Tutti gli sguardi sono puntati sulla crisi in Ucraina orientale, dove il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato all’esercito di entrare nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk di cui ieri sera ha riconosciuto l’indipendenza.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, parlando alla nazione ha annunciato l’imposizione di sanzioni «coordinate con i partner» più dure nei confronti della Russia di quelle già inflitte nel 2014. «La Russia ha decisamente fatto una mossa contro l'Ucraina, riconoscendo gli Stati nell'est, quindi annuncio nuove sanzioni in risposta», ha detto Biden, che «si inaspriranno se la situazione peggiorerà».

La Russia ha schierato circa due terzi del suo intero esercito ai confini con l’Ucraina orientale. I territori delle due repubbliche sono presidiati da forze filorusse, ma potrebbero esserci incidenti con i soldati ucraini schierati al confine presidiato dai separatisti.

La situazione è particolarmente tesa dopo che Putin ha annunciato che il riconoscimento riguarda l’intero territorio degli oblast (regioni) di Donetsk e Luhansk, non soltanto l’area occupata dai separatisti.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato questa mattina dicendo che «non cederemo niente a nessuno» e ha chiesto una reazione forte da parte dei propri alleati. Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito e Giappone si preparano ad approvare sanzioni nei confronti della Russia.

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19.27 – Intanto è stato comunicato il pacchetto di sanzioni europee. Colpisce tutti i membri del parlamento russo che hanno votato il riconoscimento delle repubbliche separatiste e decine di altri individui e società.


19.05 – Tra poco parlerà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.


18.40 – Un altro segnale preoccupante: il ministero degli Esteri russo annuncia l’evacuazione della sua ambasciata a Kiev.


18.10 – Nel suo discorso oggi pomeriggio, Putin ha formulato anche una serie di richieste all’Ucraina, tutte considerate al momento inaccettabili dagli analisti. Si tratta del riconoscimento dell’annessione della Crimea, occupata dalla Russia nel 2014, la rinuncia ad entrare nella Nato e una dichiarazione di neutralità. Infine, Putin chiede la demilitarizzazione del paese.


17.47 – Ad una domanda successiva, Putin ha risposto che le truppe russe non entreranno immediatamente nei territori di cui riconosce l’indipendenza, un gesto che significherebbe entrare in conflitto diretto con l’esercito ucraino. Quanto andranno avanti, ha detto «dipenderà dalla situazione sul campo».


Putin, la Russia riconosce l’intero territorio delle repubbliche

Il presidente russo ha appena dichiarato che la Russia riconosce l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nella loro estensione totale. Questo significa che la Russia riconosce come parte di quel territorio l’intero territorio amministrativo e non solo il 30 per cento circa occupato al momento dai separatisti. Si tratta, hanno commentato diversi analisti, di una decisione che porta molto vicini alla guerra.


17.40 – Sempre dall’Italia: domani il ministro degli Esteri riferirà alla Camera sulla crisi in corso. La settimana prossima sarà il turno del presidente del Consiglio Mario Draghi.


17.30 – Matteo Salvini, il politico italiano considerato più vicino alla Russia, ha rilasciato poco fa la sua prima dichiarazione sugli sviluppi della crisi Ucraina. «La domanda è – si è chiesto Salvini – quanto sono servite le passate sanzioni? Quanto hanno risolto? Quanto sono costate all'Italia? Alle aziende italiane? Le sanzioni sono l'ultima opzione».


17.20 – Con la sospensione dei voli di Turkish Airlines i cieli dell’Ucraina sono ormai quasi completamente vuoti. Nessuna compagnia vuole volare sui territori in cui, nel 2014, i separatisti filo russi abbatterono un aereo della Malaysia Airlines, uccidendo tutte le 298 persone a bordo.


17.10 – Il senato russo ha autorizzato l’utilizzo della forza militare all’estero per aiutare le due repubbliche separatiste.


16.45 – Il presidente russo Vladimir Putin ha ufficialmente chiesto al senato russo l’autorizzazione a usare le forze armate all’estero. 


16.12 – Il giornalista Shaun Walker fa notare che Turkish Airlines, che ha appena cancellato alcuni voli diretti in Ucraina, vola in alcuni dei luoghi più pericolosi del mondo. Dalla capitale della Somalia Mogadiscio a Baghdad, in Iraq.


16.00 – Un altro aspetto delle possibili sanzioni contro la Russia.


Il punto alle 15.30

  • Il ministero degli Esteri russo dice che per il momento non saranno inviate truppe nelle repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale. Ma un video pubblicato questa notte da Reuters sembra smentirlo.

  • Il Regno Unito ha annunciato le prime sanzioni: dirette a cinque banche e tre individui che fanno parte della cerchia di Putin, tutti già in precedenza sanzionati dagli Usa. Le sanzioni sono giudicate molto deboli.

