I brand che collaborano con Chiara Ferragni stanno via via prendendo le distanze dall’influencer, dopo la multa di un milione di euro inflitta dall’Antitrust alle sue società, per il caso Balocco, e l’indagine in corso da parte della magistratura in cui è indagata per truffa aggravata.

Il rischio è che il danno all’immagine faccia scappare gli azionisti. Prima Safilo e Coca Cola. Ora, secondo quanto risulta a Domani, Pantene e Morellato potrebbero essere i prossimi marchi ad abbandonare l’influencer. Se l’ufficio stampa di Morellato non conferma e comunica di non aver alcuna dichiarazione da rilasciare, Pantene ha preferito non rispondere né prendere una posizione dopo oltre dieci giorni di richieste di replica e sollecitazioni da parte di Domani. 

Ferragni però non si espone e l’agenzia di comunicazione Community a cui si è rivolta per tutelare la propria reputazione online e quella delle sue società, e risollevare così la propria immagine di influencer e imprenditrice, si sfila dicendo che a loro «non risulta nulla». Peccato che, alla nostra richiesta di replica su Coca Cola, il fondatore e Ceo dell’azienda Auro Palomba, contattato da Domani, avesse risposto giorni prima più o meno nello stesso modo: «No comment».

Ma Coca Cola, come ha scritto Repubblica, ha fatto un passo indietro e fermato lo spot di Ferragni previsto per fine gennaio, che sarebbe dovuto andare in onda nei giorni immediatamente precedenti a Sanremo. Sentita da Domani, la società ha riferito di aver «lavorato con Chiara in Italia nel 2023, anche per alcune riprese tenutesi lo scorso dicembre» e di non prevedere al momento l’utilizzo di questi contenuti.

Oltre all’agenzia, sono stati ingaggiati anche due studi legali, uno per gli aspetti civilistici e societari, l’altro per quelli penali. Sul caso Balocco e su quello delle uova di Pasqua Dolci Preziosi sta infatti indagando la procura di Milano. 

Salvare l’immagine

Safilo Group è stata la prima a comunicare pubblicamente l’interruzione dell’intesa per la produzione e distribuzione delle collezioni di occhiali firmati dall’influencer «a seguito di violazione di impegni contrattuali assunti dalla titolare del marchio». Ma con Pantene verrebbe meno un accordo di lungo periodo.

Per l’azienda di shampoo, Ferragni è una storica brand ambassador. Protagonista di campagne pubblicitarie, ha firmato collezioni di prodotti con il suo marchio e con Moschino. Una linea presentata con Jeremy Scott, il direttore creativo della maison, con cui ha anche lanciato due edizioni del progetto “Forti Insieme”, a sostegno dell’imprenditoria femminile e delle start up. «Chi, se non figure come me, e come brand Pantene, ad alta visibilità, può fare qualcosa di concreto per gli altri, per il presente? Questa edizione di Forti Insieme punta a premiare realtà ad alto impatto sociale», aveva detto l’influencer all’evento di lancio.

A Domani risulta inoltre che ci sarebbe la volontà di Morellato di interrompere l’accordo di licenza che è stato sottoscritto nel giugno 2021. Sembrerebbe però che le società dell’influencer stiano resistendo per evitare l’interruzione della collaborazione, perché l’azienda veneta produce e distribuisce gioielli e orologi a marchio Chiara Ferragni. Una collezione che è arrivata nei negozi a ottobre 2021.

Le altre collaborazioni

Sono molte le aziende italiane e internazionali con cui l’influencer ha accordi come testimonial o come partner, e il rischio è che diventi un domino e una dopo l’altra si ritirino dalle intese. Oltre ai marchi che hanno deciso di abbandonare l’imprenditrice, le sue società hanno firmato importanti contratti di collaborazione con grandi brand, di abbigliamento e calzature, cosmesi, gioielli e altri prodotti, tutti da salvare: tra questi, Nespresso, Arval, Pigna, Nanan e il gruppo Tod’s, in cui Ferragni è nel consiglio di amministrazione.

Il danno all’immagine subito dall’imprenditrice è alto, considerando che migliaia di follower stanno lasciando il suo profilo. Secondo i dati di notjustanalytics, il profilo Instagram ha perso dall’11 dicembre al 9 gennaio, circa un mese 220.834 follower. Un numero comunque esiguo se si tiene conto del totale di oltre 22,5 milioni, ma che mostra un’inversione di tendenza iniziata con la decisione dell’Antitrust.

L’inchiesta di Milano

Intanto stanno proseguendo le indagini del pm di Milano sul pandoro-gate, in cui sono indagate per il reato di truffa con l’aggravante della minorata difesa Ferragni e l’amministratrice delegata Alessandra Balocco, che ha dichiarato l’apertura del gruppo a collaborare con l’autorità, «certi che emergerà la nostra assoluta buona fede», ha fatto sapere la società. La documentazione acquisita nella sede di Balocco porterà a capire i dirigenti delle società che si sono occupati del progetto del “Pandoro Pink Christmas”, e che dovranno essere sentiti come testi. 

Il Codacons invece, coordinamento delle associazioni a tutela dei consumatori, ha lanciato una class action «per conto di tutte le parti lese dai presunti illeciti per cui indaga la magistratura» con l’obiettivo di «far ottenere rimborsi complessivi per 1,65 milioni di euro agli acquirenti» del pandoro, oltre 290mila nel 2022.

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