Contrabbando, autoriciclaggio ed evasione delle imposte. Sono le accuse che hanno portato a giudizio Lanfranco Cirillo, L’architetto di Putin e degli oligarchi. Il processo è iniziato il 23 febbraio davanti al tribunale di Brescia, ma l’imputato è latitante a Mosca.

Cirillo vive in un appartamento di un palazzo che guarda il Cremlino e la neve che copre la capitale russa. La temperatura segna meno 16 gradi. Pochi giorni fa la Corte di cassazione ha dissequestrato i beni che erano stati messi sotto sigillo dal valore di 141 milioni di euro, ma intanto è inseguito da un mandato di cattura internazionale.

Conosce e ha lavorato per i più importanti miliardari russi, vanta rapporti con il patriarca Kirill, ma anche con le alte sfere vaticane.  

«Si è creato un terreno sfavorevole, in Italia tutto quello che è russo è il diavolo, in questo momento non solo sono ricercato in Italia, ma sulla mia testa pende un mandato di cattura internazionale, una red notice dell’Interpol, il massimo della pericolosità come un grande mafioso o un terrorista. Ci sono Totò Riina, Bin Laden, Matteo Messina Denaro e Lanfranco Cirillo, purtroppo è così», dice.

Racconta di non avere più il passaporto perché gli hanno ritirato il documento e che la procura italiana non ha chiesto l’estradizione al governo russo.

«I miei guai sono iniziati quando si è diffuso il dossier firmato da Navalny (Aleksej Navalny è il grande oppositore di Putin), la guerra ha fatto il resto», racconta Cirillo.

L’archittetto dei magnati

Cirillo si definisce un ambasciatore del made in Italy nell’amata Russia da quando a metà anni novanta è arrivato nel paese. «Io ho cambiato lo stile di vita di questi miliardari. Nel 1993 bevevano vodka, ora sono a un altro livello sociale e culturale», dice. 

È diventato l’architetto più in vista in Russia. Ha curato e intrattenuto relazioni con magnati, alti prelati, ha incontrato Vladimir Putin in occasioni pubbliche e poi ha progettato, con un compenso da 30 milioni di euro, un faraonico centro residenziale sul Mar Nero, e qui, come sostiene lui, iniziano i suoi guai internazionali che precedono l’indagine giudiziaria della procura bresciana, che ha spiccato il mandato di arresto internazionale. 

Secondo quel dossier, diffuso dal principale leader di opposizione a Putin, Cirillo avrebbe avuto in regalo una villa da Putin per tacere, visto che quel resort sarebbe stato costruito con fondi neri: «Io ho avuto un contratto per l’ideazione di quel resort e mi ha pagato una società che appartiene a un miliardario giordano. Questa cosa di Navalny mi ha rovinato la vita, sono diventato il diavolo anche per l’Italia. Bisogna capire chi è Navalny, lui ha precedenti penali per truffa e bancarotta e aveva problemi con la giustizia e oggi è in carcere», dice.

Per Cirillo l’oppositore «è uno che si limita a dire che tutti rubano, tranne lui.  Se si presentasse alle elezioni non prenderebbe niente. Comunque io ho due appartamenti sul mar Nero, ma li ho comprati, nessuno mi ha regalato niente».

Per chiarire l’inconsistenza delle accuse la butta sulla modestia, «io ho quattro case in costa Smeralda, ho proprietà immobiliari ovunque, mi hanno sequestrato beni per 141 milioni di euro, secondo lei mi faccio comprare per una casetta sul mar Nero?», si difende. L’architetto ricorda bene le sue vacanze in Italia con i miliardari russi, «allora ero un eroe, il governo italiano mi adorava, poi è arrivato Navalny e sono diventato un demonio».

La guerra di Cirillo

La procura di Brescia lo accusa di aver evaso le imposte in Italia fingendo una falsa residenza in Russia, di aver utilizzato una rete di teste di legno, di aver, attraverso bonifici e trasferimenti di denaro, commesso il reato di autoriciclaggio, ma anche di aver utilizzato un elicottero senza pagare l’Iva e gli obblighi doganali. 

«Nell’Italia che lascia campo libero agli evasori non ho mai visto questa ostinazione investigativa. Sull’evasione delle tasse ha pagato le imposte in Russia, il tredici per cento, ed era nel nostro paese perché si occupava della figlia colpita da un tumore, morta nel 2019. L’Iva sull’elicottero è stata pagata in Spagna, gli continuano a contestare un ritardo nel pagamento», dice Antonio Ingroia, ex pm e consulente legale di Cirillo.  

Cirillo parla dell’invasione della Russia in Ucraina come di «una guerra civile, ogni conflitto è abominevole, ma le colpe sono da entrambe le parti», di Putin come di «un uomo che ama il suo popolo e che fa gli interessi della sua gente» e di una sensazione che Kiev sia «un nuovo muro tra due mondi, come quello di Berlino».

Sulla possibilità di un colpo di stato in Russia, di un cambio al potere, Cirillo parla di disinformazione e di un presidente che gode di ampio sostegno perché mentre all’inizio le persone non capivano l’invasione, adesso sono entrate «nell’ottica di una guerra esistenziale».

Ma la Russia è un regime dittatoriale, le libertà sono annichilite? «Io posso dire la parola guerra senza problemi, non vado mica in prigione. La libertà in assoluto non esiste da nessuna parte, così come la democrazia ideale. Comunque c’è la sensazione che l’Italia, la Germania e gli altri paesi abbiamo leader di passaggio, alla testa della piovra ci sono inglesi e americani».

La guerra non avrebbe avuto neanche un effetto sull’economia in Russia, «mi sono incontrato con il presidente di una grande azienda privata russa e dice che non hanno mai fatto tanto business come lo scorso anno. Mi diceva che vendono in India, Cina e che gli Emirati Arabi Uniti stanno comprando petrolio dalla Russia e poi rivendono, con la maggiorazione, in Europa», dice Cirillo. 

Nel 2017 le reliquie di San Nicola sono state trasferite a Mosca, quattro milioni di persone le hanno visitate, e anche in questa storia spunta lui. «Ho interloquito con il Santo padre per portare le spoglie del santo a Mosca, parlai con papa Francesco, gli ho regalato un’icona del settecento di San Nicola, ho amici influenti nelle due chiese e il dialogo sotterraneo continua, secondo me un incontro tra i due, il patriarca Kirill e Papa Francesco, sarebbe importante. Nell’aprile scorso era già stato organizzato, ma poi è saltato».

Diplomatico, ricco e amico dei potenti, ma ora Cirillo è un latitante, ricercato come un criminale di rango. «Chiarirò tutto e dimostrerò la mia innocenza, ho fiducia nella giustizia». 

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