Santi aveva avuto il via libera dalla sua Asl di riferimento il mese scorso dopo due anni e mezzo dalla sua richiesta per l’accesso al suicidio assistito e un lungo percorso giudiziario. Il marito: «Dopo anni di progressione di malattia e dopo l'ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili»
La giornalista Laura Santi è morta all’età di 50 anni a casa sua dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale. Santi era affetta da anni da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla e ha scelto il suicidio assistito. A darne notizia è l’associazione Luca Coscioni, della quale la giornalista ne è stata anche attivista e consigliera regionale.
Santi aveva avuto il via libera dalla sua Asl il mese scorso dopo due anni e mezzo dalla sua richiesta per l’accesso al suicidio assistito e un lungo percorso giudiziario. Il farmaco e la strumentazione necessaria sono stati forniti dall'azienda sanitaria, mentre il personale medico e infermieristico che l’ha assistita nella procedura è stato attivato su base volontaria.
«Dopo anni di progressione di malattia e dopo l'ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili», ha detto il marito.
La lettera
«Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l'ingerenza cronica del Vaticano, l'incompetenza della politica», si legge in un passaggio della lettera che Laura Santi ha affidato all’associazione Luca Coscioni. «Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari», prosegue la lettera.
«La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro», ha detto Santi.
«Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall'inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi» ha scritto.
«Sì, questo ve lo chiedo, ricordatemi. E nel ricordarmi - ha proseguito - non vi stancate mai di combattere. Vi prego, non vi rassegnate mai. Lo so, lo so che lo fate già, però non vi rassegnate mai. Non vi stancate mai, anche quando le battaglie sembrano veramente invincibili».
Il percorso giudiziario
Per anni Laura Santi ha affrontato un lungo iter giudiziario, civile e penale, per vedere riconosciuto il diritto ad accedere al suicidio medicalmente assistito. Dopo tre anni dalla richiesta iniziale alla Asl, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo nei confronti dell'azienda sanitaria, ha ottenuto nel novembre del 2024 una relazione medica che attestava come avesse tutti i requisiti per accedere al suicidio assistito stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale.
Il mese scorso è arrivata la conferma dal collegio medico di esperti e del comitato etico sul protocollo farmacologico e delle modalità di assunzione.
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