La Svezia è l’unico paese in Europa dove le persone positive al Covid-19 non sono obbligate a mettersi in quarantena. La raccomandazione ufficiale sul sito dell’Agenzia della salute dice che «in caso di conferma di contagio dovreste stare a casa per almeno sette giorni». Alla domanda se la raccomandazione dell’agenzia è da considerare obbligatoria, il sito risponde: «Sì e no».

Questo passaggio riassume l’approccio svedese alla pandemia di Covid-19. Da un lato, l’assenza di quasi qualsiasi imposizione ai cittadini, che ha reso il paese l’idolo dei libertari. Dall’altro, una generosa dose di ambiguità, caos e disordine. Oggi la Svezia è il paese del nord Europa più colpito dal Covid-19 e uno dei più colpiti dell’intero continente.

Il metodo svedese

Su consiglio delle influenti autorità sanitarie pubbliche, il governo svedese non ha mai messo in atto lockdown, né pesanti né leggeri. Non ha chiuso negozi, bar o ristoranti (nonostante questi ultimi siano uno dei più probabili luoghi di contagio) e non ha proibito gli spostamenti. In Svezia indossare la mascherina non solo non è obbligatorio, ma è addirittura sconsigliato al di fuori degli ospedali. Singoli medici che davano consigli opposti ai loro pazienti hanno ricevuto lettere di rimprovero e alcuni sono stati licenziati.

I risultati di questa strategia oggi appaiono disastrosi. Da giorni la Svezia ha il tasso di ospedalizzazione che cresce alla velocità più alta d’Europa e il sesto tasso di decessi più alto del continente, cinque volte quello della vicina Danimarca e dieci volte quello di Norvegia e Finlandia, tutti paesi che hanno adottato lockdown più stringenti. L’economia della Svezia è andata meglio se paragonata a quelle di Francia, Italia e Spagna, ma il Pil svedese è comunque calato di più di quello dei suoi vicini nordici.

L’epidemiologo rockstar

La mente dietro questa strategia è Anders Tegnell, il 64enne capo epidemiologo dell’Agenzia della salute svedese. Membro dell’Accademia reale di Svezia, Tegnell ha condotto campagne di vaccinazioni in Laos, ha combattuto ebola in Zaire ed è un riconosciuto esperto di pandemie e malattie infettive. Fin da marzo, quando la pandemia è arrivata nel paese, Tegnell sosteneva che la lotta al Covid-19 non sarebbe stata uno «sprint, ma una maratona». Secondo Tegnell, le misure drastiche erano inutili, poiché nessun paese sarebbe stato in grado di mantenerle in vigore a lungo. Meglio quindi adottare un tocco più leggero, raccomandare e consigliare piuttosto che imporre.

Gli svedesi si sono presto innamorati di questo medico alto, dagli occhiali rotondi e i modi sicuri. Per molti, la sua fermezza di fronte alle critiche che piovevano da tutto il mondo è diventa il simbolo di un paese saldo nelle sue idee di fronte a un mondo che si è fatto prendere dal panico. La sua popolarità è schizzata alle stelle e oggi ha un tasso di approvazione superiore a quello di tutti i membri del governo. Ad aprile, il Financial Times raccontava di svedesi che si facevano tatuare la sua faccia.

Le critiche

Ma non tutti nel paese sono concordi con la strategia di Tegnell. Quest’estate, 22 scienziati svedesi hanno firmato una lettera estremamente critica del suo operato. Altri lo hanno attaccato per aver promesso che la sua strategia avrebbe evitato una seconda ondata e per aver assicurato che in autunno la Svezia si sarebbe trovata in una situazione molto migliore dei suoi vicini. Il partito di destra radicale Democratici svedesi ha chiesto le sue dimissioni a causa dell’elevato numero di morti nelle case di cura per anziani. A ottobre, quasi il 45 per cento dei seimila decessi registrati è avvenuto tra gli anziani ospiti delle strutture di cura, rimaste aperte alle visite per gran parte dell’emergenza.

In proporzione agli abitanti, la Svezia fa meno tamponi di tutti i suoi vicini, poco meno persino dell’Italia. Il tracciamento dei contatti, ritenuto ovunque uno degli elementi chiave per fermare il contagio, sostanzialmente non è mai partito. Le autorità sanitarie richiedono regolarmente alle persone positive di avvertire da sole i loro contatti stretti.

La situazione potrebbe stabilizzarsi nei prossimi giorni, come sta avvenendo nel resto d’Europa, ma visto il ritardo con cui la seconda ondata è iniziata nel paese, è possibile che continui a peggiorare ancora. Oggi, il tasso di positività dei tamponi a livello nazionale è pari al 10 per cento, piuttosto basso paragonato ad esempio al 16 per cento italiano, ma nella capitale Stoccolma è ormai al 20 per cento.

Le nuove misure

Di fronte all’inaspettata forza della seconda ondata, l’impopolare governo di centrosinistra ha deciso la scorsa settimana di approvare nuove misure di contenimento, come il divieto di vendita di alcolici in bar e ristoranti a partire dalle 22. Il primo ministro socialdemocratico, Stefan Löfven, ha detto che «l’infezione si diffonde rapidamente. La situazione è seria». Löfven si trova da giorni in autoisolamento dopo che una persona a lui vicina è stata a contatto con una persona infetta dal virus. Ma differenza delle raccomandazioni ufficiali, Löfven ha adottato un atteggiamento estremamente prudente: in nessun paese è raccomandato l’isolamento per i contatti di chi ha avuto contatti con un paziente positivo.

 

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