Non si sanno contenere: dopo i proclami di europeismo da campagna elettorale, appena la situazione si complica i partiti di governo tornano alle loro antiche posizioni di ostilità verso Bruxelles e le istituzioni dell’Unione europea. «Non ho capito il regalo di Natale che la presidente Lagarde ha voluto fare all’Italia», scrive su Twitter il ministro della Difesa e co-fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto.

Le decisioni di politica monetaria annunciate ieri dalla Bce, però, non sono mirate contro l’Italia e neppure difficili da interpretare: l’obiettivo della banca centrale è avere un’inflazione nell’eurozona intorno al 2 per cento annuo, quella del 2022 è prevista intorno all’8,4 e dunque Christine Lagare e il consiglio dei governatori fanno ciò che stanno facendo tutte le banche centrali del mondo: alzano i tassi di interesse.

La stretta, peraltro, è stata inferiore ad alcune delle aspettative, soltanto 0,5 per cento invece che 0,75. E così il tasso di interesse di riferimento nella zona euro arriva al 2 per cento.

Con un’inflazione sopra l’8 per cento, questo significa che i tassi reali, cioè al netto dell’inflazione, sono ancora parecchio negativi: chi presta soldi al tasso fissato dalla Bce, cioè, a scadenza riceve indietro denaro con cui comprerà meno cose di quando lo aveva prestato.

Lagarde ha anche chiarito che il terminal rate, cioè i tassi in vigore al termine del processo di rialzi, dovrà essere più alto di quello che pensavano i mercati, cioè 3,25 invece che l’atteso 2,8 per cento.

C’è dibattito tra economisti sul fatto che politiche monetarie restrittive siano davvero efficaci in un contesto in cui l’inflazione dipende in gran parte da shock esterni (la crisi energetica e la guerra in Russia) e dal faticoso aggiustamento dell’economia mondiale al mondo post-pandemia. Ma è un fatto che tutte le banche stanno alzando i tassi, dalla Svezia all’Inghilterra alla Federal Reserve.

Fine delle promesse

Il governo non dovrebbe stupirsi, ma la tentazione di trovare un capro espiatorio esterno per l’impossibilità di mantenere tutte le promesse fatte in queste settimane è forte. La legge di Bilancio in discussione affronta solo in piccola parte i dossier al centro del messaggio elettorale di Lega e Fratelli d’Italia, dalle pensioni alla flat tax, ma le rassicurazioni governative che questo è soltanto l’antipasto si scontreranno con la dura realtà del contesto macroeconomico.

Tra marzo e aprile il governo dovrà decidere se prorogare gli aiuti per contenere le bollette delle famiglie, soprattutto a basso reddito, che già si sono mangiati il grosso della manovra (21 miliardi su 35).  Proprio in quei mesi la Bce inizierà a ridurre gli acquisti di titoli di Stato, già a marzo e per 15 miliardi al mese (più dei 10 attesi dai mercati), e come l’Italia è stata la principale beneficiaria degli acquisti straordinari sarà quella più esposta alle conseguenze della fine degli aiuti. Con possibili aumenti del costo del debito pubblico.

Visto che il governo si sta bruciando le poche risorse rimaste per le misure simboliche – tipo pensioni e flat tax – con impatto minimo sulla crescita, rischia di arrivare in primavera in una condizione difficile e senza margini di azione, nonostante la crescita del Pil 2022 dovrebbe essere migliore delle attese, tra 3,8 e 3,9 per cento.

Italia a rischio

Crosetto si sta soltanto mettendo avanti, rincara la dose con un secondo tweet: «Per chi non avesse capito l’effetto di decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco». E pubblica l’andamento del prezzo dei Btp che, come inevitabile quando salgono i tassi di interesse, scende. Non per un complotto di Lagarde contro l’Italia, ma perché a fronte di un tasso di interesse di riferimento più alto, il prezzo si adegua per garantire un rendimento coerente con il mutato contesto.

Le borse, in Europa e negli Stati Uniti, scendono perché i banchieri centrali – ieri Lagarde, prima Jay Powell della Fed – danno tutti lo stesso messaggio: anche se l’inflazione sta un po’ rallentando la sua corsa, il pericolo inflazione non è affatto scongiurato. Anzi, Lagarde avverte già che potrebbero esserci peggioramenti dopo le feste.

L’Italia è sempre guardata con sospetto in Europa, e le reazioni del governo a un contesto sempre più difficile rischiano di vanificare gli sforzi fatti per approvare una legge di Bilancio con saldi graditi da Bruxelles e dai mercati.

Il fatto che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti abbia rimandato a chissà quando la ratifica della riforma del Mes, il fondo salva-stati diventato a suo tempo ossessione degli euroscettici, può incrinare la fragile reputazione dell’esecutivo. Che in questo momento dovrebbe soltanto tenere un basso profilo, e non lasciare i ministri fare polemiche euroscettiche su Twitter come quando Fratelli d’Italia era al 4 per cento.

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