Il riferimento al concetto di crisi è forse quello più ricorrente nel discorso che papa Francesco ha tenuto oggi, 15 ottobre, di fronte ai membri di Comunione e Liberazione, ricevuti in udienza.

Oltre 60mila aderenti hanno riempito piazza San Pietro. Occasione dell’incontro è stato il centenario della nascita di don Luigi Giussani, che nel 1954 diede vita al movimento – fino al ‘68 noto come Gioventù studentesca - tra le fila degli studenti cattolici di Milano. 

Il discorso

Al centro del confronto un’analisi su problemi, divisioni e “impoverimento” all’interno dell’organizzazione, con l’invito a una sintesi critica dei motivi di conflitto.

Un anno fa il cambio dei vertici in Cl con le dimissioni di Julián Carrón, che era subentrato alla guida del movimento nel 2005, proprio alla morte del padre fondatore. Dimissioni volute dal Vaticano per l’eccessivo personalismo del sacerdote spagnolo.

Carrón oggi ha incassato i ringraziamenti del Pontefice «per aver mantenuto fermo il timone della comunione con il pontificato». 
E Bergoglio è partito da qui per ricordare quanto siano complessi i “periodi di transizione”, ricordando che le difficoltà attraversate ora da Comunione e Liberazione sono comuni a quelle sperimentate da «tante fondazioni cattoliche nel corso della storia». 

Tornando a commemorare don Giussani, “padre e maestro”, il papa ha ricordato le origini di Cl che nacque, per come è conosciuta oggi, in mezzo alle tensioni sociali del 1968.

Francesco ha poi voluto rimarcare che la crisi apre a tempi di “discernimento critico” e che «non va ridotta al conflitto, che annulla». L’invito si è fatto poi diretto ai suoi interlocutori: «Non sprecate il vostro tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni». 

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