  • L’Unione europea comunicherà le sue sanzioni nel pomeriggio, mentre la Germania ha già annunciato una delle mosse più importanti della giornata: la sospensione del gasdotto Nord Stream II.


14.10 – La Russia annuncia che non manderà truppe nell’est dell’Ucraina, «per ora». 


13.50 – Sanzioni da Londra

Il discorso di Boris Johnson al parlamento britannico. Il premier ha reso note le iniziative che intende prendere verso Mosca. «La deliberata distruzione di un vicino pacifico: ecco cosa intende fare Putin». Avevamo previsto che tutto ciò sarebbe accaduto, e ora dobbiamo reagire in vista dei prossimi passi di Mosca. «Rischiamo di essere i bersagli di una guerra su ampia scala, i nostri sforzi diplomatici potrebbero esser vani». Oggi Londra sanziona cinque banche russe e tre individui. «Questa è la prima barriera, ma ci prepariamo a fare di più».


13.30 – Sanzioni da Bruxelles

La dichiarazione congiunta di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.

The decision of the Russian Federation to recognise as independent entities and send Russian troops to certain areas of Ukraine’s Donetsk and Luhansk oblasts is illegal and unacceptable. It violates international law, Ukraine’s territorial integrity and sovereignty, Russia’s own international commitments and it further escalates the crisis.

«Entrambi i presidenti accolgono con favore l’unità degli stati membri e la loro determinazione a reagire vigorosamente e rapidamente alle azioni illegali della Russia, in stretto coordinamento con i partner internazionali». 

Un incontro informale dei ministri degli Esteri, presieduto dall’alto rappresentante Josep Borrell, si terrà alle 16 di oggi. «Dopo il vertice, un primo pacchetto di sanzioni verrà formalmente presentato più tardi nel pomeriggio. Gli organi competenti finalizzeranno il pacchetto senza rinvii».

In cosa consiste il pacchetto? Colpire chi è coinvolto nella decisione illegale, le banche che finanziano l’esercito russo e altre operazioni in quei territori, la capacità della Russia di accedere ai capitali, ai mercati finanziari e ai servizi Ue, per limitare il finanziamento di politiche aggressive e di escalation, e «assicurare che i responsabili percepiscano nitidamente la conseguenza economica delle loro azioni illegali e aggressive».

The package contains proposals: to target those who were involved in the illegal decision, to target banks that are financing Russian military and other operations in those territories, to target the ability of the Russian state and government to access the EU’s capital and financial markets and services, to limit the financing of escalatory and aggressive policies, and to target trade from the two breakaway regions to and from the EU, to ensure that those responsible clearly feel the economic consequences of their illegal and aggressive actions.

13.10 – Le sanzioni di Londra. Il premier britannico Boris Johnson conferma che avvierà un pacchetto di sanzioni «per colpire Mosca».


12.50 – Anche il governo siriano prende posizione sulla crisi ucraina. Il ministro degli Esteri elogia il riconoscimento di Donetsk e Lugansk da parte della Russia: «Un passo verso la difesa della pace mondiale», stando a Faisal Mekdad. Il ministro si trova in visita a Mosca. «Collaboriamo da molto tempo con le due repubbliche e crediamo che queste condizioni attuali contribuiranno ad aumentare cooperazione». La Siria lascia intendere che i dialoghi sul tema risalgano già a fine 2021: l'ufficio del presidente Assad ha affermato di aver ricevuto a dicembre una delegazione di legislatori russi, compresi i rappresentanti della regione di Donetsk, e ha detto loro in quel momento che Damasco «è pronta a riconoscere la Repubblica di Donetsk».


12.16 – Stop al gasdotto Nord Stream 2, la conferma arriva dal cancelliere Olaf Scholz. 

Il governo tedesco ferma il controverso gasdotto Nord Stream 2. In vista dell'aggressione russa nell'Ucraina orientale, la Germania sta traendo le prime conseguenze: secondo le informazioni dello Spiegel, il ministero dell'Economia ha sospeso il processo di certificazione per Nord Stream 2. 


12.09 – Mentre il presidente ucraino ventila la rottura delle relazioni diplomatiche con Mosca, il Cremlino replica: «Questo rende le cose persino più difficili».


11.55 – Anche la Turchia entra nel caso Donbass. Il presidente Recep Tayyp Erdogan dichiara che la decisione di Mosca di riconoscere due regioni separatiste nell'Ucraina orientale è «inaccettabile» e chiede il rispetto delle leggi internazionali. «Riteniamo inaccettabile questa decisione della Russia. Ribadiamo il nostro invito alle parti a rispettare il buon senso e il diritto internazionale».


11.35 – I rappresentanti dei governi Ue, riuniti nel Coreper II, lanciano un messaggio di unità: l’Unione europea risponde alle decisioni russe con sanzioni mirate contro le persone coinvolte, in stretto coordinamento con gli alleati. «C’è accordo per l’adozione di un programma con rapidità».



