Venerdì 4 agosto, la Fda ha autorizzato la prima pillola contro la depressione post partum: si tratta di un antidepressivo ad azione rapida che va preso una volta al giorno per due settimane per curare un disturbo relativamente comune che colpisce negli Usa una donna su otto. Una piccola rivoluzione.

Il farmaco, che viene prodotto da due mega-compagnie biotech, entrambe con sede a Cambridge in Massachusetts – la Sage Therapeutics e la Biogen – contiene un principio attivo chiamato zuranolone, e verrà messo in commercio con il nome di Zurzuvae. Fino ad oggi per trattare la depressione post partum i medici usavano antidepressivi di vecchio tipo “off label” (ovvero fuori etichetta), cioè anche se non erano indicati esplicitamente per la sua cura. Però, un antidepressivo di vecchio tipo impiega fino a 12 settimane prima di avere effetto, mentre il Zurzuvae va somministrato una volta al giorno per 14 giorni e ha effetto immediato. Alcune delle pazienti che hanno assunto la pillola nei trial clinici hanno cominciato a sentirsi bene dopo solo due pillole delle 14 previste, asseriscono i ricercatori.

Finora, il solo farmaco approvato per la depressione post-partum era lo Zulresso, un altro medicinale creato dalla Sage che è stato approvato dalla Fda nel 2019. Essendo una molecola affine al Zurzuvae, ha lo stesso meccanismo d’azione, diverso rispetto agli antidepressivi tradizionali. Però lo Zulresso deve essere somministrato attraverso un’infusione intravenosa della durata di 60 ore, da effettuare in un ospedale sotto costante supervisione medica, e ha il costo esorbitante di 34mila dollari per paziente. Per questo, lo Zulresso è stato un totale flop commerciale.

«La depressione post partum è un disturbo grave e pericoloso per la vita sia della madre sia del neonato, nel corso della quale le donne provano tristezza e sensi di colpa, si sentono inutili, e nei casi più severi arrivano anche a pensare di far male a sé stesse e ai loro  neonati. Poiché la depressione post partum può distruggere la relazione tra la madre e il neonato, può anche avere conseguenze serie sullo sviluppo fisico ed emotivo del bambino», ha affermato la dottoressa Tiffany Farchione, direttore della divisione di psichiatria dell’Fda. «Disporre di un medicinale orale può rappresentare un’opzione benefica per molte di queste donne che devono affrontare emozioni così estreme e che mettono a repentaglio la loro vita». 

I malumori dei produttori

All’annuncio dell’approvazione da parte dell’Fda, né i rappresentanti della Sage né quelli dalla Biogen hanno rilasciato dichiarazioni, e non hanno neanche voluto svelare quanto costerà il farmaco – che sarà carissimo – perché non erano per niente felici.

Difatti, le due compagnie biotech avevano richiesto all’Fda che il loro nuovo farmaco fosse approvato sia per la cura del disturbo depressivo maggiore, una malattia molto più diffusa e per la quale ci sono già in commercio molti farmaci, ma più lenti del loro, sia per la cura della depressione post partum. Però l’Fda ha negato l’autorizzazione per la cura della depressione maggiore, con queste parole piuttosto dure: «Le due compagnie non hanno fornito prove sostanziali della sua efficacia per supportare l’approvazione del zuranolone per il trattamento del disturbo depressivo maggiore, e sono necessari uno o più studi addizionali».

Questo rifiuto ha rappresentato una grossissima battuta d’arresto per le due compagnie: se fosse stato approvato per entrambi gli usi, il farmaco avrebbe garantito incassi stellari, superiori al miliardo di dollari. La depressione post partum colpisce circa 500mila donne all’anno negli Stati Uniti, secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention, e quindi il suo è un mercato di nicchia. Invece, si stima che almeno 21 milioni di persone dai 18 anni di età in su, pari all’8 per cento di tutti gli adulti del paese, abbiano avuto almeno un episodio di depressione maggiore nell’anno precedente, secondo un rapporto del 2001 compilato dal National Institute of Mental Health.

