrea Marcucci sarà candidato nel collegio Pisa-Livorno: sfida non scontata, ma che non equivale ad un’esclusione automatica.

Provengono invece dalla corrente dei Giovani turchi, guidata dall’ex presidente del partito Matteo Orfini, altri due illustri esclusi: i deputati Giuditta Pini e Fausto Raciti. 

A rischio anche l’attuale sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola, candidato in terza posizione nel listino proporzionale Napoli 1 e Filippo Sensi, ex portavoce di Matteo Renzi, candidato all’uninominale Lazio 2 e in terza posizione nel listino proporzionale. Non ricandidata nemmeno l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, anche lei proveniente da Base riformista. La ex renziana Alessia Morani rinuncia invece alla candidatura nell’uninominale del collegio di Pesaro, abbinato a un terzo posto nel listino proporzionale.

Nell’area sinistra è invece difficile il ritorno di Gianni Cuperlo, escluso dalle liste nel 2018 e candidato soltanto terzo nel listino proporzionale del collegio uno della circoscrizione Lombardia uno, quello del centro di Milano.

I nomi del segretario

Non sembra foltissima la pattuglia di fedelissimi del segretario Letta. Il suo segretario politico Marco Meloni è candidato in posizione sicura al Senato in Sardegna, mentre Mauro Berruto, ex allenatore di pallavolo e amico personale di Letta è candidato in Piemonte.

Letta ha fatto anche i nomi di quattro giovani under 35, tutti militanti o giovani dirigenti del partito. Si tratta di Rachele Scarpa, vicesegretaria del Pd Treviso, Caterina Cerroni, dirigente dei Giovani democratici, Raffaele La Regina, segretario del Pd in Basilicata e Marco Sarracino, segretario del Pd di Napoli. Letta stesso sarà candidato come capolista alla Camera in Lombardia e in Veneto.

Letta ha poi celebrato la ricandidatura del deputato Alessandro Zan, autore dell’omonima legge contro le discriminazioni sull’orientamento e l’identità sessuale, capolista al proprozionale nella seconda circoscrizione del Veneto.

I sacrifici di Letta

«Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti. Impossibile per il taglio dei parlamentari ma anche per esigenza di rinnovamento», ha detto Letta alla direzione del partito. «Ho chiesto personalmente sacrifici ad alcuni. Mi è pesato tantissimo. Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Rispetto dei territori tra i criteri fondanti delle scelte».

La delibera del partito alla fine è stata approvata con 3 voti contrari e 5 astenuti, ma gli esponenti della corrente di Base riformista, una ventina circa, non hanno partecipato al voto in protesta contro la composizione delle liste.

I nomi della società civile

Numerose le candidature eccellenti provenienti da fuori dal partito. L'economista Carlo Cottarelli, candidato con +Europa, sarà capolista al Senato a Milano, mentre il virologo Andrea Crisanti sarà capolista nella circoscrizione estero Europa. Saranno candidate anche due ex sindacaliste: Susanna Camusso, ex segretaria generale della Cgil, e Annamaria Furlan, della Cisl. 

Gli alleati

Nelle liste del Pd sono poi ospitati anche buona parte dei suoi alleati. Come cinque anni fa, Pierferdinando Casini, storico leader dell’Udc a lungo alleato on Silvio Berlusconi, sarà candidato nel collegio sicuro di Bologna, all’uninominale.

Due posti per +Europa, tra cui il collegio uninomale del Senato di Roma 1 assegnato ad Emma Bonino. Quattro posti dovrebbero andare ad Articolo 1, che candiderà il ministro della Salute Roberto Speranza, Arturo Scotto, Federico Fornaro e Nicola Stumpo. Psi e Demos dovrebbero ricevere due posti ciascuno nel proporzionale. Luigi Di Maio dovrebbe ricevere una candidatura uninominale. Altri due posti sono andati alla coalizione Verdi-Sinistra Italiana.

Le difficoltà

Non è stata una riunione facile e i continui rinvii che hanno portato a chiudere la direzione verso la mezzanotte sono il segno esplicito di come per Letta non sia stato facile mediare tra le correnti. Tra i nomi in bilico c’erano quelli di Monica Cirinnà e Stefano Ceccanti. In serata Cirinnà aveva detto: «Non ho novità e non ho nulla di chiaro sul mio futuro. Io sono a disposizione del mio partito. Se i diritti sono un punto fondante del programma elettorale, senza di me mi pare complicato, ma per ora non ho novità». In serata invece la conferma: «La mia avventura parlamentare finisce qui, domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si puo' andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori». ha detto la senatrice Pd uscendo dalla direzione del partito.

Per il costituzionalista Stefano Ceccanti la questione appare simile, prima delle riunione aveva detto che il suo futuro era incerto. Ieri sera le agenzie avevano riportato la notizia che alla fine il suo nome comparirà tra i candidati nel proporzionale in Toscana, al quarto posto della lista. Ma poi è arrivata la smentita: «Leggo con stupore dalle agenzie che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze Pisa. La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta. Domani spiegherò nel dettaglio», ha detto Ceccanti.

Un fine settimana intenso

Sabato mattina si era riunita la direzione del Pd per approvare il programma elettorale. Un programma che ruota attorno a tre pilastri: sviluppo sostenibile e transizione ecologica e digitale; lavoro conoscenza e giustizia sociale; diritti e cittadinanza.

Si tratta di una prima bozza e bisognerà attendere per il programma definitivo, che invece è già stato presentato dal centrodestra la scorsa settimana e dal Movimento Cinque stelle il 14 agosto. 

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