11.30 – La Duma ha approvato all’unanimità il riconoscimento di Donetsk e Lugansk.


11.15 – Non ci sarà una «guerra totale» né «un’escalation di vasta scala», ma se dovesse accadere «l’Ucraina combatterà», ha detto il presidente ucraino Zelensky in una conferenza stampa con il presidente estone arrivato a Kiev per offrire solidarietà al paese.


11.10 – La prima dichiarazione del presidente Mario Draghi sulla crisi in Ucraina:

Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia.


11.05 – Nell’attesa delle decisioni russe e delle sanzioni europee, emergono le prime potenziali linee di frattura nel fronte europeo e americano. Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto esplicitamente che tra le sanzioni ci sia il blocco del gasdotto Nord Stream 2, un progetto importantissimo per la Germania, ma che i politici locali esitano a bloccare.
Nel Regno Unito, il governo ha annunciato sanzioni pesantissime, ma in molti si chiedono se arriveranno a colpire gli oligarchi russi alleati di Putin e le centinaia e centinaia di milioni di euro che hanno investito nella City di Londra.


10.55 – Per chi ha bisogno di un ripasso, qui trovate la spiegazione delle tensioni in Ucraina orientale, la storia del conflitto del 2014 e l’origine delle due repubbliche separatiste che Putin ha ufficialmente riconosciuto ieri sera.

10.45 – Circola molto questo video del politico ultra nazionalista russo Vladimir Zhirinovsky, considerato anche in Russia un personaggio sopra le righe, che in un discorso del 27 dicembre scorso prevedeva con precisione quasi oraria l’inizio dell’invasione ucraina.
 


10.25 – Negli ultimi giorni la tensione per il conflitto in Ucraina è diventata sempre più forte. In Russia, i media vicini al governo hanno iniziato un vero e proprio sbarramento di notizie sulla “aggressione ucraina”. Il numero di articoli dedicati a questo tema è triplicato in un mese.
 


10.15 – La questione chiave al momento sembra essere questa: la Duma, cioè il parlamento russo, riconoscerà le repubbliche separatiste nei confini che rivendicano, e che comprendo territorio attualmente controllato dagli ucraini, oppure soltanto all’interno dei territori che controllano effettivamente? Nel primo caso, evitare un conflitto aperto sembra molto difficile.


10.05 – È iniziata la riunione del parlamento russo sul riconoscimento delle repubbliche separatiste nell’Ucraina orientale. La decisione dovrebbe passare senza problemi e probabilmente la parte più significativa del dispiegamento di truppe avverrà soltanto dopo il voto.


9.55 – Si discute molto della riunione del consiglio di sicurezza della Federazione russa di ieri, che ha preceduto la decisione di riconoscere le repubbliche separatiste e di inviare truppe sul loro territorio. Nella riunione, trasmessa in diretta televisiva, Putin ha letteralmente sgridato il suo capo dei servizi segreti, Sergei Naryshkin, che sembrava in imbarazzo nel proporre il riconoscimento.
 

9.40 – Le nuove sanzioni contro la Russia saranno probabilmente annunciate nel pomeriggio. Il primo ministro britannico Boris Johnson parlerà alle 12.30 e il parlamento discuterà, mentre i ministri degli Esteri europei si incontreranno nel pomeriggio.

Quasi sicuramente l’Unione europea emetterà soltanto sanzioni mirate: il pacchetto completo verrà tenuto di scorta, in caso l’occupazione delle repubbliche separatiste dovesse trasformarsi in un’invasione dell’Ucraina in piena regola.


9.20 – In questo tweet si vede chiaramente la differenza tra i territori di fatto controllati dai separatisti e che Putin ha ordinato di occupare e la più ampia area delle regioni di Donetsk e Luhask, presidiata dagli ucraini.


9.05 – Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno ritirato il personale diplomatico che ancora si trovava in Ucraina. Secondo fonti americane, funzionari del governo degli Stati Uniti avrebbero discusso con il presidente ucraino Zelensky la possibilità di trasferirsi nella città occidentale di Lviv in caso di attacco russo.


8.55 – Oltre 150mila soldati russi sono schierati al confine con l’Ucraina in questo momento.


8.45 – Un dettaglio importante è che Putin ha riconosciuto le repubbliche autonome negli attuali confini che controllano «di fatto» in questo momento, e non, come suggerivano alcuni, il più ampio territorio di Donetsk e Luhansk, in parte controllato dall’esercito ucraino e la cui inclusione nel riconoscimento avrebbe portato quasi sicuramente a uno scontro armato.


8.40 – L’agenzia di stampa Reuters è stata tra i primi a riportare notizia di spostamenti di mezzi militari verso l’Ucraina orientale.


8.30 – Benvenuti al liveblog di Domani sulla crisi in Ucraina orientale.

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