La Corte denuncia le possibili disparità di trattamento tra i migranti ospitati nei cpr in Italia e degli altri invece trasferiti in territorio albanese: «La dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il diritto internazionale». Il governo contro la Cassazione
La Corte di cassazione rifila un nuovo stop al governo dopo lo scontro sul decreto Sicurezza. Questa volta mette in dubbio uno dei capisaldi della propaganda di Giorgia Meloni sulle politiche migratorie.
La suprema corte solleva infatti dubbi sulla costituzionalità dell’accordo tra Italia e Albania sui centri per i migranti. In una relazione, anticipata dal Manifesto, viene infatti rilevato che «la dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il diritto internazionale». In punto di diritto vengono elencate le perplessità giuridiche.
Centri in Albania: disparità di trattamenti
Nel dettaglio viene evidenziata dalla Cassazione «una complessiva disparità di trattamento» e quindi «le modalità di esercizio del diritto di difesa delle persone straniere trattenute in Albania non risultano disciplinate da norme legislative ma affidate alla discrezionalità del responsabile italiano del centro». Insomma, alla base c’è il rischio di una disparità di trattamento delle persone sulla base di normative disomogenee.
Allo stato attuale, ha sottolineato la Corte, esiste un «dislivello giuridico derivante dall'extraterritorialità» e la difficoltà a garantire pari diritti «ai migranti condotti nei siti albanesi».
La questione riguarda anche l’eventuale liberazione dai centri dei migranti trattenuti in Albania. C’è la «materiale impossibilità, in caso di detenzione all'estero, di rimettere in libertà l'individuo, una volta che siano cessati gli effetti del titolo del trattenimento». Quindi sarebbe necessario attendere che vengano presi sotto il controllo delle autorità italiane. Ma «appare oltremodo probabile che si verifichi un trattenimento dello straniero sine titulo della durata di diverse ore, se non addirittura di alcuni giorni».
L’attacco del governo alla Cassazione
La replica del governo è stata affidata al ministro degli Affari europei, il meloniano Tommaso Foti: «Mentre in Europa l'approccio del governo Meloni al contrasto dell'immigrazione irregolare viene adottato come modello di riferimento, in Italia alcuni organi giurisdizionali sembrano più impegnati a ostacolarne l'azione».
Il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, ha risposto per le rime: «Ricordo agli esponenti della maggioranza che l’azione della magistratura, secondo il principio della separazione dei poteri, risponde al dettato della nostra Costituzione, non al potere esecutivo. Costituzione che la destra sta abbattendo a colpi di provvedimenti assurdi».
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