A L’Aquila nel terremoto del 2009 hanno perso la vita otto universitari nel crollo della casa dello studente. Struttura che a distanza di 14 anni non è ancora stata ricostruita. Con il risultato che gli studenti sono stati trasferiti di nuovo in un edificio non totalmente sicuro, è scritto nel verbale di vulnerabilità sismica. È questo il destino beffardo per molti giovani che vivono e studiano nel capoluogo abruzzese dove 15 anni fa sono morte oltre 300 per la devastante scossa delle 3:32.

Negli ultimi anni lo studentato dell’azienda regionale per il diritto allo studio (Adsu) si trovava nell’ex caserma militare "Campomizzi". Lo scorso anno l'ente, presieduto da Eliana Morgante, nominata dalla Lega (oggi dimessasi perché candidata alle elezioni regionali del 10 marzo), ha trasferito la casa dello studente in una palazzina dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater).La proposta di insediamento dello studentato nella sede attuale era stata fatta, a settembre 2022, dalla stessa Morgante e Isidoro Isidori, presidente dell’Ater, anche lui della Lega.

Con una delibera del 6 settembre 2022 il cda dell’Adsu determinava «di condividere l’iniziativa della Presidente Morgante finalizzata alla stipula di apposito accordo con l’Ater prevedendo, in una prima fase e per un periodo di sei anni, la locazione di una palazzina situata nel complesso “il Moro”», nella periferia ovest. All’inizio del 2023 l’accordo tra Adsu e Ater - entrambi di dipendenza regionale - è stato osteggiato dall'allora direttore amministrativo dell’Adsu, Luca Valente, che si è rifiutato di firmarlo.

In una lettera del 17 gennaio 2023 ai vertici Adsu e alla Regione Abruzzo, Valente dichiarava «l'impossibilità di configurare, anche minimamente, una residenza universitaria in un immobile costruito per civile abitazione». Lapidario, Valente scriveva che «diversamente si reitererebbe l’identica situazione esistente in via XX settembre, dove, dopo 40 anni, si è scoperto che la struttura, destinata ad appartamenti per civile abitazione dall’Opera Universitaria che l’aveva acquistata, e dagli enti successivi che l’avevano gestita (opera universitaria, Comune di L’Aquila, Regione Abruzzo, Adsu) era stata trasformata in residenza universitaria senza averne le caratteristiche strutturali né la destinazione d’uso».

Lo studentato di via XX settembre è quello, appunto, in cui sono morti otto studenti sepolti dalle macerie del crollo provocato dal terremoto.

Altro che 100 per cento

Valente è stato sostituito a marzo da Paola Di Salvatore, un’altra dirigente regionale, anche lei rimossa a settembre. L’avvicendarsi di due direttori in così poco tempo fa sorgere dubbi. Abbiamo provato a sentirli, ma senza successo. A dicembre, dopo la nomina di un terzo direttore, Michele Suriani, anche lui vicino alla Lega, l’ex direttrice ha vinto al tribunale del lavoro la causa contro la rimozione dal suo incarico. Anche per aver ignorato questa sentenza, la regione Abruzzo ha chiesto da fine gennaio 2024 il commissariamento dell’Adsu.

Il verbale di vulnerabilità sismica dell’edificio, ordinato dall’Ater e mai consegnato agli ex direttori, rivela che lo stabile non raggiunge il 100 per cento di sicurezza: si ferma al 77,7 per cento. Il documento è del 31 agosto, due mesi prima l’ingresso degli studenti.Il 100 per cento di sicurezza è obbligatorio per gli edifici “strategici”, ovvero edifici di pubblico interesse, come ospedali, università. Secondo alcune interpretazioni giuridiche, tuttavia, lo studentato sarebbe come le comuni abitazioni, dove il 100 per cento di sicurezza non è necessario.

«Con le norme del post-sisma, la sicurezza sismica delle comuni abitazioni deve essere almeno del 60 per cento», spiega a Domani Antonello Salvatori, professore dell’Università dell’Aquila e perito tecnico di molte procure, tra cui L’Aquila e Rieti. Oltre agli obblighi di legge, però, L’Aquila ci ha insegnato amaramente cosa significa sottostimare i rischi. «Comparandola a scuole e ospedali, la residenzialità studentesca dovrebbe raggiungere il massimo della sicurezza», afferma Salvatori. Ospitare gli studenti in un edificio che non garantisce il 100 per cento significa «fare una valutazione del rischio oggettivo a cui vengono sottoposte le persone».

«Le faccio una domanda: le case private dell’Aquila dove vivono in affitto gli studenti, hanno il 100 per cento di sicurezza sismica? Non penso», risponde Isidori quando Domani gli chiede di commentare la vicenda. Secondo il presidente dell’Ater «quello non è uno studentato e quindi è falsa l’esigenza del 100 per cento di sicurezza».

Eppure, come risultato di due bandi dell’Adsu, oggi vivono nella struttura una cinquantina di studenti, con portierato e lavanderia comune. Sulla natura dei lavori di adeguamento sismico dell’edificio che li ospita, anche la regione ha chiesto a gennaio chiarimenti all’ente per il diritto allo studio.

Nei giorni scorsi, l’Adsu ha acquisito dal comune de L’Aquila, tramite permuta, le spoglie di una ex scuola media distrutta dal terremoto, dove dovrebbe sorgere la nuova casa dello studente. Manca però il progetto. Intanto, la regione ha sollecitato l’Adsu stessa a individuare un commissario straordinario e procedere allo scioglimento del cda. Per gli studenti continua l’attesa in una casa sicura sì ma non troppo.

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