La decisione della Fda ha fatto perdere alle due compagne una montagna di soldi. Infatti, lunedì 7 agosto, alla riapertura dei mercati, le azioni della Sage quotavano 18,71 dollari e avevano perso il 48 per cento del loro valore, che solo il venerdì prima era di 36, 10 dollari. Con uno scarno comunicato, l’azienda ha annunciato che: «Data l’esposizione dovuta ai nostri piani di sviluppo del zuranolone, al momento stiamo valutando l’allocazione delle nostre risorse, e anche lo snellimento della nostra pipeline e la riorganizzazione della nostra forza lavoro». Detto in parole semplici, visto che tutti quei soldi che pensavano di incassare non arriveranno, stiamo pensando di licenziare un bel po’ di persone.

I risultati dei trial

Forse, le aziende stesse avevano qualche dubbio sull’efficacia del loro farmaco. Difatti, mentre nei trial clinici contro la depressione avevano utilizzato una dose giornaliera di 30 mg a paziente, in quelli contro la depressione post partum avevano aumentato la dose a 50 mg, e così aveva funzionato. Lo studio pubblicato il mese scorso sull’American Journal of Psychiatry parlava chiaro: una pillola di zuranolone da 50 mg preso una volta al giorno «permette miglioramenti significativi dei sintomi depressivi ed è generalmente ben tollerata», scrivevano gli autori. Il trial clinico ha preso in esame circa 200 pazienti con una severa depressione post partum che hanno ricevuto il farmaco o un placebo per 14 giorni.

«Il trattamento con zuranolone ha provocato miglioramenti statisticamente significativi dei sintomi già dal 15esimo giorno», afferma l’articolo, il cui autore principale è la dottoressa Kristina Deligiannidis, dei Feinstein Institutes di Manhasset, nello stato di New York.

Il meccanismo

Per capire come funziona il farmaco bisogna spiegare come il nostro cervello controlla l’umore. Il nostro umore è controllato da tre tipi di neuroni, ognuno dei quali rilascia un neurotrasmettitore diverso per comunicare attraverso la sinapsi con il neurone successivo: serotonina, glutamato e GABA. La serotonina e il glutamato sono neurotrasmettitori eccitatori. Quando la serotonina – che è il neurotrasmettitore più importante in questo sistema – aumenta, migliora il nostro umore. Quando il glutamato aumenta, migliora la nostra motivazione e la nostra voglia di fare. Invece il GABA è un neurotrasmettitore inibitorio che blocca o inibisce la trasmissione nervosa e decresce la stimolazione dei neuroni.

Quando un neurone si eccita, se su di esso agisce il GABA la sua eccitazione diminuisce e così quel segnale non viene passato ad altri neuroni, e in questo modo il GABA riesce a modulare l’umore e l’ansia; in altre parole, il GABA calma il nostro sistema nervoso aiutandoci a non diventare troppo ansiosi e timorosi. I farmaci antidepressivi di vecchio tipo agiscono soprattutto sulla serotonina.

Quando deve comunicare con gli altri neuroni, il neurone dell’umore rilascia serotonina, che eccita il neurone postsinaptico, poi il neurone presinaptico la ricattura per rilasciarla di nuovo quando gli serve; e degrada la serotonina in eccesso grazie ad un enzima chiamato monoaminossidasi.

I cosiddetti inibitori del reuptake della serotonina, come il Prozac, impediscono che la serotonina venga ricatturata dal neurone presinaptico, così una maggiore quantità di serotonina rimane nella sinapsi e continua ad eccitare per più tempo i neuroni rendendoci più felici e più a lungo. Invece, gli inibitori della monoaminoossidasi, come il Trazodone, inibiscono l’enzima che degrada la serotonina, così i neuroni dispongono di una maggiore quantità del neurotrasmettitore da rilasciare, e quindi il nostro umore migliora. Però, entrambi questi farmaci impiegano settimane per dare benefici.

Invece, lo zuranolone è uno steroide sintetico derivato dell’allopregnolone – un sottoprodotto del nostro ormone progesterone che sale durante il terzo trimestre di gravidanza e crolla subito dopo la nascita del bambino – che potenzia l’effetto del GABA, e quindi aumenta il senso di calma e diminuisce i pensieri negativi. Il problema è che alla dose di 30 mg non ha effetto sulla depressione maggiore, e con una dose più alta di 50 mg cura la depressione post partum ma scatena effetti collaterali molto intensi come capogiri, sonnolenza e sedazione.

Cambierà la terapia della depressione post partum? «Solo per chi potrà permetterselo», ha commentato sconsolata la dottoressa Nancy Byatt, psichiatra dell’università del Massachussetts.

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