- Ci sono state «stragi – ha ricordato di recente il presidente Sergio Mattarella – talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa».
- Alla luce di tutto ciò c’è da chiedersi se non sia lecito guardare a tutto quello che è accaduto in questi decenni, da piazza Fontana in poi, con un’ottica nuova.
- Tra strategia della tensione e strategia mafiosa non c’è una separazione così netta, c’è invece un filo che lega alcune vicende e che mette in continuità la strategia della tensione con le sue stragi e lo stragismo mafioso.
Ho trovato, conservato nell’Archivio centrale dello stato a Roma, uno scritto del 27 ottobre 1993 di Piero Luigi Vigna, all’epoca procuratore della Repubblica di Firenze su Stragi vecchie e nuove – questo era il titolo. Si andava dalla strage di piazza Fontana a Milano del 12 dicembre 1969 e si arrivava al 1992, stragi di Capaci e di via D’Amelio, e al 1993 con epicentro Roma, Firenze, Milano. Tutte stragi con un numero elevato di morti; ma ci sono state altre tentate stragi che dall’aprile



