Il conflitto tra Hamas e Israele scoppiato lo scorso 7 ottobre ha fatto emergere tutta la pericolosità degli Houthi, considerati fino a quel momento come dei semplici ribelli al soldo dell’Iran. In realtà sono molto di più, e lo ha confermato anche il ministro della Difesa Guido Crosetto nell’audizione di ieri davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato. «Sono il gruppo più organizzato, più di Hezbollah», ha detto il ministro. «Valgono dieci volte Hamas», ha aggiunto. La loro organizzazione e disponibilità di arsenale è stata dimostrata negli ultimi tre mesi di conflitto; nel mar Rosso per colpire indirettamente i paesi occidentali che sostengono Israele sono stati compiuti più di trenta attacchi (l’ultimo ieri) a danno di navi mercantili e militari, suscitando preoccupazioni internazionali e causando danni al traffico commerciale marittimo che passa dallo stretto di Bab el Mandeb e sfocia nel canale di Suez. Le tensioni nel mar Rosso sono solo l’ultimo tassello cronologico di uno scenario internazionale sempre più teso. Per il ministro ci troviamo addirittura «nel mezzo di un conflitto ibrido globale che si gioca contemporaneamente su più fronti, in Medio Oriente, nell’Indo-Pacifico e nella guerra tra Russia e Ucraina». Secondo le sue parole, l’Iran, la Corea del Nord, la Russia, «ma anche la Cina, stanno intenzionalmente conducendo un conflitto ibrido contro l’occidente», con l’obiettivo di avere un maggiore «accesso alle materie prime, alle fonti di energia, alle terre rare». E di conseguenza l’Ue si sta ritagliando uno spazio per dire la sua.

La missione

Per difendere le navi, Roma insieme a Parigi e Berlino ha avuto l’iniziativa politica di costruire una nuova missione militare a guida europea, discostandosi da quella invece guidata da Stati Uniti e Regno Unito (chiamata “Prosperity Guardian”).

La differenza tra le due missioni è sostanziale, quella europea è guidata dal principio di autodifesa, la seconda, invece, contempla attacchi anche in territorio yemenita. Se la prima, quindi, prevede una risposta al fuoco nemico, quella guidata da Washington e Londra ha l’obiettivo di colpire postazioni militari, depositi di armi e hub logistici usati dagli Houthi nel loro stesso territorio. Una distinzione non da poco.

Bruxelles ha preferito scegliere un indirizzo politico diverso, dettato dalla cautela e dalla volontà di non provocare ulteriori escalation. Manca solo l’ufficialità, che probabilmente arriverà a metà febbraio in occasione del prossimo Consiglio europeo di Difesa, dopodiché ci sarà il via libera definitivo alla missione militare Aspides. «Alcuni paesi non parteciperanno, ma nessuno si opporrà», ha garantito l’Alto rappresentate degli Affari esteri europei, Josep Borrell.

I dettagli

Durante la sua audizione, il ministro Crosetto ha fornito ulteriori dettagli su Aspides. Il quartier generale sarà a Larissa. Grecia, Italia e Francia hanno dato la loro disponibilità a guidare la missione, per Meloni sarebbe un’ottima iniziativa politica da vantare in vista delle elezioni europee. Ma c’è il rischio che sia qualcun altro a prendere le redini del comando per i primi mesi, visto che dal prossimo 8 febbraio l’Italia sarà alla guida di Atalanta, l’altra missione militare europea presente nel mar Rosso da anni. Difficile immaginare che un unico paese possa coordinare e gestire due missioni militari europee nello stesso quadrante territoriale.

Il ministero della Difesa ha già detto che ci sarà una nave italiana per 12 mesi. Attualmente è presente la fregata missilistica Martinengo, dotata anche di sistemi di difesa aerea tra i più avanzati della Marina. Crosetto ha detto che si sta valutando «anche l’invio di assetti aerei con compiti di sorveglianza e raccolta dati». Tra questi rientrerebbero anche droni da ricognizione di tipo Predator e “radar volanti” come i G550 Caew del 14mo stormo dell’Aeronautica militare. La missione, ha spiegato il ministro, «punta a creare un meccanismo di deterrenza per difendere il traffico marittimo in tutta l’area, fino a Suez. Gli assetti europei di previsto impiego per l’operazione comprenderanno, per ora, un minimo di tre unità navali, supporto intelligence e logistico, capacità di early warning aereo, protezione cyber, supporto satellitare e comunicazione strategica in supporto alla cosiddetta information warfare». Anche il Belgio e la Germania hanno fornito le loro adesioni. Ma l’auspicio è che aderiranno anche alcuni paesi arabi del golfo Persico, come l’Oman o il Bahrain.

Il nodo parlamentare

Aspides dovrebbe inglobare in qualche modo l’altra operazione militare europea chiamata Emasoh, che ha quartier generale ad Abu Dhabi. L’intento è quello di bypassare il consenso del parlamento, ma il mandato e l’area territoriale hanno dei parametri diversi da quelli in cui agisce Emasoh. Questo presuppone un passaggio, almeno per quanto riguarda l’Italia, con entrambe le camere per l’approvazione.

Lo ha detto ieri anche Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva al Senato, nel suo intervento durante l’audizione di Crosetto: «È necessario che da parte del governo ci sia il rispetto della forma e il coinvolgimento del parlamento non solo come definizione del percorso autorizzativo, ma anche come luogo di indirizzo. Le camere non possono essere escluse o semplicemente informate, come inizialmente avevano fatto intendere che sarebbe accaduto la premier Meloni e il ministro degli Esteri».

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