L’architetto rompe il silenzio con un post sui social e specifica il senso dei suoi messaggi al sindaco Sala, tra cui quello del «warning». Nel suo lungo ragionamento denuncia un danno alla reputazione e la «denigrazione della città»
«Sono un architetto e non un cementificatore». Con questo concetto Stefano Boeri, l’architetto coinvolto nell’inchiesta a Milano sull’urbanistica, ha rotto il silenzio sull’inchiesta che lo riguarda.
«Nei giorni scorsi sono stato oggetto di una violenta campagna diffamatoria, dovuta in particolare alla diffusione di una serie di frammenti decontestualizzati di miei messaggi privati, trasmessi agli organi di informazione prima che ai miei legali e al sottoscritto.
Una situazione incresciosa, non nuova in Italia, che sull’onda di un processo mediatico trasforma in colpevole chi, come nel mio caso, è semplicemente coinvolto in un’indagine preliminare», ha premesso l’archistar sui propri canali social.
Il caso del warning a Sala
Da qui, poi, l’archistar è entrato nel merito della vicenda: «Mi sono reso conto che questo mio silenzio ha lasciato spazio a troppi dubbi e malevole interpretazioni», ha aggiunto. La puntualizzazione è arrivata in particolare sul «“warning” espresso in un mio messaggio (del 23 giugno 2023, ndr) al sindaco di Milano» che «non era una minaccia, ma invece un vivo allarme per l’operato della Commissione Paesaggio del Comune che continuava a bocciare il progetto della nostra “Torre Botanica” adducendo ragioni che non avevano nulla a che vedere con i compiti attribuiti alla Commissione stessa». Era uno dei passaggi che più aveva fatto discutere.
Boeri ha quindi proseguito: «Aggiungo che il nostro progetto per via Pirelli 39, dopo un anno di incontri e accese discussioni, è stato approvato dalla Commissione solo dopo la sofferta rinuncia all’idea originale di “Torre Botanica”(un’architettura sperimentale e avanzata a cui tenevo molto e che ritengo avrebbe offerto a Milano un importante riconoscimento internazionale) e la presentazione di un progetto sostanzialmente diverso».
Milano denigrata
L’architetto ha quindi sostenuto di aver subito un danno della «mia reputazione pubblica», ribadendo che la storia ha «danneggiato la reputazione professionale del mio studio e dei miei collaboratori».
Più in generale, infine, Boeri si è soffermato su Milano: «Stiamo assistendo a una formidabile campagna denigratoria nei confronti di una città».
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