Con le prime luci dell’alba del 28 dicembre un automezzo attrezzato è partito dalla Farmacia del Policlinico Umberto I di Roma in direzione dello Spallanzani, per ritirare le prime dieci fiale anti-Covid. Corrispondono a 50 dosi e sono state somministrate agli operatori sanitari che hanno combattuto in prima linea contro il Covid-19. Si tratta di 20 infermieri, dieci tra medici e specializzandi dei reparti Covid, oltre a tecnici di radiologia e operatori sanitari.

Per tutti loro questa è un’iniezione di speranza, ammesso che sia possibile immaginare di tornare a una vita considerata “normale”, prima del giro di boa dello scorso marzo e che adesso è ancora una meta agognata dalla popolazione mondiale. Cinque le postazioni dedicate, aperte sette giorni su sette, allestite presso la sede del Centro Unico dei Prelievi in Viale del Policlinico, che resterà aperto per dodici ore al giorno con un potenziale di somministrazione di più di duemila vaccini a settimana. Solo in questo presidio si contano più di mille adesioni alla campagna che la Direzione Generale ha raccolto prima di Natale.

Tra quanti credono nell’immunizzazione al virus che ha stravolto le nostre esistenze su tutti i fronti ci sono anche gli studenti delle facoltà di area medica dell’Università La Sapienza. Avrà fatto la sua parte anche della campagna di sensibilizzazione e di prevenzione preventiva portata avanti nei mesi scorsi dall’ateneo guidato dalla rettrice Antonella Polimeni. «Anche io farò il vaccino – spiega – seguendo le indicazioni e l’ordine di priorità che sono stati stabiliti, già entro la fine dell’anno, portando una testimonianza concreta di quanto sia indispensabile che tutti facciano la propria parte».

Per agevolare l’iniziativa è stata predisposta una piattaforma online tramite cui anche studenti e dottorandi hanno avuto la possibilità di registrarsi per ricevere le dosi, proteggersi e continuare a combattere il Covid. Ben il 90 per cento della platea ha aderito. Intanto, sono 13 i medici no vax della Capitale contro cui l’Ordine dei Medici di Roma ha aperto un provvedimento disciplinare per aver manifestato attraverso tivù e social il proprio fermo dissenso.

Da Nord a Sud non dovrebbero essere più di cento, secondo le previsioni della Fnomceo, i medici contrari alle vaccinazioni. «La stragrande maggioranza dei medici si vuole vaccinare contro il Covid e abbiamo, anzi, una forte pressione da parte di medici della sanità privata e odontoiatri che vorrebbero vaccinarsi, oltre a voler contribuire alla somministrazione delle dosi», ha dichiarato all’Ansa Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici e Odontoiatri. E si profila intanto la possibilità di ampliare le categorie che potranno avere un accesso prioritario alla vaccinazione, che ad oggi comprendono i medici dei presidi sanitari pubblici, gli ospiti delle Rsa e gli over 80enni.

Vita sociale, ristorazione, attività produttive e sportive, cultura e spettacoli, iniziative ludiche: su tutto questo la scure del Covid-19 si è abbattuta in maniera impietosa a ogni latitudine ma vivere a distanza dai propri affetti per sostenere e salvare gli quelli altrui è stato il prezzo più alto da pagare per gli infermieri e medici che hanno vissuto, e tuttora vivono sulla propria pelle il dramma della pandemia.

«Abbiamo aderito tutti con convinzione, è stata una girandola – racconta Gloria Sarcina, operatrice del reparto Covid dell’Umberto I – ma abbiamo tenuto duro tutti insieme.  Sono stati dieci mesi che hanno cambiato la nostra vita. Fai quello che devi ma poi torni a casa e hai sempre il dubbio, la paura. Ho visto mia figlia con il contagocce, è duro non poterla abbracciare. Spero di poterlo fare al più presto. Non sarà oggi che le cose cambieranno ma servono uno sguardo più ampio: questo per me è il senso della partecipazione. Mai avrei pensato di vivere una pandemia, la consideravo un’esperienza legata ai testi di storia e poi invece è diventata la mia storia. Il vaccino è la chiave di volta: è una questione collettiva che riguarda tutta la comunità».  

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