Il dirigente sportivo della Juventus difende la sua telefonata alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli riguardo all’inchiesta della procura di Perugia sull’esame di italiano al giocatore Luis Suàrez: «C'è un comunicato del club emesso ieri che chiarisce bene la posizione mia e della società. Sono molto tranquillo» ha detto rispondendo a Sky Sport prima del derby Juve-Torino. Per lui nessun comportamento poco opportuno: «Sono amico della ministra De Micheli, da quanto eravamo ragazzi. Siamo cresciuti insieme, anche lei ha già chiarito questa posizione ieri. Se rifarei le stesse cose? Assolutamente sì». «Credo che non sia inopportuno parlare con una persona che si conosce da tantissimo tempo per chiedere una informazione. Anzi è meglio chiedere alle persone che conoscono meglio di te, fare domande non è assolutamente un reato», ha detto il dirigente prima del derby con il Torino.

La ministra De Micheli ieri ha dato la stessa versione con una nota, confermando di avere chiamato anche il ministero dell’Interno. «Come dichiarato anche ai magistrati in qualità di persona informata sui fatti, lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, mio amico di infanzia e originario della mia stessa città, mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del calciatore Luis Alberto Suárez Díaz». Lei non conosceva la procedura, ma si è mossa: «Non avendo conoscenza della procedura specifica, ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni necessarie per completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez». Ogni racconto differente, ha concluso, «è pura strumentalizzazione che non corrisponde a quanto accaduto realmente, dal momento che non ho nulla a che fare con la procedura d’esame d’italiano di Suarez, oggetto dell’inchiesta».

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